Quali sono le scuse più usate per giustificare lo Shopping compulsivo?
Tra gli europei vi e una preferenza a ricorrere a scuse per giustificare le proprie spese folli.
Al primo posto “Me lo meritavo” (32%), seguito da "Non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione” (25%), “Non avevo nulla da mettermi" (23%), "Ho bisogno di tirarmi su di morale" (20%) (Fonte fashiontimes.it).
Spesso banalizzata dai media, oggetto di libri e film che la rendono divertente e glamour, la dipendenza da shopping è un serio disturbo, che, tanto più in tempo di crisi, rischia di travolgere la vita di singoli e famiglie.
Una vera e propria “addiction”, nella quale il disagio individuale trova espressione, portando all’esasperazione un modello di vita, quello consumistico, comunque diffuso e ben accetto nella cultura di appartenenza dell’individuo medio occidentale, spesso soggiogato da un irrefrenabile desiderio di acquisto come rappresentato nel film I love shopping.
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Tra le difficoltà di comprensione e identificazione della patologia c’è anche il fatto che il meccanismo di dipendenza non nasce da una sostanza ma da un comportamento e poi l’affermarsi di una patologia nuova rende più complesso l’inquadramento nosografico (la valutazione in base alla definizione delle manifestazioni sintomatologiche che caratterizzano patologie definite e codificate) indispensabile alla diagnosi categoriale. Ma, tornando alla vita quotidiana, quali sono i segnali che devono farci allarmare quando dalla normale propensione all’acquisto si passa a uno stato patologico?
Sindrome da shopping Compulsivo
La sindrome da acquisto compulsivo è un Disturbo del controllo degli impulsi [Wikipedia 1] che indica il desiderio compulsivo di fare acquisti, anche denominato shopping compulsivo, acquisto compulsivo, shopping-dipendenza o "shopaholism".
È noto anche con il termine oniomania (dal greco onios = "in vendita," mania = follia) coniato dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin. Kraepelin, con lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, identificò per la prima volta i sintomi associati all'oniomania nel corso del tardo diciannovesimo secolo.
Non è riconosciuto come un disordine dalla American Psychiatric Association (APA), manuale DSM-IV; nonostante questo ha ricevuto una notevole attenzione dei media.
I soggetti che presentano questo disturbo, soprattutto donne di giovane età, se inizialmente comprano per il piacere che si ricava da un nuovo acquisto, in seguito riportano uno stato di tensione crescente, ed il desiderio di comprare diventa un impulso irrefrenabile.
In seguito all’acquisto compulsivo di oggetti d'ogni tipo, che il più delle volte vengono messi da parte o regalati oppure buttati via, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna.
È stata in particolare la studiosa statunitense S.L. McElroy ad occuparsi di questo fenomeno, proponendo i seguenti criteri diagnostici per distinguere le persone che praticano lo shopping come una normale attività, da quelle per cui esso assume caratteristiche patologiche:
- La preoccupazione, l’impulso o il comportamento del comprare non adattivi esperiti come irresistibili, intrusivi o insensati; comprare frequentemente al di sopra delle proprie possibilità oggetti inutili (o di cui non si ha bisogno), per un periodo di tempo più lungo di quello stabilito.
- La preoccupazione, l’impulso o l’atto del comprare causano stress marcato, fanno consumare tempo, interferiscono significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo o determinano problemi finanziari (indebitamento o bancarotta).
- Il comprare in maniera eccessiva non si presenta esclusivamente durante i periodi di mania o ipomania.
Come capire se si soffre di questo disturbo?
La risposta è molto complessa. Considerando che in media solamente dopo circa 10 anni dall’insorgere di questo disturbo la persona decide di intraprendere un cammino di cura, le difficoltà sono principalmente determinate da:
- un rinforzo dalla società consumistica in cui viviamo, la quale ha la tendenza ad incoraggiare il comportamento d’acquisto, spesso alimentando "falsi bisogni" che hanno gradualmente trasformato il "possesso del prodotto" in una vera e propria fonte di felicità, in uno strumento per costruire una identità sociale accettata e gradita. Si passa quindi con facilità dal consumismo alla consumopatia;
- Per il punto precedente, il disturbo cammina silente per anni e non viene diagnosticato se non quando irrompe creando, come spesso accade, disagio psicologico-familiare (conflitti, separazioni) o disastrose conseguenze economiche;
- a differenza delle classiche dipendenze (droga, alcool), in questo caso non è prevista l'assunzione di sostanze esterne. Questo aspetto è di fondamentale importanza ed evidenzia la mancanza del rischio oggettivo e concreto di mettere a repentaglio la propria vita (a parte logicamente quando insorgono problemi economici), inducendo nella stessa società una visione poco critica delle conseguenze che lo shopping compulsivo può generare nella vita delle persone;
- il disturbo presenta diversi aspetti riconducibili ad altre patologie già chiaramente classificate, che vedremo fra breve. L’inquadramento in una di queste, comporta un modo specifico di curare la dipendenza da shopping
Il ruolo di internet…
Si ritiene che internet amplifichi il fenomeno dello shopping compulsivo, dato che rende possibile acquistare nei negozi di tutto il mondo semplicemente con una carta di credito, senza spostarsi da casa e senza preoccuparsi di esporsi al ridicolo.
Lo shopping compulsivo on line è ritenuto una forma di internet dipendenza.
Le caratteristiche di quest'ultimo sono:
- la rapidità di un click e una carta di credito per comprare quello che si vuole;
- le possibilità di comprare oggetti o articoli che si trovano dall'altra parte del mondo;
- la comodità di svaligiare in cinque minuti un negozio online, direttamente da casa, grazie al "carrello virtuale" e la possibilità di avere a disposizione un fattorino che porta la merce a casa.
Gestione degli impulsi…
- stabilire un budget a priori e non superarlo, per riprendere in mano il controllo e la gestione dei propri soldi;
- Domandarsi se… si ha bisogno di acquistare quel nuovo oggetto o se è superfluo, se ci sono altre spese che hanno la precedenza, se quell'acquisto ci farà stare meglio o peggio;
- Tenere "un diario degli acquisti" da aggiornare scrupolosamente e cercare di comprendere il perchè di acquisti inutili;
- In caso di emergenza, una strategia risolutiva è quella di provare a rimandare di qualche ora o ancor più di un giorno l'acquisto di uno o più prodotti.
- Nel caso in cui non si riesca in ogni caso a frenare l'impulso, potrebbe essere utile chiedere l'aiuto di uno specialista per superarlo in modo efficace.
Autore: Dott.ssa Rosa Demarinis Psicologa Clinica – Psicoterapeuta Strategico Breve, Esperto in psicologia delle Dipendenze – Docente del corso online sulla Dipendenza da internet
Approfondimenti Bibliografici
G. Lavenia, M. Marcucci, A. Di Ruggero – Quaderni di Psichiatria, Psicologia e Psicoterapia Nostos, Mediateca delle Marche, 2006;
McElroy, S.L., Keck, P.E., Phillips, KA (1995). Kleptomania, compulsive buying and binge eating disorder. Journal of Clinical Psychiatry, 56, 14-27.
McElroy, S.L., Keck, P.E., Pope, H.G. et. al. (1994). Compulsive buying: A report on 20 cases. Journal of Clinical Psychiatry, 55, 242-248.
V.Marino, E.Barozzi, C.Arrigone (2013) Shopping Compulsivo: l’altra faccia dello shopping, edizioni Odòn