• Unisciti ai 251211 iscritti

    Ecco la macchina per viaggiare fuori dal corpo

    Distaccarsi dal proprio corpo e guardare se stessi dall'esterno. Una sensazione spesso riferita da quanti assumono stupefacenti o da chi ha vissuto lo stato di coma. Adesso, per la prima volta, un esperimento scientifico condotto da due gruppi di ricerca internazionali ha ricreato in laboratorio questo fenomeno. E così un gruppo di persone sane e sveglie ha potuto vivere un'esperienza extracorporea o "Oobe" (dall'inglese out of body experience).

    Le conclusioni dello studio, il primo di questo genere, condotto da Bigna Lenggenhager, della Scuola Politecnica Federale di Losanna e da Henrik Ehrsson dell'University College di Londra, sono descritte in due articoli pubblicati su Science.

    L'esperimento. I partecipanti all'esperimento hanno indossato occhiali per visioni tridimensionali attraverso i quali hanno visto, proiettata a una distanza di due metri, la propria immagine mentre era simultaneamente ripresa da una telecamera posta dietro di loro.

    Durante la proiezioni, la schiena dei volontari è stata più volte toccata con una bacchetta, così che essi hanno potuto vedere ciò che accadeva "in diretta" sull'immagine virtuale.

    Quando poi ai partecipanti è stato chiesto dove si trovassero quasi tutti hanno indicato la posizione virtuale. Gran parte dei volontari, quindi ha avvertito la dissociazione dal proprio corpo.

    Le conclusioni. Secondo gli autori lo studio fornisce una spiegazione scientifica del fenomeno, alla base del quale "potrebbe esserci una disconnessione fra i circuiti del cervello che elaborano le informazioni sensoriali".

    Gli esperimenti, ha commentato Peter Brugger, dell'University Hospital di Zurigo, dimostrano che la prospettiva visuale e la coordinazione fra sensi e visione sono importanti per la sensazione di trovarsi dentro il proprio corpo.

    Insomma, concludono i ricercatori, la percezione che una persona ha di se stessa può essere manipolata usando una serie di stimoli multisensoriali. Perchè l'unità spaziale e la coscienza del corpo dipendono dai meccanismi del cervello.

    Una scoperta che apre la strada a nuovi studi sulla percezione della persona. E intanto già si intravede la prima applicazione pratica della ricerca. Potrà aiutare i programmatori di realtà virtuali a disegnare ambienti che facciano davverso sentire gli utenti in un'altra dimensione.

    Fonte: http://www.repubblica.it

    Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.

    Aree riservate agli abbonati di liberamente