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    Disegnini specchio dell’anima

    Spirali, quadratini, cuori, stelline, freccette in su e in giù, ma anche disegni più complessi come paesaggi caraibici, costruzioni geometriche o veri rompicapo. Sono gli scarabocchi, quelli che ognuno di noi, persona comune o ricco e potente, artista o professionista mette giù sul primo foglio sottomano quando parla al telefono, ascolta una conferenza, ha bisogno di concentrarsi.
    Ghirigori senza senso o specchio fedele di uno stato d'animo, anche nascosto? Due studiosi analizzano il fenomeno e rivelano quanto quei disegnini, spesso brutti e inconcludenti, siano illuminanti per l'analisi del nostro io.

    Succede a tutti. Basta distrarsi per un attimo nel corso di una riunione, restare qualche istante in attesa al telefono, annoiarsi un po' durante una lezione, e la penna comincia a correre sul margine del foglio, a lato del notes, lungo il bordo del libro, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
    Nascono così, a decine, gli scarabocchi che tracciamo ogni giorno: tratteggi, stelline, firme ripetute, frecce, spirali e reticolati. Ognuno di noi ha un suo stile nel disegnarli e quanto schizziamo può rivelare il nostro stato d'animo, dirci se in quel momento – al di là di quel che traspare – proviamo rabbia, ira o attrazione, se siamo tesi o calmi e rilassati.

    Ne sono convinti Evi Crotti, psicologa e pedagogista, e Alberto Magni, medico e psicoterapeuta, dopo aver a lungo studiato gli scarabocchi degli adulti, di cui ora spiegano il significato segreto. "Seppure spesso brutti o goffi dal punto di vista grafico questi ghirigori sono utili per comprendere meglio il nostro lato più intimo, mettendo in risalto l'importanza del linguaggio non verbale". I due studiosi hanno riunito le loro ricerche in un libro, pubblicato da Mondadori, "I disegni dell'inconscio".

    Ma che significato hanno gli scarabocchi e perché li disegnamo con tanta ostinazione? Ne abbiamo uno "elettivo"? Com'è il tratto, calcato o leggero? "Di sicuro – rispondono gli autori – possiedono il fascino del mistero e della seduzione, che stuzzica e incuriosisce". Disegnate continuamente labirinti? State cercando una via d'uscita a una situazione di stallo.
    Le palme indicano il bisogno d'evasione o la voglia di trovare un'oasi di pace. Il profilo delle montagne, con un sole al tramonto, segnala un forte attaccamento alla madre. Se, invece, schizzate sempre e solo un'automobile, attenzione: è la spia di una valenza erotica insoddisfatta.

    Attraverso esempi che aiutano a decifrare il codice misterioso di segni e disegni, gli esperti suddividono i soggetti (e i significati) in sei categorie – a seconda che siano figurativi, complessi, decorativi, geometrici, astratti, riempitivi – e 12 generi, corrispondenti a cinque emozioni. Un'accurata classificazione che suggerisce la strada più breve "per comprendere meglio quel che bolle nella pentola del nostro Io", con un procedimento che ricorda gli esperimenti surrealisti di scrittura automatica.

    Vizio maniacale o vezzo garbato, gli scarabocchi fanno parte di un'eredità proveniente da lontano, dagli albori dell'umanità, basti pensare alle molte testimonianze tramandateci dai progenitori e ancora visibili sulle pareti delle grotte preistoriche, che raccontano "il desiderio profondo di lasciare una traccia del nostro passaggio". Per noi oggi sono un modo "di scaricare le tensioni, un metodo salutare che permette, perfino, di contrastare l'insonnia", avvertono i ricercatori.
    Democratici e asessuati, gli scarabocchi non fanno alcuna differenza tra razze o fedi diverse, non distinguono tra uomini, donne e bambini, grandi artisti e persone comuni. Se quelli dei piccoli "divengono indispensabili per migliorare lo sviluppo cognitivo e spaziale", quelli dei grandi rappresentano "una salutare regressione come il gioco e il sonno, un'attività passiva, nel senso però di distensione e non di inerzia". C'è poi chi con gli "scarabocchi" è divenuto celebre, come Haring e Basquiat. Ma questa è tutta un'altra storia.

    Articolo tratto da: www.repubblica.it

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