• Unisciti ai 251403 iscritti

    Acquisizione delle abilità linguistiche del bambino tra natura e ambiente

    Tanti genitori si preoccupano per i loro figli ponendosi svariate domande concernenti lo sviluppo psicofisico dei loro piccoli, e per ciò che concerne le abilità linguistiche.
    Alcuni di essi capiscono fin da subito che il loro bimbo ha dei problemi, per cui subentrano stati di angoscia e ansia cercando così delle rassicurazioni consultando diverse figure professionali tra cui il pediatra, il neuropsichiatra infantile, il logopedista, lo psicoterapeuta.

    Il linguaggio è una forma di interazione sociale e dipende da una serie di fattori che incidono sulla condotta umana.
    La cattiva relazione del bambino con l’ambiente esterno è sufficiente a ritardare il suo sviluppo del linguaggio, con la possibilità di ulteriori peggioramenti causati per esempio da iperprotezione o ipoprotezione
    È possibile che nel corso dello sviluppo il piccolo manifesti difficoltà in una o più aree del linguaggio, tali problemi possono essere legati a disturbi neurologici, a deficit sensoriali o al mancato sviluppo nell’area delle relazioni sociali.
    I bambini possono presentare anche un disturbo specifico del linguaggio legato a difficoltà nell’area della comprensione o in quella della produzione.

    Riconosciamo il disturbo dell’espressione del linguaggio, una difficoltà nel linguaggio espressivo che compromette i risultati scolastici e, in genere una sintomatologia che comporta un vocabolario ridotto, un linguaggio limitato da un punto di vista quantitativo con frasi corte; difficoltà di apprendimento di nuovi vocaboli; errori sul piano lessicale; uso di strutture grammaticali semplici; omissioni di parti importanti della frase; errori di coniugazioni di verbi.
    Il linguaggio è una abilità che si acquisisce in un momento preciso dell’evoluzione neuropsichica, di conseguenza è necessario uno sviluppo adeguato del sistema nervoso centrale e un ambiente che permetta l’insorgere delle manifestazioni comprensive, espressive e di interiorizzazione.

    Quando ci si trova di fronte a un ritardo di maturazione sia esso di natura psicologica, neurologica o psiconeurologica può verificarsi un ritardo nella comparsa del linguaggio.
    Normalmente si inizia a parlare entro i 18 mesi, ma il bambino che non comincia entro i tre anni, riuscendo però a compensare il linguaggio in forma spontanea o con aiuto, potrà non presentare differenze rispetto ai coetanei in un’età più avanzata, pur non avendo seguito uno sviluppo normale.
    Questo è definito ritardo semplice e può essere causa di disturbi funzionali o a carattere organico seppur lievi nella maturità.

    Durante la fase relativa alla comparsa del linguaggio si possono notare disturbi a predominio psicologico (nevrosi, psicosi), disturbi a predominio neurologico che colpiscono zone della corteccia connesse al linguaggio afasia o anartia infantile oppure lesioni subcorticali che danno origine a gravi disturbi nell’acquisizione del linguaggio parlato o di origine psiconeurologica, alcuni di carattere sensoriale, sordità e altri di matrice intellettiva  come ritardo mentale o genetica come errori genetici del metabolismo dovuti a disturbi proteici dei lipidi o carboidrati.

    Molte volte si rischia di attendere fino a 3 anni per essere sicuri che il bambino non parli, trascurando un tempo prezioso ai fini di intervenire su ritardi per cui sarebbe necessaria una rieducazione specialistica immediata.

    Tutte le altre cause, con eccezione parziale della sordità periferica, sono problemi psicologici e/o neurologici rilevanti.
    Il caso della sordità periferica è contemplato perché questo disturbo non altera di per sé il linguaggio, ma richiede un intervento basato su uno sviluppo culturale dell’ambiente che permetta di effettuare il recupero della competenza attraverso tecniche appropriate.

    Se si desidera fare una classificazione dei problemi relativi al linguaggio infantile è possibile, parlare di disturbi nell’integrazione del linguaggio e disturbi del linguaggio già organizzato.
    Tutti questi fattori possono far sì che il bambino non inizi a parlare in tempi considerati normali.
    Passando al linguaggio che possiede già un’organizzazione elementare va considerato che anche in questa fase possono manifestare diverse connotazioni tra le quali possiamo ritrovare balbuzie, dislessia, dislalia, disartria, disprassia, disfagia.

    Esse si presentano con la manifestazione linguistica tipica predominante, oppure in forma complessa sotto forma di sindrome multipla.
    Ciascuna di queste patologie può essere associata a disturbi emotivi e neurovegetativi, che migliorano quando l’integrazione e l’organizzazione del linguaggio raggiungono una maggiore maturità.
    A volte possono presentarsi dei periodi  in cui si verifica un peggioramento con disturbi di origine affettivo-emotiva.

    Il deficit della capacità di comprendere, elaborare e produrre messaggi linguistici (afasia),è uno dei disturbi più evidenti e più invalidanti conseguente a lesioni cerebrali.
    I pazienti afasici mostrano difficoltà sia nell’esprimersi oralmente sia nel comprendere i messaggi verbali uditi, sia nell’elaborare il linguaggio scritto.
    Il corretto sviluppo della funzione linguistica dipende, nella sua fase iniziale dall’evoluzione motoria del bambino.
    Una forma di espressione esplicitata con il linguaggio è costituita dal gesto.
    Il linguaggio gestuale precede e accompagna quello verbale e articolato; quindi, sia nei  movimenti espressivi facciali che in quelli delle braccia e delle mani, esiste già un contenuto comunicativo che si avvicina molto al linguaggio propriamente inteso.

    Il bambino parte dalla nozione del proprio corpo per acquisire successivamente la proiezione verso lo spazio; durante il percorso psicoterapeutico bisogna coinvolgerlo, renderlo partecipe, occorre che ci si rapporti a lui, bisogna entrare nel suo  mondo fatto di azioni, di pensieri, di sensazioni  e di idee.
    Il fare con il bambino diventa inevitabilmente agito tramite il gioco, i suoi simboli e i suoi significati.
    Migliorando il movimento e le possibilità del controllo volontario sulla motricità migliora significativamente la psiche della persona e aumentano le possibilità di comunicazione.

    Per poter parlare egli deve sentire la necessità di farlo, spinto non solo dal desiderio di comunicazione alla quale volendo può arrivare anche in modo gestuale, ma basandosi sulla esigenza di sentirsi compreso nelle sue necessità e nei suoi desideri.
    Nonostante ciò, per avere la spinta necessaria deve trovarsi in un ambiente psicologicamente adeguato che lo supporti in questa fase di evoluzione; ancora meglio se durante le sedute di psicoterapia è coinvolta anche la famiglia.

    Il piccolo attraverso le esperienze può raggiungere livelli inattesi.
    Ciò che si tenta di fare è permettere al bambino di crearsi gradualmente una rappresentazione singola o in sequenza linguistica verbale o non verbale ciò che ha visto fare o che ha agito direttamente.

    Costruire un sistema di frasi e significati condivisi permette al bambino di aprirsi a una comunicazione verso l’esterno e di elaborare maggiormente, rafforzare e ampliare nei suoi vari aspetti il linguaggio verbale già presente.

    Bibliografia

    Dario Grossi, Luigi Trojano Lineamenti di neuropsicologia clinica,  casa ed Carocci, Roma
    Enrica Mariani, Luigi Marotta,  Manuela Pieretti Presa in carico e intervento nei disturbi dello sviluppo,  casa ed Erickson  Trento, 2009
    José Jorge Chade, Il linguaggio del bambino. Lo sviluppo, le difficoltà, gli interventi. Casa editrice Erickson, 2011
    M. Malagoli Togliatti, Umberta Telfner  Dall’individuo al sistema. Manuale di psicoterapia relazionale. Bollati Boringhieri, Torino 1991
    PDM Manuale Diagnostico Psicodinamico, Raffaello Cortina Editore, 2008

    Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.

    Aree riservate agli abbonati di liberamente