Uno studio originale, curioso, che ha mostrato come anche i pesci sappiano «contare». La ricerca è stata condotta da Christian Agrillo, dottorando del dipartimento di Psicologia Generale dell’università degli studi di Padova, ed è stata coordinata dal professor Angelo Bisazza.
I dati emersi mostrano come una specie particolare di pesciolini, lunghi poco più di 5 centimetri, i Gambusia Holbrooki, siano in grado di riconoscere quale branco sia composto da più pesci. «In caso di aggressione da parte di un predatore – ha spiegato il ricercatore – il Gambusia solitario, incontrandosi con due gruppi numericamente differenti, è in grado di optare per la soluzione migliore: quello con più simili». Il perché è presto detto: istinto di sopravvivenza. Nel gruppo più numeroso, infatti, ha maggiori possibilità di sfuggire all’agguato.
«Questa capacità dei Gambusia – ha continuato Agrillo – si basa essenzialmente nel saper capire quale gruppo occupi più superficie, più area». Tale specie, però, riesce a contare fino a quattro elementi. Dal 5 in poi non sono più in grado «se la differenza tra i due gruppi è minima, come ad esempio un gruppo di 5 e un altro di 6», ha specificato il dottorando. Però, qualora la differenza numerica fra i due gruppi sia molto ampia, i pesci non hanno difficoltà a riconoscerne il più espanso.
La ricerca è cominciata nel 2004 per volere del professor Bisazza. «Tanta letteratura è stata scritta sugli animali di superficie – ha raccontato – mentre sui pesci e la loro intelligenza non si sono trovati studi approfonditi». Come, ad esempio, capire il meccanismo che sta alla base dei loro principi di fuga dai predatori. Così si è arrivato a scoprire che i Gambusia sono in grado di contare, di capire quale gruppo sia più numeroso.
Difficile capire perché, qualora la differenza fra i due branchi sia minima, i soggetti dello studio riescano a contare fino a 4 e non oltre. Una spiegazione forse potrebbe trovarsi nel cosiddetto «principio della distanza numerica»: ovvero la discriminazione fra due grandezze aumenta con l’aumentare della distanza numerica fra i due gruppi. Proprio per questo principio, allora, più aumenta il divario numerico, più l’area occupata dal branco è facilmente distinguibile. «Le nostre ricerche – ha concluso Agrillo – ci portano a considerare che i pesci utilizzano una sorta di “accumulatore” interno per individuare il gruppo più numeroso, ovvero stimano la quantità di area che il gruppo occupa.
Articolo tratto da: http://www.italianinnovation.it/