Per apprendere un compito è necessario che i comportamenti corretti siano premiati e che quelli sbagliati vengano puniti. A scuola, ad esempio, un compito di matematica ben fatto viene premiato con un bel voto e viceversa. Allo stesso modo un atleta che vince i cento metri viene premiato con una medaglia. In tutti questi casi le persone compiono dei gesti espliciti che producono un risultato osservabile dall’esterno. Ora però un gruppo di ricerca del Caltec Institute, in California, ha dimostrato che è possibile imparare usando la sola forza del pensiero e che, a seguito di tale apprendimento, l’attività del cervello viene modificata.
Nell’esperimento sono stati coinvolti 22 soggetti a cui veniva chiesto di immaginare di muovere il dito della mano o di un piede in relazione ad uno stimolo visivo che era presentato sullo schermo di un computer. Nel frattempo l’attività cerebrale delle regioni motorie che controllano le dita della mano e del piede veniva registrata con la risonanza magnetica funzionale. In ciascuna prova i soggetti, con la sola forza di immaginazione, dovevano riuscire ad aumentare l’attività della corteccia motoria corrispondente alla parte del corpo che dovevano muovere virtualmente al di sopra di una soglia minima. Se ci riuscivano veniva dato loro un dollaro, altrimenti non vincevano nulla.
Alla fine dell’allenamento, quando il soggetto doveva immaginare di muovere il dito della mano (piede) l’attività della corteccia motoria che lo controlla era sensibilmente aumentata mentre quella del dito del piede (mano) era corrispondentemente diminuita. Con un esperimento successivo è stato verificato che tale modifica dell’attività nervosa corrispondeva ad un miglioramento dei tempi di reazione. In altre parole il “training” cerebrale aveva degli effetti osservabili sul comportamento del soggetto.
Tutto ciò in un futuro non lontano potrebbe essere di grande aiuto nella terapia di riabilitazione degli ictus e di altre malattie mentali.
Fonte: Bray S, Shimojo S, O’Doherty JP. Direct instrumental conditioning of neural activity using functional magnetic resonance imaging-derived reward feedback. J Neurosci 2007; 27:7498-7507.
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