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    Anatomie della mente. Il suicidio e il cinema

    Il kamikaze da Kurosawa ad Antonioni

    È dedicato al rapporto fra cinema e suicidio il secondo appuntamento (oggi alle ore 16.30, Teatro Anatomico della Biblioteca Ariostea) con “Anatomie della Mente e altre storie”, rassegna di conferenze sul tema della psicologia organizzata dal professor Stefano Caracciolo, Docente di Psicologia Clinica, Facoltà di Medicina e chirurgia, psichiatra e psicologo e dal dott. Enrico Spinelli, direttore della Biblioteca Ariostea.

    “Il Suicidio e il Cinema. Da Akira Kurosawa verso il kamikaze passando per Michelangelo Antonioni”

    Dalle antiche storie tramandate e raccontate oralmente, alle storie scritte nei libri o raffigurate nei dipinti e nelle sculture, fino alle antiche rappresentazioni teatrali e alle più moderne arti cinematografiche, del fumetto, televisive e multimediali, fino ad arrivare alla odierna realtà virtuale e ai videogiochi di ruolo, l’uomo ha sempre cercato di rivivere storie di altri, immedesimandosi nei protagonisti delle narrazioni.

    Così Don Chisciotte si fa cavaliere dopo aver letto i romanzi cavallereschi, così gli adolescenti dell’Ottocento in Germania si suicidavano per amore tenendo in pugno la copia de ‘I Dolori del Giovane Werther’, seguendo l’esempio dell’infelice protagonista del romanzo di Goethe. E così i giovani del XX secolo si atteggiavano, si vestivano, parlavano come i loro miti: Humphrey Bogart, James Dean, i Beatles, Kurt Cobain e così via.

    Così il rapporto fra cinema e suicidio si può esplorare nei due sensi, quello che va dalla scrittura della sceneggiatura al film fino allo spettatore attraverso lo schermo della proiezione, basato sulla creazione artistica con aspetti autobiografici e sull’identificazione dello spettatore con i personaggi, che possiede una valenza catartica, per cui la messa in scena di un suicidio ha un effetto di sollievo passando per il dolore della morte, ma anche nel verso opposto, quello che dallo schermo va alla mente della persona e determina le emozioni e talora perfino comportamenti di imitazione o di evitamento.

    Si può forse considerare casuale la diffusione di attentati suicidi dopo l’11 settembre, con le immagini continuamente ritrasmesse delle Twin Towers sventrate dagli aerei guidate dai ’kamikaze’ di Al Qaeda?

    Matteo Balestrieri, Professore di Psichiatria all’Università di Udine, Davide Fabbri, psichiatra e Direttore Sanitario della Azienda Ospedaliero – Universitaria S.Anna di Ferrara, e Stefano Caracciolo, psichiatra e professore di Psicologia Clinica dell’Università di Ferrara, affronteranno questi temi attraverso la visione ed il commento critico di alcuni spezzoni tra i più significativi della storia del cinema, da Michelangelo Antonioni a Akira Kurosawa, da Charlie Chaplin e Harold Lloyd alla M.Butterfly di Cronenberg, in un percorso coordinato dal Prof. Sergio Molinari, Ordinario di Psicologia e Responsabile della Sezione di Psicologia nella Facoltà Medica dell’Università di Ferrara.

    Articolo tratto da: www.estense.com

     

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