In alcune patologie neuro-degenerative si osserva spesso il progressivo manifestarsi di comportamenti singolari in chi ne è colpito. In chi soffre di demenza semantica – una malattia degenerativa che colpisce i lobi temprali del cervello e che è caratterizzata da una ingravescente perdita della capacità di cogliere il significato delle parole, che alla fine coinvolge il significato e la funzione le cose stesse – spesso si nota lo sviluppo non solo di una notevole golosità, ma anche di una preferenza per cibi insoliti o per insolite combinazioni di sapori.
I ricercatori hanno testato la capacità di questi soggetti di discriminare e identificare sapori confrontandola con quella di un gruppo di persone della stessa età e formazione culturale. Per evitare una differenza di prestazioni legata all'aspetto di ciò che veniva proposto di assaggiare, le preparazioni sottoposte ai soggetti dell'esperimento erano tutte presentate nella forma di gelatine.
Come è illustrato in un articolo pubblicato sulla rivista Cortex, dall'esame dei risultati del test è emerso che i pazienti con demenza semantica erano perfettamente in grado di discriminare sapori differenti, e di indicare se trovavano gradevoli o meno certe combinazioni, e tuttavia avevano notevoli difficoltà a identificare i singoli sapori o a valutare in modo appropriato particolari gusti, come vaniglia o sottaceto.
La ricerca fornisce la prima prova diretta che il significato dei sapori, come quello delle altre cose del mondo, viene colpito dalla demenza semantica, che si configura come una autentica deficienza che investe tutte le modalità della cognizione.