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    Come il cervello classifica il mondo

    Il cervello umano categorizza la realtà e la percezione di classi di oggetti differenti (edifici, utensili, facce, corpi) attivando regioni cerebrali almeno parzialmente separate. Le ragioni di questa separazione e le modalità con cui avviene questa categorizzazione sono state ora spiegate da uno studio condotto da ricercatori dell'IRCCS "Eugenio Medea", della Fondazione Santa Lucia e dell'Università "La Sapienza" di Roma diretti da Salvatore Maria Aglioti e Cosimo Urgesi.

    Come viene illustrato in un articolo pubblicato su "The Journal of Neuroscience", gli stimoli di particolare importanza biologica e sociale (come il volto umano) sono in genere elaborati secondo una strategia di analisi globale, mentre altri oggetti (come gli edifici) vengono analizzati sulla base dei dettagli, cioè in maniera locale.

    Il fenomeno è dimostrato dall'effetto di inversione, ossia la difficoltà a riconoscere un oggetto presentato in posizione inusuale. Se l'oggetto da analizzare è un volto o il corpo umano l'effetto di inversione è molto maggiore rispetto a quando l'oggetto è un edificio. Questo risultato è spiegato dal fatto che nel primo caso viene adattata una strategia di analisi globale mentre nel secondo una strategia locale.

    Un ampio effetto di inversione è dunque un indice di analisi globale. La possibilità di elaborare il volto e il corpo umano con una strategia globale spiegherebbe la nostra particolare abilità nel riconoscere gli altri individui.

    Per studiare questa capacità, i ricercatori hanno usato la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva, che consente di interferire transitoriamente con l'attività neurale di specifiche regioni cerebrali, simulando una lesione temporanea.

    "I soggetti sono stati esaminati in un compito di riconoscimento visivo di corpi umani presentati in posizione canonica o invertita", spiega Urgesi. "La lesione virtuale dell'area extrastriata per il corpo ha aumentato l'effetto di inversione suggerendo che l'area è implicata nell'analisi locale. Al contrario la lesione virtuale di aree sensorimotorie, in particolare la corteccia premotoria ventrale e la corteccia parietale, hanno ridotto l'effetto di inversione indicando un possibile ruolo di queste strutture in una strategia globale del riconoscimento corporeo".

    "Adottare un strategia globale di elaborazione – osserva Aglioti – spiegherebbe la nostra particolare abilità nel riconoscere i co-specifici sulla base dei particolari indizi emotivi e sociali veicolati da faccia e corpo. In questo senso lo studio potrà chiarire alcuni dei meccanismi alla base della ridotta capacità di ‘sintonizzarsi' ed empatizzare con gli altri riscontrata in diversi disturbi psichiatrici".

    Inoltre, lo studio suggerisce che l'elaborazione dei dettagli del corpo si basi su processi puramente visivi mentre l'elaborazione del corpo come un tutto coinvolgerebbe processi sensorimotori che implicano l'incorporazione del corpo altrui.

    Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it

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