Sono ragazzi difficili, cresciuti in contesti non sempre socialmente degradati ma sicuramente senza il rispetto dell'autorità o semplicemente degli altri e senza la distinzione tra ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Sono i piccoli bulli, quei ragazzi che passano il loro tempo a molestare, aggredire, sopraffare i loro coetanei.
Nonostante la loro aggressività, però, i bulli sono vittime della propria violenza più dei coetanei a cui rendono impossibili le giornate. Un atteggiamento repressivo nei confronti di questi ragazzi ha un effetto ridotto sulla loro capacità di imparare a stare in società in maniera corretta. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato sull'ultimo numero della rivista Journal of Adolescent Health. Negli Stati Uniti ben 35 stati dispongono di una legislazione ad hoc che prevede la rieducazione dei ragazzi che hanno comportamenti violenti e al limite del reato.
La maggior parte di queste leggi prevedono la punizione e la rieducazione di questi ragazzi. Manca completamente però, questo lamentano gli psicologi che hanno condotto la ricerca, una politica di prevenzione. I bulli, infatti, quando vengono sottoposti ai programmi di "rieducazione" spesso incontrano altri ragazzi che hanno disagi comportamentali e psicologici molto profondi; talvolta le situazioni di disagio sono talmente profonde che possono compromettere il futuro dei ragazzi.
Piuttosto che puntare sulla cura bisognerebbe dunque puntare sulla prevenzione: campagne scolastiche, informazioni alla famiglia, creazione di luoghi di aggregazione in cui i ragazzi possano esercitare equamente e liberamente la loro fantasia e anche la loro esuberanza.
Fonte: Srabstein JC et al. Antibullying Legislation: A Public Health Perspective. Journal of Adolescent Health 2008; 42:11-20.
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