Che si scelga di chiamarlo svezzamento o alimentazione complementare il momento in cui il bambino inizia a integrare al latte materno o artificiale anche cibi solidi per soddisfare i suoi bisogni nutrizionali in rapida crescita costituisce un passaggio importante nello sviluppo del bambino.
Le esperienze alimentari dei primi due anni di vita del bambino costituiscono una base fondamentale per lo sviluppo del suo comportamento alimentare; la letteratura ci dice che alcuni disturbi del comportamento alimentare risalgono a questi primi due anni di vita.
L’alimentazione è fortemente correlata alla relazione, pertanto un buon rapporto affettivo relazionale favorisce anche un buon rapporto con il cibo (Dewey, 2003).
Data la sua importanza, questo momento può rappresentare una fonte di ansia per alcune mamme.
Un rischio è quello di interpretare il numero di grammi riportati nelle tabelle nutrizionali non come una media di un campione eterogeneo, ma come istruzione da prendere alla lettera.
Qualora il proprio bambino si discosti da questa media, per esempio mangiando meno del previsto, questo può portare alla preoccupazione che il bambino sia inappetente o non assuma abbastanza nutrienti.
Come riportato nel libro “Io mi svezzo da solo. Dialoghi sullo svezzamento” di Lucio Piermarini, in realtà il bambino sa istintivamente quanto e cosa mangiare seguendo una dieta equilibrata, inoltre ogni bambino è diverso; perciò, è fondamentale conoscerlo e assecondare il suo istinto.
A volte, invece, il rischio è che si creda che esista un libretto di istruzioni da seguire alla lettera per non commettere errori. Questo, non solo non è corretto nei confronti di un bambino che è unico, ma rischia di creare un senso di sconfitta materno quando il bambino si discosta dai parametri stabiliti.
Pertanto, risulta molto utile l’educazione famigliare nello svezzamento, che permette di affrontare questa fase di sviluppo con consapevolezza e con serenità. L’educazione familiare contribuisce a garantire una maggiore varietà di alimenti nella dieta del bambino, un miglioramento dell’assunzione di nutrienti essenziali e un minor rischio di sviluppare abitudini alimentari non salutari (Ojha et al., 2020).
Per quanto riguarda le tempistiche le linee guida suggeriscono di attendere i sei mesi circa di vita. L’adulto dovrà osservare la presenza di alcuni segnali evolutivi: che il bambino sappia stare seduto, tenendo la testa diritta e coordinando occhi mano e bocca per guardare il cibo.
È inoltre importante che il bambino sappia afferrare il cibo e portarlo alla bocca essendo poi in grado di deglutire.
Non è così frequente che tutti questi aspetti siano presenti prima dei sei mesi; pertanto, è necessario non avere fretta e attendere il momento opportuno.
Lo studio di Szajewska et al. del 2012 dimostra che introducendo il glutine prima dei 4 mesi, oppure dopo i 7 mesi, c’è una maggiore probabilità di sviluppare celiachia. L’introduzione precoce o troppo tardiva del cibo solido è poi sconsigliata perché è correlata ad una maggiore probabilità di sviluppare obesità nel bambino (Pearce et. al, 2013).
L’introduzione del cibo solido può avvenire attraverso diverse modalità: Svezzamento tradizionale, Autosvezzamento o Alimentazione Complementare a Richiesta (ACR), Baby Lead-Weaning (BLW).
Lo svezzamento tradizionale consiste nell’introduzione di pappe dalla consistenza cremosa a base di brodo vegetale; in questo caso il bambino tende ad essere più passivo, infatti, generalmente viene imboccato dall’adulto con un cucchiaio.
L’autosvezzamento, invece è un tipo di alimentazione complementare responsiva, che asseconda le inclinazioni e i gusti del bambino in cui il piccolo è parte attiva della propria alimentazione e inizia ad integrare al latte materno anche piccole porzioni di ciò che mangiano i genitori quando sarà pronto, ossia quando inizierà a mostrare interesse per il pasto degli adulti.
In questo caso non c’è la necessità di affidarsi a schemi, tabelle e orari preimpostati perché nel frattempo continuano le poppate con cadenza abituale che soddisfano il fabbisogno giornaliero riducendosi gradualmente fino a scomparire (Piermarini, 2002).
Il Baby Lead-Weaning è un’altra forma di alimentazione complementare responsiva che prevede l’uso praticamente esclusivo delle mani in una forma adatta alle capacità prensili del bambino e si contrappone al rigido “spoonfeeding”, che consiste nel nutrire i bambini imboccandoli (Brown et.al, 2017).
La letteratura mostra diversi vantaggi per l’alimentazione complementare responsiva (Boswell, 2021).
Infatti, quest’ultima riflette uno stile di alimentazione che coinvolge tutta la famiglia ed è caratterizzata da un caregiver che osserva i segnali di fame e sazietà del bambino, li interpreta correttamente e risponde in modo coerente.
Perciò, oltre a ridurre il rischio di disturbi del comportamento alimentare, incide positivamente anche sulla relazione genitore-bambino (Brown, 2016).
Articolo sctitto dalla dott.ssa Serena Caffarone, tutor nel Corso di Formazione OnLine: Lavorare come Psicologo del Comportamento Alimentare: tecniche di Counseling Psicologico e di Mindful Eating, organizzato da Obiettivo Psicologia.
Bibliografia
Boswell, N. (2021). Complementary feeding methods – A review of the benefits and risks. International Journal of Environmental Research and Public Health, 18(13), 7165.
Brown, A. (2016). Differences in eating behaviour, well‐being and personality between mothers following baby‐led vs. traditional weaning styles. Maternal & child nutrition, 12(4), 826-837.
Brown, A., Jones, S. W., & Rowan, H. (2017). Baby-led weaning: the evidence to date. Current nutrition reports, 6, 148-156.
Dewey, K. (2003). Guiding principles for complementary feeding of the breastfed child.
Ojha, S., Elfzzani, Z., & Dorling, J. (2020). Education of family members to support weaning to solids and nutrition in later infancy in term‐born infants. Cochrane Database of Systematic Reviews, (7).
Pearce, J., Taylor, M. A., & Langley-Evans, S. C. (2013). Timing of the introduction of complementary feeding and risk of childhood obesity: a systematic review. International journal of obesity, 37(10), 1295-1306.
Piermarini, L. (2002). Autosvezzamento. Medico & Bambino, 7, 468-70.
Piermarini, L. (2008). Io mi svezzo da solo!: dialoghi sullo svezzamento. Bonomi editore.
Szajewska, H., Chmielewska, A., Pieścik‐Lech, M., Ivarsson, A., Kolacek, S., Koletzko, S., … & PREVENTCD Study Group. (2012). Systematic review: early infant feeding and the prevention of coeliac disease. Alimentary pharmacology & therapeutics, 36(7), 607-618.