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    Bullismo/Più maschi che femmine. Le ragazze gestiscono meglio le emozioni

    Indagare tra le emozioni, i vissuti, i contesti che accompagnano l’adolescenza: è quanto ha cercato di fare “Crescita con fatica: comportamenti, vissuti ed emozioni a rischio nel contesto scolastico”, studio presentato a Livorno il 18 gennaio scorso, promosso dal Comune attraverso il Centro infanzia adolescenza e famiglia “Edda Fagni”, e realizzato insieme al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze. Lo studio, inserito nel più ampio progetto ‘Città sicura’, ha coinvolto 461 ragazzi in età evolutiva, tra gli 11 ed i 14 anni (261 ragazzi e 200 ragazze), frequentanti cinque scuole medie di Livorno, collocate in zone e in diversi contesti socio-economici.

    La ricerca, attraverso la somministrazione di due questionari, ha preso in esame “la presenza di fenomeni di bullismo agito e subito – ci ha riferito Ersilia Menesini, professore associato di psicologia dello sviluppo all’Università di Firenze, curatrice della ricerca insieme a Simona Pagnucci – e la rilevazione di condizioni di isolamento sociale e comportamenti di disturbo nella classe. Oltre agli indicatori comportamentali sono stati esaminati il ruolo della competenza emotiva nel mediare alcuni di questi fenomeni, e l'incidenza di sintomi di malessere come ansia, depressione e disturbi della condotta”. Dal questionario sulla competenza sociale è emerso un notevole coinvolgimento dei ragazzi in episodi di bullismo e vittimizzazione, le prepotenze subite toccano il 37,6% dell’intero campione (39,7% per i maschi e 34,8% per le femmine) quelle compiute coinvolgono il 37,2% (41,2% da parte di maschi e 30,9% da parte di femmine).

    Le modalità più frequenti sono le offese, gli sfottò, l'esclusione e le dicerie. Sono i ragazzi, più delle ragazze e a prescidere dall’età, non solo ad attuare ma anche a subire comportamenti prepotenti, come se fosse per loro più naturale trovarsi coinvolti in dinamiche conflittuali. Le femmine appaiono meno coinvolte da queste dinamiche, ma testimoniano un disagio psicologico che si manifesta attraverso l’ansia, la depressione e la somatizzazione. In generale “i ragazzi vittima e i prepotenti presentano maggiori difficoltà sul piano della competenza emotiva – precisa Menesini – fanno fatica a gestire le emozioni sia positive che negative, presentano un quadro di sintomatologia clinica già chiaramente differenziato”. E’ proprio sul piano della competenza emotiva che incide la differenza tra i sessi. Per competenza emotiva si intende il grado di conoscenza che i ragazzi possiedono sul significato e le funzioni delle emozioni, quanto siano capaci cioè di gestire le proprie emozioni negative ed esprimere quelle positive.

    “Le femmine appaiono maggiormente competenti rispetto ai maschi – aggiunge – sembrano rivestire il ruolo funzionale di ristabilire o addirittura creare un buon clima all’interno della classe laddove sono presenti comportamenti prepotenti. Essere emotivamente competenti può rappresentare un elemento protettivo rispetto alla comparsa ed all'evolversi di problematiche psicologiche e di adattamento sociale. E la gestione delle emozioni, in particolare quelle negative, è un' importante risorsa e una sfida per futuri interventi volti a ridurre e prevenire i fenomeni di disagio scolastico”. Interventi e percorsi educativi che investano sia la scuola che la famiglia: lo studio sottolinea l’importanza di proporre giochi cooperativi ed attività nelle classi per promuovere nei ragazzi il riconoscimento delle emozioni, percorsi operativi con gli insegnanti che potranno arricchire le loro conoscenze della realtà emotiva e sociale degli studenti, interventi con le famiglie e tra famiglie per scambiare esperienze di vita. La pubblicazione si può richiedere al Centro Edda Fagni chiamando lo 0586-264.11.

    Articolo tratto da: http://canali.libero.it/affaritaliani/cronache/emozioni3001.html

     

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