Una buona memoria dipende dalla capacità di filtrare le informazioni e non solo da quanto si è capaci di immagazzinare. Un gruppo di scienzati svedesi avrebbe individuato una zona del cervello, denominata il "filtro delle cose irrilevanti", in grado di selezionare i ricordi e memorizzare le cose maggiormente importanti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, potrebbe spiegare il motivo per cui alcune persone sono in grado di ricordare meglio rispetto ad altre.
L'abilità di trattenere le informazioni all'interno della mente è noto come il lavoro della memoria. La usiamo sempre, ad esempio quando svolgiamo una semplice operazione matematica o ricordiamo un numero di telefono. La sua attività è fondamentale perché offre una base di appoggio su cui possiamo conservare i dati anche quando essa è occupata mentalmente in altre mansioni rilevanti. La sua capacità è limitata e sembra variare da persona a persona. Queste variazioni non sono proprio dovute al cervello ma anche alle differenze nelle quali sono escluse dalla memoria gli argomenti non importanti, come credono le ricerche dell'Institute Karolinska.
Le distrazioni. Il Dr Torkel Kligberg e la collega Fiona McNab hanno sottoposto ad una speciale risonanza magnetica (Functional magnetic resonance imaging, Fmri) per tracciare quel che stava accadendo nei cervelli di 25 volontari sani; è stato rilevato che quelli con la memoria migliore avevano tutti un'attività più intensa nei gangli basali, i centri del cervello preposti al controllo della motilità involontaria. I soggetti hanno effettuato delle operazioni base al computer che richiedevano loro di memorizzare delle immagini, a volte con l'avvertenza che sarebbero state affiancate ad altre "distraenti". La risonanza ha evidenziato che quando arrivava il segnale dell'arrivo delle immagini "distraenti", l'attività neurologica nei gangli basali e nella corteccia prefrontale aumentava, segno che il cervello si preparava in questo modo a filtrare le informazioni superflue. Per questo i gangli basali e il loro "filtro" potrebbero diventare la chiave per curare problemi neurologici che causano mancanza di attenzione e di memoria.
Fonte: http://www.repubblica.it/