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    Dagli errori si impara

    Dagli errori si impara, molto più che dai successi. E non è solo un luogo comune: quando si sta per ripetere uno sbaglio già commesso in passato, il cervello si attiva immediatamente ed invia un segnale di avvertimento, per impedirci di ricaderci di nuovo.

    A scoprire questo meccanismo di rapida allerta ed autoprotezione – si attiva in un decimo di secondo – è stato un gruppo di ricercatori dell'università di Exeter, in Gran Bretagna.

    Già era stato riscontrato, in una serie di altri esperimenti, che si impara più facilmente da esperienze in cui il nostro giudizio ci ha tratto in inganno, rispetto a quelle in cui abbiamo avuto ragione: è proprio l'elemento della sorpresa nello scoprire che abbiamo sbagliato a indurre l'apprendimento. Ma per la prima volta questa ricerca, pubblicata sul Journal of Cognitive Neuroscience, dimostra quanto è rapida la risposta del cervello: 0,1 secondi per scattare ed avvertirci che stiamo per sbagliare di nuovo.

    "Monitorando l'attività cerebrale in diretta, siamo riusciti a identificare il momento esatto in cui questo meccanismo si attiva" ha spiegato il professor Andy Wills dell'ateneo britannico. Gli psicologi ci sono riusciti utilizzando una serie di registrazioni elettrofisiologiche, per catturare immediatamente ciò che accade nel cervello. Durante l'esperimento un gruppo di volontari è stato sottoposto ad alcuni compiti da svolgere in cui dovevano fare previsioni basandosi su un certo numero di informazioni. Gradualmente venivano introdotti nuovi elementi che facevano sì che le loro previsioni si rivelassero errate. In questo modo, i volontari imparavano a non ripetere lo stesso errore.

    Attraverso elettrodi posizionati sul capo i ricercatori hanno riscontrato attività nella regione temporale inferiore del cervello, immediatamente dopo che ai volontari era stato presentato lo stimolo visivo che in precedenza li aveva fatti sbagliare, ben prima che avessero il tempo di elaborare l'informazione in modo conscio.

    L'allarme parte quindi nell'area temporale. Una sorpresa, visto che le ricerche precedenti si erano concentrate su altre aree cerebrali, come i lobi frontali, normalmente associati con il pensiero umano di tipo sofisticato, come quello impiegato nei processi di decisione, programmazione e analisi. L'area temporale inferiore, invece, è associata al riconoscimento degli oggetti visivi.

    Fonte: http://www.repubblica.it

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