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    Cambiamenti climatici: psicologia e salute globale

    Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati, lo ha rivelato un rapporto dell’Onu lo scorso settembre alla vigilia del vertice sul clima tenutosi a New York.

    L’Antartide e l’Artico stanno perdendo miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno e le coste vengono inghiottite dall’innalzamento dei mari.
    Tempeste sempre più grandi e piogge intense stanno diventando la norma in tutto il mondo. E ad agosto, un rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change ha avvertito che il riscaldamento globale sta esercitando una pressione senza precedenti sull’approvvigionamento alimentare mondiale (Climate Change and Land , IPCC, 2019).

    È diventato ormai chiaro che il cambiamento climatico è un argomento che tocca l’economia, la politica, il cibo che mangiamo, il modo in cui viviamo, la salute degli habitat terrestri e, sempre più, la nostra salute mentale e il nostro benessere.

    Un problema globale di questa portata richiede una risposta interdisciplinare. E la psicologia ha un ruolo importante da svolgere: la conoscenza del perché gli esseri umani agiscono nel modo in cui agiscono e come modificare il comportamento è fondamentale per fare progressi sulle questioni climatiche.

    Di questo hanno discusso i leader di oltre 40 associazioni psicologiche di tutto il mondo che si sono riuniti a metà novembre a Lisbona nel Vertice internazionale sulla psicologia e la salute globale.

    Al termine della tre giorni hanno firmato una risoluzione in cui si afferma che il cambiamento climatico “è una grave minaccia globale, si sta verificando più rapidamente di quanto precedentemente previsto ed è causato dal comportamento umano”.

    I partecipanti al primo vertice internazionale, si sono impegnati a sensibilizzare gli associati e l’opinione pubblica delle rispettive nazioni sui cambiamenti climatici e la necessità di un immediata azione di governo, sociale, comunitaria e personale.

    Si sono impegnati a condurre ulteriori ricerche, con l’obiettivo di ottenere dati interculturali e di lanciare campagne mediatiche volte a cambiare i comportamenti umani responsabili dei cambiamenti climatici.

    Il direttore generale dell’APA Arthur C. Evans ha affermato che

    La psicologia come scienza del cambiamento del comportamento deve essere coinvolta attivamente ma, il cambiamento di comportamento sarà diverso in ogni paese”,… “Questi problemi climatici stanno interessando le persone adesso. Ci sono conseguenze psicologiche in termini di sfide anticipatorie e in termini di come aiutare le persone a riprendersi dopo eventi climatici disastrosi. … Come si costruiscono le infrastrutture del proprio paese per garantire che ci siano modi per affrontare l’ansia e le paure che le persone vivono a causa dei cambiamenti climatici?

     

    Molti dei partecipanti hanno tenuto presentazioni che descrivono in modo evidente l’impatto dei cambiamenti climatici sui rispettivi paesi e cittadini.

    Jeanyung Chey, segretario agli affari esteri dell’Associazione psicologica coreana, ha parlato del problema delle polveri sottili come conseguenza della rapida crescita dell’economia coreana negli ultimi 60 anni. Ha mostrato foto in cui nuvole di foschia marrone chiaro erano interrotte da chiazze appena percettibili che erano, presumibilmente, persone.

    Ha presentato dati sull’incidenza relativamente elevata di demenza tra i coreani, ha osservato che “recenti studi hanno trovato una connessione” tra demenza ed esposizione alla polvere.

    Il vertice si è aperto con la firma di una dichiarazione di collaborazione, in cui i 43 firmatari rappresentanti delle rispettive organizzazioni psicologiche nazionali, si impegnano a mettere a disposizione le risorse scientifiche, educative, culturali e applicative “per realizzare progressi su questioni della massima importanza per le quali la psicologia offre il suo massimo contributo concentrandosi sull’obiettivo 13 dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: agire per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti.

    Tra i 43 paesi rappresentati al vertice, in cui mancava una rappresentanza italiana, c’erano tra gli altri: Australia, Brasile, Cina, Cuba, USA, Giordania, Libano, Messico, Nigeria, Corea del Sud e Uganda.

     

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