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    Anoressia, trovate le cause

    In quest’ultimo periodo, il problema dell’anoressia è tornato a far parlare di se in maniera particolarmente diffusa.
    Dai rotocalchi ai talk show, moltissimi (non tutti con reali competenze, e spesso solo con la voglia di un quarto d’ora di celebrità) hanno rispolverato i discorsi retorici che, in quanto tali, spesso non portano da nessuna parte, e non risolvono alcun problema, se non soddisfare la voglia di “aver detto la propria” da un salotto che conferisce visibilità.

    A proposito, o a sproposito, ciascuno si è sentito in dovere di “crearsi” un’opinione sull’anoressia, e invitare a cercare le cause, e possibili soluzioni.

    Da angolazioni diametralmente opposte, ossia da chi realmente ricerca i fattori eziologici dell’anoressia, senza troppo preoccuparsi della personale notorietà, giungono invece le prime buone notizie nell’individuazione delle cause dell’anoressia.

    La ricerca è il frutto dell’impegno italiano del gruppo diretto dal prof. Salvatore Maria Aglioti, presso la Fondazione Santa Lucia e il Dipartimento di Psicologia dell’Università "La Sapienza" di Roma.
    Dallo studio è emerso come il cervello abbia una propria area deputata al riconoscimento del corpo nelle sue caratteristiche individuali, che lo rendono unico e differente dagli altri. Tale area, denominata EBA, acronimo di extrastriate body area, lavora in sinergia con la corteccia premotoria ventrale che ha il compito di valutare l’esecuzione dei compiti motori da parte del corpo.

    In altri termini un’area si occupa di valutare “chi” e l’altra “come” un’azione si sviluppa.
    L’importanza dello studio è valso la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature Neuroscience.
    Si è quindi accertato che, anche l’osservazione delle azioni compiute da un soggetto, sono vincolate a queste due aree.

    E, nel momento in cui la percezione del “se” è alterata, non si è in grado di attribuire una visione oggettiva del proprio stato. In tali situazioni chi soffre di anoressia nervosa, continuerà ad avere una visione distorta del proprio fisico, percependolo come grasso e inadeguato.

    Tale ricerca, approfondisce anche altri aspetti legati a lesioni cerebrali, in grado di compromettere le capacità di riconoscere persone e gesti, fino al mancato riconoscimento di parti del proprio corpo.

    Naturalmente, dall’individuazione di tali meccanismi, sarà possibile dare risposte a numerosi altri disturbi dei quali, l’anoressia, rappresenta probabilmente solo il più comunemente noto.

    Articolo tratto da: www.nonsolofitness.it

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