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    Alla scoperta dei geni della personalità

    Perché alcune persone sono timide e insicure ed altre curiose e temerarie? Il mistero di come si plasmi una personalità con le caratteristiche che rendono un individuo un essere unico e diverso dagli altri, affascina da sempre filosofi e psicologi. La struttura profonda, data dall’eredità, è una grandezza inerente al soggetto, ma quali sottili interazioni avvengono tra i geni e l’ambiente? Negli esseri umani è difficile provare l’esistenza di “geni della personalità”: troppi soni i fattori che influenzano il comportamento umano e da controllare sperimentalmente. Gli uccelli selvatici rappresentano invece un target più semplice per la ricerca e, sembrerà strano a chi non li conosce veramente, anch’essi mostrano differenti tratti di personalità che si manifestano nelle modalità di interazione con il mondo circostante. Se applicare concetti come “estroversione” o “introversione” al mondo animale può sembrare eccessivo e fuorviante, tuttavia alcuni atteggiamenti che rimangono stabili nel tempo possono essere studiati con risultati incoraggianti.

    Un team internazionale di ricercatori facente capo ai biologi del Max Planck Institute for Ornithology, in Seewiesen, ha trovato delle conferme sperimentali per l’esistenza di un “gene della curiosità” nella grande cinciallegra (Parus major), uccello canoro dell’ordine dei Passeriformi che vive in boschi o giardini in Europa, in Africa Nord – occidentale, nelle grandi isole del Mediterraneo, ed anche in Turchia, nel Caucaso e parte del Medio Oriente. Si presenta come un uccello di medie dimensioni (14 centimetri di lunghezza e un peso di 16 – 21 grammi) con la calotta, la gola e la banda che attraversa l'addome di colore nero (quest'ultima più larga nel maschio che nella femmina). Il resto della testa è bianco, mentre il corpo è giallo o giallo-verde. La grande cinciallegra è un uccello ideale per gli studi perché tende a trascorrere l’intera esistenza nel medesimo habitat e si presta facilmente ad utilizzare i nidi offerti dai ricercatori.

    Il gene in questione chiamato Drd4 codifica la sintesi di un recettore nel cervello che rappresenta la stazione di attracco per il neurotrasmettitore dopamina. Uccelli con una specifica variante di questo gene mostrano un più marcato comportamento di esplorazione dell’ambiente rispetto ad individui con altre varianti (articolo pubblicato su Proceedings of the Royal Society of London, il 2 maggio 2007). Esistevano già delle evidenze che variazioni (polimorfismi) in geni attinenti ai neurotrasmettitori sono associati con differenze di personalità negli esseri umani. In particolare, le ricerche compiute negli ultimi anni suggeriscono un link tra il gene Drd4 e il tratto “curiosità” (o meglio, la disponibilità a ricercare nuove esperienze).

    La scelta di studiare a livello molecolare il gene Drd4 nella grande cinciallegra si è rivelata una buona scommessa. Nella struttura del gene Drd4 di questi uccelli sono stati scoperti ben 73 polimorfismi, tra cui 66 “Single Nucleotide Polymorphisms” (SNPs), dove cambia un solo nucleotide nelle due varianti del gene. Uno specifico SNP, situato in posizione 830, è associato con il comportamento esplorativo. Gli esperimenti sono stati condotti in due linee di animali ottenute attraverso appositi incroci in base al loro livello di curiosità (una linea ad alta ed una a bassa curiosità). In un test comportamentale i ricercatori misurarono il tempo utilizzato ad esplorare quattro alberi artificiali, dopo l’apertura delle gabbie: alcuni uccelli si precipitano subito fuori, verso le strane installazioni, altri, invece, mostrano indifferenza. In un secondo test fu quantificata la reazione degli uccelli verso due oggetti sconosciuti introdotti nella gabbia (uno di questi oggetti era un pupazzetto della Pantera Rosa).

    I risultati ottenuti con gli animali selezionati attraverso gli incroci furono confermati con le osservazioni su cinciallegre che vivevano liberamente. “Il tratto dominante di personalità può rivelarsi altamente predittivo di come gli individui risponderanno ai cambiamenti previsti e non previsti nel loro ambiente e di quanto riusciranno ad adattarsi ad essi – spiega Bart Kempenaers del Max Planck – se vogliamo comprendere l’importanza ecologica ed evolutiva delle variazioni di personalità nelle popolazioni di animali liberi, ci aiuterà molto la conoscenza dei meccanismi genetici a livello molecolare sottostanti al tratto di personalità”.

    E l’uomo? Gli studi sulla personalità negli animali forse rappresenteranno la strategia vincente per capire cosa ci lega agli altri animali e quanto appartiene solo a noi.

    Fonte: http://www.lastampa.it

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