Il 74 per cento dei giovani, e nello specifico il 67 per cento dei 13-15enni, beve il sabato sera. Di questi il 20 per cento si ubriaca nel fine settimana. Sempre più diffuso tra i teenager il fenomeno del binge drinking (bere per ubriacarsi: 6 o più bicchieri in un’unica occasione) che “snobbano” il consumo mediterraneo preferendo i consumi fuori pasto. Un’abitudine negativa per la salute e la sicurezza: l’abuso fuori pasto e le happy hours incrementano del 70 per cento il rischio del ricorso dei giovani al pronto soccorso. I dati emergono dalle ricerche finanziate dal Ministero della Salute e condotte nelle discoteche dal Centro Collaboratore dell’OMS per la Promozione della Salute e la Ricerca sull’Alcol, presentati in occasione dell’Alcol Prevention Day 2007.
“Sappiamo dai dati più recenti che circa 700 mila tra ragazzi e ragazze al di sotto dei 16 anni consumano alcol nel nostro Paese e il trend è, purtroppo, in forte crescita nel corso degli ultimi anni. A preoccupare sono soprattutto le adolescenti, più vulnerabili, fisiologicamente parlando, agli effetti negativi dell’alcol. Ma anche la constatazione che il modello mediterraneo del bere, improntato alla moderazione e all’associazione del consumo di vino ai pasti, viene abbandonato anche dagli adulti, soprattutto uomini", dichiara Emanuele Scafato, direttore del Centro OMS per la ricerca sull’Alcol e dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS. "Nella ricerca nelle discoteche, abbiamo indagato sui fattori di rischio determinanti del binge drinking e ne abbiamo individuati tre: il bere fuori pasto, allontanandosi sempre più dal modello del bere mediterraneo, l’abitudine al fumo e il frequentare locali quali 'open bar', 'happy hour' e discoteche dove alcolpops e stuzzichini sono d’obbligo. Purtroppo la tv non aiuta: fiction e pubblicità mostrano il bere in un contesto di normalità e sempre più spesso lo associano ad immagini di successo, anche attraverso il ricorso a testimonial d’eccezione che tanta influenza hanno sui giovani. Modelli di promozione del bere che focalizzano più sulle persone, sui sentimenti che sulle qualità del prodotto e che dovrebbero, comunque, proporre stili di consumo che sollecitino moderazione, per poter dare ai ragazzi la corretta informazione ed evitare di costruire immaginari ingannevoli”.
Ogni anno in Italia circa 25.000 decessi sono associati all’alcol e riguardano più di 17.000 uomini e circa 7000 le donne. La stima della mortalità alcol-correlata, prodotta nell'ambito delle progettualità internazionali dell'OMS coordinate da Jurgen Rehm dell'Università di Toronto e realizzata per l'Italia in collaborazione con il Centro OMS per la Ricerca sull'Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità, evidenzia un tasso di mortalità di 35 decessi su 100.000 abitanti per i maschi e di 8,4 decessi su 100.000 abitanti per le donne attribuibili all'alcol. A tali decessi occorre aggiungere la quota relativa ai più giovani (circa 2000 quella a noi nota per gli incidenti stradali, prima causa di morte per i ragazzi).
Circa il 10 per cento di tutti i decessi registrati nel corso di un anno (il 2002 preso come riferimento, considerati tutti i decessi di individui di età superiore ai 20 anni) sono da ritenersi, secondo gli esperti, decessi prematuri causati dall'alcol (l'11 per cento di tutti i decessi tra i maschi e il 5,2 per cento tra le donne): decessi evitabili parzialmente o totalmente a fronte di un corretto atteggiamento nel bere. Il numero dei decessi alcol-attribuibili è calcolato al netto dei possibili "guadagni" dell'effetto protettivo associato a bassi consumi di alcol (meno di un bicchiere al giorno).
Le condizioni che presentano la più elevata frequenza di mortalità alcol-attribuibile sono la cirrosi epatica e gli incidenti. Per i decessi da cirrosi epatica, il 47,7 per cento per i maschi e il 40,7 per cento per le donne sono attribuibili all'alcol; analogamente, il 26,35 per cento e l'11,4 per cento di tutti i decessi che riconoscono la causa di morte in un incidente sono alcol-correlati. Il 5,31 per cento di tutti i tumori maligni maschili ed il 3,01 per cento di quelli femminili è attribuibile all'alcol.
Fonte: Ufficio stampa ISS 2007.
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