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    Adhd, sindrome da iperattività: ora la «trova» un avatar computerizzato

    Nonostante i criteri diagnostici definiti dal DSM, il manuale delle malattie mentali,  bibbia degli psichiatri di tutto il mondo, la diagnosi di ADHD, il disturbo da deficit dell’attenzione e da iperattività, è ancora gravata, soprattutto nel bambino, da frequenti errori. Ciò può portare a errati trattamenti con effetti collaterali a carico del cervello che potrebbero avere pesanti ricadute in là negli anni.
    LO STUDIO – Al di là dei tentativi di miglioramento della diagnosi clinica (ad es. l’American Academy of Pediatrics ha appena diffuso nuove linee guida dirette ai medici di famiglia per una precoce individuazione del disturbo in bambini fra 4 e 18 anni), sono stati fatti molti tentativi per individuare una tecnica strumentale che potesse aiutare il medico: l’elettroencefalografia,  la tomografia assiale computerizzata (TAC) o la risonanza magnetica con tensore di diffusione (in sigla DTI, da diffusion tensor imaging),  ma nessuna si è finora dimostrata davvero utile e soprattutto indicata a un facile utilizzo di routine a bassi costi. I neuropsichiatri infantili dell’università di Digione (Francia) hanno usato in 112 bambini (metà sani e metà affetti) uno scan elettro-interstiziale (in sigla EIS,), strumento portatile che usa la tecnologia della bioimpedenza.
    UN ESAME NON INVASIVO – Questo esame non è invasivo, costa poco ed è facilmente utilizzabile di routine, offrendo la possibilità di monitorare in maniera obiettiva l’andamento del quadro clinico, anche in risposta ai trattamenti. Inoltre consente di confermare la diagnosi clinica di ADHD con una specificità del 98% e una sensibilità dell’80%. Nello studio, pubblicato su Psychology Research & Behaviour Management, gli autori tengono a precisare che questo esame non può da solo diventare l’unico marker diagnostico di ADHD, ma se questi risultati saranno confermati, diventerà certamente quell’ausilio pratico che finora era sempre mancato nella diagnosi clinica. D’altro canto, anche se questa metodica è stata impiegata per la prima volta in questa malattia, ha alle spalle anni di utilizzo nella diagnosi di altre patologie, da quelle cardiache a quelle neurologiche e metaboliche.
    BIOIMPEDENZA – Si basa sul principio della bioimpedenza, cioè della conducibilità di minimi flussi di  corrente attraverso i tessuti corporei, lo stesso usato dall’elettrocardiogramma e dall’elettroencefalogramma, ma in questo caso invece di un semplice tracciato i dati sono elaborati da un computer che li trasforma in immagini. Il tempo impiegato ad attraversare ogni organo e le modalità di attraversamento sono caratteristici per ognuno di essi e anche la più piccola alterazione determina un cambiamento rilevato dal computer il quale, basandosi su queste variazioni, può ricostruire virtualmente l’alterazione che le ha provocate. L’EIS dispone al suo interno del modello di un corpo virtuale umano, un avatar di base su cui adattare le alterazioni rilevate e ciò gli consente di conformare il suo modello virtuale ai dati ricavati, ottenendo un’immagine perfettamente fedele dell’organo reale. L’esame completo non dura più di 5 minuti.
    TUTTO IN UNA VALIGETTA – L’intero armamentario sta in una valigetta che contiene un computer laptop, uno schermo, due placchette da applicare sulla fronte del paziente e quattro placchette piatte in rame, oltre ovviamente ai fili che collegano tutte le componenti fra loro.  Il paziente si siede davanti al medico, con due placchette sul tavolo su cui appoggiare le mani aperte e altre due per terra su cui poggiare i piedi. Quando sulla fronte gli vengono applicate due placchette del tutto simili a quelle di un normale elettroencefalogramma, il circuito elettrico è pronto. Sullo schermo del computer il medico vede subito comparire nella metà sinistra l’avatar con gli organi interni conformati a quelli del paziente, diversamente colorati a seconda del loro stato di salute. A destra compaiono invece una serie di indici, ognuno corrispondente a un organo, che variano in altezza e colore a seconda delle condizioni dell’organo cui si riferiscono.
    NESSUN DOLORE – Il paziente non prova alcun dolore, l’esame non è invasivo e il medico ne ricava una visione completa della sua situazione interna, ottenendo fra l’altro i corrispondenti indici numerici che può salvare e poi stampare un po’ come quando si fa l’esame del sangue…. Se interessa un particolare organo, ad esempio il fegato, l’EIS può essere programmato per mettere in primo piano solo quello e così il medico vedrà solo il fegato dell’avatar,  diversamente colorato a seconda del suo stato di salute. Lo stesso accade per il cervello e i ricercatori francesi hanno verificato che nei bambini affetti da ADHD c’è una conduttività elettrica diversa fra corteccia frontale destra e sinistra: i due emisferi appaiono infatti colorati diversamente, mentre nei bambini normali ciò non accade. Probabilmente c’è una minima riduzione dell’attività di queste regioni che solo l’EIS riesce a percepire.
    DIAGNOSI PRECOCE -D’altro canto alcuni studi di brain imaging avevano indicato un’alterazione del flusso sanguigno di quest’area e ciò avviene quando le cellule nervose lavorano di meno. Per essere sicuri dei risultati i neuropsichiatri di Digione hanno fatto anche una controprova usando prima una corrente che andava da destra a sinistra e poi da sinistra a destra: le alterazioni di conduttività non sono cambiate. Il principale vantaggio di questa metodica sarà una diagnosi precoce seguita da un rapido trattamento e in secondo luogo la possibilità di una valutazione diretta e continua degli effetti di tale trattamento, allontanando così molti dei problemi sempre incontrati in questa malattia. Finora comunque, nei casi in cui la diagnosi era corretta e il trattamento indicato, molti studi hanno verificato che i ragazzi ne traggono grande beneficio e possono avere una vita sociale e scolastica del tutto normale. Forse adesso, per fare questo regalo a molti più bambini basteranno solo cinque minuti…
     
    Fonte: http://www.corriere.it/
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