• Unisciti ai 251403 iscritti

    DSA, componenti emotive e motivazionali

    Il disturbo specifico di apprendimento è un disturbo del neurosviluppo che compromette l’apprendimento delle principali abilità accademiche (lettura, scrittura, calcolo) con conseguenze importanti anche di tipo relazionale, emotivo e sociale.
     
    È facile immaginare quanto esso possa incidere nella vita dei bambini in età scolare, i quali passano la maggior parte della loro giornata tra i banchi di scuola e a casa a svolgere i compiti.
     
    Se non adeguatamente riconosciuto e compensato, può determinare un forte vissuto di inadeguatezza nello studente che, giorno dopo giorno, viene messo di fronte alle sue specifiche difficoltà.
     
    Non di rado queste vengono scambiate per scarso impegno o volontà, pigrizia o capricci e questo non fa che peggiorare il vissuto di impotenza e inadeguatezza del giovane, portando spesso ad un disinvestimento nello studio e pregiudicando la carriera scolastica.
     
    Il bambino DSA che si trova a confrontarsi con un compito per lui difficile e faticoso, potrebbe essere portato ad abbandonarne lo svolgimento, addirittura ad evitarlo, confermando un’immagine di sé negativa.
     
    Ne consegue una bassa autostima e una forte ansia da prestazione. Ovviamente bisogna considerare le differenze individuali.
    Alcuni bambini di fronte al problema, ad esempio, tenderanno a mettere in atto reazioni comportamentali di tipo esplosivo con aggressività e lotte furibonde con i genitori per non fare i compiti, mentre altri potranno manifestare reazioni comportamentali più di tipo implosivo, cioè rivolte verso di sé con disturbi somatici e tendenze depressive. 
     
    La mancanza di speranza, in aggiunta alla bassa autostima e all’impossibilità di controllare i comportamenti avversi a cui i ragazzi DSA sono sottoposti (fallimenti scolastici, difficoltà di apprendimento, problemi relazionali) può portare alla formazione di ciò che viene definita impotenza appresa da Seligman.
     
    L’individuo incolpa se stesso della situazione in cui si trova e a dà un giudizio immutabile di incapacità globale di sé.
    Non tenta di modificare il proprio stato perché, da una parte, non si sente all’altezza e dall’altra considera l’ambiente come statico (Seligman, 1975).
     
    Nelle storie dei dislessici sono sempre presenti le tre caratteristiche evidenziate da Seligman sull’impotenza appresa:
    – la tendenza a pensare che le cose negative siano permanenti,
    – la tendenza a generalizzare la negatività e percepirla come pervasiva di tutta la vita
    – la tendenza alla personalizzazione, cioè a considerarsi come la causa della negatività.
     
    Importante considerare il vissuto di frustrazione determinata dall’incapacità di soddisfare le aspettative di genitori ed insegnanti. La frustrazione può provocare rabbia, il cui bersaglio può essere costituito dalla scuola, dagli insegnanti, ma anche dai genitori.
     
    Talvolta, il bambino tiene a freno la propria rabbia a scuola, al punto da diventare estremamente passivo; poi, una volta al sicuro nell’ambiente domestico, questi potenti sentimenti irrompono.
    Altre volte, invece, manifesta la sua rabbia nell’ambiente scolastico, attuando comportamenti di tipo reattivo (aggressività, opposizione, provocazione, rifiuto).
     
    I bambini con disturbo specifico di apprendimento spesso provano vergogna perché non riescono ad ottenere risultati come i loro coetanei, si sentono diversi e quindi inferiori. Tale vissuto si amplifica quando gli vengono richieste prestazioni come leggere ad alta voce o svolgere un esercizio senza gli opportuni ausili.
     
    Si crea così una spirale di paura data dal temere le continue difficoltà che si dovranno affrontare, a scuola come nello studio a casa.
     
    La letteratura scientifica mostra che i bambini affetti da Disturbo Specifico dell’Apprendimento, e da dislessia in particolare, sembrano essere maggiormente a rischio di sviluppare altri disturbi psicopatologici in comorbilità, come ansia e depressione (Hinshaw, 1992; Kavale & Forness, 1996).
    La sintomatologia ansiosa sembra essere presente in particolare fra gli adolescenti (Carroll e Iles, 2006).
     
    Secondo Cowden (2010) gli studenti con DSA sperimenterebbero in maggior misura rispetto ai compagni ansia sociale.
    L'ansia sociale ha diversi livelli di gravità e può impedire un corretto processo di apprendimento. Essa si manifesta con timidezza, diffidenza, apprensioni, mancanza di fiducia in sé stessi e assenza di assertività. I bambini con ansia sociale provano un intenso timore nel parlare e interagire con i propri coetanei, per cui tendono ad evitare il contatto sociale. 
    L'ansia sociale può persistere in adolescenza e durante l'intera esistenza di un individuo. 
    Per questi bambini la scuola può diventare un luogo di apprensione, invece che di socializzazione. 
     
    Un'altra grave problematica che si manifesta nell'ambito scolastico, è la fobia scolastica (Cornoldi, 2007).
    Essa consiste in una vera e propria avversione verso la scuola caratterizzata da emozioni negative legate ad alcune componenti dell'ambiente scolastico (i compagni, i docenti, la valutazione).  
    Se non trattata, può portare a forme gravi di isolamento e depressione.
     
    I disturbi di apprendimento si interfacciano quindi con le componenti emotive e motivazionali, tali per cui il bambino con DSA, sperimentando difficoltà sul piano cognitivo e strategico, può intraprendere nel tempo un cammino di insuccessi scolastici che può influire sulla sua autostima e sul concetto di sé.
     
    In questo quadro drammatico, il conseguimento di una diagnosi rappresenta certamente un primo passo fondamentale per il bambino ma anche per la famiglia e per la scuola.
    Il disturbo infatti ha un impatto molto forte anche sull’ambiente circostante a chi lo vive.
     
    Ad esempio, i genitori possono negare l’esistenza del problema, possono pensare che se il figlio ci mettesse più impegno ce la potrebbe fare, nel caso siano stati loro stessi dislessici possono rivivere attraverso l’esperienza del figlio i loro stessi insuccessi scolastici e frustrazioni, possono addirittura arrivare ad essere ostili con la scuola.
     
    Quando viene comunicata la diagnosi, il bambino capisce finalmente che le sue basse prestazioni a scuola e nello studio a casa non sono conseguenza della sua incapacità o mancanza di intelligenza, bensì frutto di una difficoltà specifica di base neurobiologica.
     
    Questo gli permette di familiarizzare con la speranza che esiste un modo per rendere lo studio meno faticoso e difficile, tramite l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi, che gli renderanno la scuola sicuramente meno antipatica e la vita più semplice.
     
    Anche i genitori ne escono sollevati, cominciando a vedere uno spiraglio. Ovviamente se da un lato la diagnosi porta al riconoscimento di una problematica, dall’altro esiste una serie di implicazioni emotive per il bambino/ragazzo che dovrà confrontarsi con il sentirsi diverso rispetto ai suoi compagni.
     
    Molti bambini infatti vivono male l’utilizzo di “facilitazioni” in classe, per il timore di apparire agli occhi dei compagni dei privilegiati. Spetta dunque all’adulto (genitore o insegnante) gestire al meglio la situazione con uno sguardo attento, accogliente e consapevole.
     
    In conclusione, si può affermare che la qualità dell’esistenza di ogni bambino è influenzata dal modo in cui egli apprende, fin dai primi anni di vita, ad affrontare le proprie emozioni.
     
    La tensione emotiva interferisce negativamente con l’efficacia di parecchie prestazioni cognitive, come la capacità di concentrazione, l’attenzione, la capacità mnemonica.
     
    Quindi con i bambini con DSA, per i quali lo scontro con le emozioni negative è quotidiano, un programma di educazione emotiva finalizzato all’aumento dell’autostima e alla gestione della frustrazione in associazione ad un affiancamento allo studio mirato ad una maggiore autonomia tramite l'acquisizione di strategie utili e funzionali all’apprendimento, potrebbe essere un valido aiuto per imparare ad affrontare costruttivamente le difficoltà che incontrano nella vita di ogni giorno.
     
    Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.

    Aree riservate agli abbonati di liberamente