Il progetto ha ricevuto in Francia il premio ’Laval Award’ per la tecnologia applicata alla medicina. Tra le tecnologie più innovative, l’utilizzo di filmati sul telefonino per ripetere gli esercizi insegnati dal terapeuta e viaggi sulla piattaforma virtuale "Isola che non c’è" per mettere in pratica tecniche di rilassamento specifiche.
"E’ stata premiata la modalità innovativa di applicazione della realtà virtuale – spiega Giuseppe Riva, docente di Psicologia e a capo di ’NeuroTiv’ – che mette la tecnologia al servizio della psicologia e non viceversa". "Ci siamo accorti – prosegue Riva – che molti obesi mangiano perché sono ansiosi".
In particolare, "una percentuale di malati che varia da un terzo alla metà usa il cibo per provare a ridurre il proprio senso di ansia. Così abbiamo cercato di pensare come fosse possibile utilizzare il potenziale della realtà virtuale per spezzare il legame tra ansia e cibo".
A differenza dei tradizionali ambienti di realtà virtuale, nei quali i punti di vista dell’utente sono esclusivamente determinati dalle loro coordinate di posizione spaziale all’interno dell’ambiente, le visualizzazioni dell’applicazione saranno basati su profili individuali.
Il progetto svilupperà inoltre un insieme di strumenti di comunicazione avanzata che verranno utilizzati sia per gestire la comunicazione tra il terapeuta e il paziente, sia per supportare comunicazioni di carattere informale all’interno della community. Due i gruppi di ricerca costituiti all’interno del progetto ’NeuroTiv’.
Il primo, coordinato da Riva, si focalizza appunto sull’obesita’; il secondo, coordinato dallo psicologo Carlo Galimberti, si occupa invece dei disturbi di panico. Incoraggianti i dati ricevuti dai primi studi sperimentali del progetto.
Per il futuro, come ha anticipato Riva, l’idea è di "sperimentare la realtà virtuale in modalità collaborativa: più pazienti potranno interagire insieme, sotto la guida del terapeuta.
Sarà anche possibile realizzare gruppi di auto-aiuto virtuali per aiutare il paziente a mantenere nel lungo termine i risultati della terapia".
Articolo di Maria Adele De Francisci, tratto da: http://www.ifgonline.it