L’effetto Pigmalione (chiamato anche profezia che si autoavvera) si riferisce a quelle aspettative che, pur non corrispondendo al vero, attivano esattamente le risposte pronosticate all’inizio.
Questo fenomeno è stato studiato da Rosenthal (1968) che eseguì un esperimento di psicologia sociale in una scuola elementare.
Egli sottopose gli studenti ad un test di intelligenza ed in seguito, in maniera del tutto casuale, scelse alcuni di loro da indicare come i più intelligenti.
Comunicò l’informazione agli insegnanti, facendo credere loro che essa fosse basata sul risultato del test di intelligenza. Un anno dopo Rosenthal si ripresentò nella scuola e scoprì che i ragazzi segnalati in precedenza avevano effettivamente migliorato il loro rendimento in maniera considerevole rispetto ai compagni non segnalati.
Si appurò poi che tale esito si era verificato perché i docenti, confidando nelle capacità dei ragazzi ritenuti più dotati, li avevano stimolati ed incoraggiati, ottenendo di fatto il raggiungimento dell’obiettivo previsto.
Dunque le attese iniziali, pur basandosi su dati falsati, hanno innescato reazioni tali da indurre il comportamento ipotizzato al principio. Ovviamente lo stesso effetto si ottiene sia in termini positivi che negativi, di conseguenza anche atteggiamenti di sfiducia possono condurre i destinatari ad esprimere capacità inferiori al loro potenziale.
Il nome di questo fenomeno trae origine dal mito ovidiano di Pigmalione, uno scultore greco che dopo aver scolpito e perfezionato la statua di una donna bellissima se ne innamorò arrivando a disperarsi perché lei, inanimata, rimaneva muta dinnanzi alle sue profferte. Afrodite, la dea dell’amore, si commosse al punto di dare vita alla statua, che successivamente divenne la sposa di Pigmalione.
Questo mito rimanda ad un’immagine ideale che – strutturata su false premesse – diventa reale.
L’effetto Pigmalione si può declinare anche nelle relazioni affettive, quando si tenta di cambiare il proprio partner: come lo scultore modellava continuamente la statua per migliorarla, così la persona affetta da sindrome di Pigmalione non riesce ad apprezzare il proprio compagno per quello che è ma per quello che diventerà.
In tal senso si parla anche di amore progettuale, in quanto è insita nel rapporto la volontà di attuare delle modifiche per trasformare l’altro. Esse possono investire l’area delle amicizie, degli interessi, il modo di vestire o di parlare ecc.
Questa tendenza si può riscontrare anche negli individui che cercano di aiutare partner alcolisti, drogati o violenti ad uscir fuori dalle proprie dipendenze, tanto da poterla considerare un sorta di progettualità di sfida.
Esistono esempi altamente creativi di quanto detto finora: basti pensare al film del 1964 “My Fair Lady” con Audrey Hepburn che interpreta una fioraia educata dal prof. Higgings a diventare una donna aristocratica, o al libro di Jean Jacque Rousseau “Emile” da cui si evince l’intenzione di guidare un giovane allievo nel suo intero percorso di crescita plasmandolo secondo i principi della purezza e della morale.
Le relazioni basate su questo modello saranno inevitabilmente fonte di insoddisfazione: da un lato l’individuo si confronta con un’immagine irraggiungibile che, come tale, genera delusione e malcontento, dall’altro lato il partner indotto al cambiamento inizierà a pretendere l’uguaglianza, reclamando la propria individualità.
Ma come mai si sceglie una persona se poi si tenta di cambiarla? Le ragioni possono essere molte, legate alle circostanze esterne ma anche alle condizioni interiori contingenti.
Un’importanza notevole è rivestita dalla fase iniziale di ogni rapporto, ovvero l’infatuazione, in cui l’intensità dell’emozione e della passione impedisce di vedere i difetti dell’altro.
Tuttavia una volta esaurita la carica iniziale emergono chiaramente le imperfezioni della persona che abbiamo accanto.
A questo punto possono delinearsi due situazioni: o si accettano, insieme ai pregi, anche i limiti del proprio compagno, pervenendo ad un rapporto più maturo e consapevole, oppure si intraprende una lotta per cercare di mutarlo, forzandolo a tradire la propria natura e dando luogo a processi di inappagamento reciproci.
E’ dunque necessario, in tale eventualità, rendersi conto che l’esigenza di correggere l’altro corrisponde ad un nostro bisogno e non ad una priorità della coppia, ed interrogarci sulla natura di tale desiderio.
Bibliografia
Merton, R. (1968) “Teoria e struttura sociale”. Bologna: Il Mulino
Rosenthal R., Jacobson L. (1968) “Pygmalion in the classroom New York”, Holt, Rinehart and Winston Trad. it: Pigmalione in classe. L’immagine che chi insegna si fa di chi apprende sotto la sua guida (1991). Milano: Franco Angeli.
Stoichita V. (2006) “L'effetto Pigmalione. Breve storia dei simulacri da Ovidio a Hitchcock”. Milano: Il Saggiatore.
Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.