Il pensiero della morte non deve essere scacciato ad ogni costo, anzi, ci sono numerosi studi che hanno scoperto che pensare alla morte, inteso come avere consapevolezza della propria mortalità, può migliorare la salute fisica e spingere gli esseri umani a ridisegnare priorità e obiettivi, nell’ottica di un maggiore benessere psicologico.
Si tratta di un approccio del tutto diverso da quello proposto dai fautori della cosiddetta 'Teoria della gestione del terrore esistenziale' (TMT), nata negli anni Ottanta, che postula che gli esseri umani finiscono col sostenere credenze e valori culturali e sociali nel disperato tentativo di gestire la paura della morte (e viceversa).
Secondo Kenneth Vail, dell'Università del Missouri , questa tendenza diffusa a voler scacciare a tutti i costi l’angoscia esistenziale legata alla morte è ormai talmente radicata che finisce col diventare una cupa forza di distruzione sociale. Invece, aggiunge Vail, pochi suggeriscono che la consapevolezza della morte potrebbe favorire atteggiamenti e comportamenti che a loro volta promuovono il benessere.
Nell’ottica di costruire un nuovo modello per approcciare al sentimento della mortalità, Vail e i suoi ricercatori hanno condotto un riesame dei più interessanti studi condotti negli anni in materia e hanno pubblicato le proprie riflessioni su Personality and Social Psychology Review di questo mese.
Qualche esempio? Nel 2008 una ricerca condotta da Matthew Gailliot scoprì che il solo essere fisicamente vicine a un cimitero spinge le persone ad essere più generose e altruiste nei confronti del prossimo; un risultato confermato anche da altri studi condotti in laboratorio: la consapevolezza della morte può causare una maggiore espressione di sentimenti positivi, come la tolleranza, la compassione, l’empatia e il pacifismo.
Lo conferma anche uno studio condotto da Immo Fritsche dell'Università di Lipsia che ha scoperto come una maggiore consapevolezza della morte sia in grado di favorire i comportamenti sostenibili e ambientalisti. Ma ripensare in modo costruttivo alla mortalità umana può anche migliorare la salute: uno studio del 2011 condotto da D.P. Cooper ha scoperto che ripensare alla paura della morte aumenta la predisposizione delle donne a fare l‘autopalpazione del seno e molte delle campagne di sensibilizzazione legate alla lotta al tabagismo, all’alcolismo e alla prevenzione dei tumori utilizzano la paura della morte come leva motivazionale per spingere le persone a seguire stili di vita più sani e a sottoporsi agli screening.
Articolo tratto da: www.paginemediche.it