Cos'è l'ADHD
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) è caratterizzato da un livello di attenzione scarso, inadeguato per lo sviluppo, o da aspetti di iperattività e impulsività inappropriati all’età, o da entrambi.
Si tratta di bambini con alti livelli di attivazione, i quali non possono stare fermi, sono irrequieti e impulsivi, parlano incessantemente e spesso ad alta voce.
Per porre diagnosi di ADHD il disturbo deve essere presente per almeno sei mesi – e in almeno due contesti di vita (scuola e famiglia) – e causare compromissione delle prestazioni scolastiche e sociali. Alcuni sintomi, inoltre, devono manifestarsi prima dei 12 anni.
Il DSM-V, elenca tre manifestazioni di ADHD:
- manifestazione con disattenzione predominante;
- manifestazione con iperattività-impulsività predominanti;
- manifestazione di tipo combinato.
Così, un bambino può essere inquadrato in un disturbo caratterizzato da soli sintomi di disattenzione o da sintomi di iperattività e impulsività ma senza disattenzione.
Epidemiologia
L'ADHD è molto più frequente nei maschi che nelle femmine con un rapporto che varia tra il 4:1 e il 9:1 nei diversi studi.
Solitamente si considera che il 3-5% della popolazione in età prescolare presenti ADHD.
Un bambino con ADHD ha il 40% di possibilità che uno dei suoi genitori abbia il suo stesso disturbo. Benché l’esordio avvenga di solito entro i 3 anni, la diagnosi non viene generalmente posta finché il bambino non va a scuola e viene richiesto un livello di attenzione e concentrazione appropriato per il grado di sviluppo.
Eziologia
La maggior parte dei bambini con ADHD non mostra segni di danno cerebrale e la mancanza di una base neurofisiologica e neurochimica specifica del disturbo suggerisce una causa multifattoriale.
Ci sono molte malattie che possono causare sintomi dell’ADHD, come ad esempio: malattie della tiroide; anemia; avvelenamento da piombo; disturbi del sonno; abuso di sostanze; epilessia.
Altri fattori che sembrano associati all’ADHD includono: nascita prematura, basso peso alla nascita ed esposizione a fumo e alcol durante i mesi di gravidanza.
Al momento le ipotesi eziologiche maggiormente accreditate sono quella genetica, quella dell’ipofunzionamento dei lobi frontali e l’ipotesi psicosociale.
Decorso
Il disturbo viene solitamente diagnosticato durante le scuole primarie e nei casi eccezionali durante le scuole dell’infanzia.
Fino agli anni Settanta, i clinici condividevano l’opinione che il disturbo presente durante l’infanzia sarebbe scomparso in adolescenza con la maturazione delle funzioni cerebrali. In realtà, circa la metà dei soggetti continua a mostrarne i sintomi cardine, accompagnati spesso da problemi a livello personale e interpersonale.
Il disturbo è relativamente stabile durante la prima adolescenza e i sintomi si attenuano durante la tarda adolescenza e l’età adulta. L’iperattività è il primo sintomo a recedere mentre la distraibilità è l’ultimo.
La maggioranza dei pazienti con ADHD è vulnerabile al disturbo antisociale di personalità, ai disturbi dell’umore, a un disturbo correlato a sostanze, soprattutto quando i sintomi persistono nell’adolescenza.
Nel 15-20 % dei casi, i sintomi di ADHD persistono nell’età adulta, ci può essere una riduzione dell’iperattività ma i soggetti restano impulsivi e proni agli incidenti.
Il decorso dell'ADHD può essere schematizzato come segue:
- Caratteristiche dell'ADHD in età prescolare: marcata iperattività, sonno discontinuo e agitato, aggressività e litigiosità, frequenti scoppi d'ira, oppositività, scarsa percezione del pericolo con presenza di frequenti incidenti.
- Caratteristiche dell'ADHD in età scolare: evidente disattenzione, impulsività e iperattività, tendenza a evitare compiti complessi e lunghi, difficoltà scolastiche, comportamenti aggressivi e provocatori, senso di inadeguatezza e scarsa fiducia nelle proprie capacità, relazioni sociali difficili.
- Caratteristiche dell'ADHD in adolescenza: evidente disattenzione, carente capacità di organizzazione e pianificazione, riduzione dell'iperattività, abuso di sostanze, problemi emotivi, comportamento aggressivo.
- Caratteristiche dell'ADHD in età adulta: scarso successo lavorativo, difficoltà di inserimento sociale, comportamento antisociale e delinquenza.
Diagnosi
Il processo diagnostico dell'ADHD può essere schematizzato nelle seguenti fasi:
- raccolta di informazioni da fonti multiple (genitori, insegnanti, educatori) utilizzando interviste semistrutturate e/o questionari standardizzati sui diversi aspetti del comportamento e del funzionamento sociale del bambino;
- intervista al bambino stesso, per indagare il livello di consapevolezza delle proprie difficoltà e i vissuti ad esso associati.
È opportuno effettuare una valutazione neuropsicologica e, possibilmente, una valutazione degli apprendimenti per ottenere conferme per la diagnosi, delineare il profilo funzionale, effettuare una diagnosi differenziale per i disturbi di tipo cognitivo o neuropsicologico e creare le premesse per programmare un eventuale intervento di potenziamento cognitivo.
La valutazione neuropsicologica di solito include una valutazione del funzionamento intellettivo, delle varie componenti dell'attenzione e delle funzioni esecutive.
Trattamento
Gli obiettivi del trattamento dell'ADHD sono descrivibili su tre livelli:
- obiettivi di tipo cognitivo: quali processi devo aumentare?
- Obiettivi nell'area delle emozioni: devo accrescere la sua autostima? Devo fare in modo che il bambino reagisca meglio agli insuccessi?
- Obiettivi nell'area dei comportamenti: devo aumentare il livello di autocontrollo del bambino?
Dopo l'attuazione dell'intervento, diventa importante passare alla fase del monitoraggio, ovvero al momento del controllo dei risultati, da effettuare con l'ausilio di strumenti testologici e con l'osservazione qualitativa.
Bibliografia
Viola D. (2011), Disturbi dell'attenzione. Sopravvivere all'ADHD, Libreria Universitaria Edizioni, Padova