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    Generazione ombelico

    Questa generazione di adolescenti è silenziosa. Non si ode il clamore delle sue utopie, né giunge agli orecchi degli adulti l'urlo di protesta, né la contestazione contro tutto. La cronaca nera si ostina a dare la caccia a singoli episodi che coinvolgono gruppi di adolescenti in gesta violente, ma lo sforzo di generalizzarne il significato non è credibile. Nel frattempo si infittiscono le inchieste e le ricerche; le generazioni precedenti di adolescenti non erano state tanto ascoltate. Eppure cosa stia effettivamente succedendo nel mondo giovanile non è facilmente comprensibile e la sua opacità facilita la denigrazione da parte del mondo adulto.

    Una sonda che può forse contribuire a illuminare il nuovo modo di attraversare l'adolescenza di questa generazione può essere quella che scandaglia la loro relazione con la creatività e la distruttività. Abbandonare le illusioni e i grandi privilegi dell'infanzia attuale non è facile. I ragazzi debbono fare uno sforzo particolare per creare nuove relazioni che garantiscano lo strepitoso successo ottenuto in famiglia da bambini. Nel contempo debbono esercitare una certa violenza su se stessi e il mondo familiare per riuscire a trasformare il bambino-figlio in adolescente-soggetto sociale e sessuato. Nel contesto attuale il processo di separazione dall'infanzia non ha più i connotati della contestazione e del conflitto fra le due generazioni, né in famiglia, né a scuola, né nelle piazze. La convivenza pacifica fra adulti e giovani si prolunga nel tempo e la famiglia diventa «lunga», cioè capace di contenere i figli oltre i trenta anni. Non è più lottando contro l'autorità del padre o l'ansia della madre che i ragazzi conquistano il sentimento del proprio valore. Il «conflitto edipico», come lo definivano un tempo gli psicoanalisti anticipando una percezione sociale diffusa, si è molto attenuato. I ragazzi di oggi non pensano che per conquistare la propria libertà e identità si debba «uccidere simbolicamente il padre» e mettersi al riparo dalle lusinghe materne andando a dormire nel sacco a pelo in soffitta.

    L'attuale generazione di adolescenti è cresciuta all'interno di un modello educativo che li sospinge a cercare nella propria mente e nel proprio corpo il valore e la bellezza, non nel conflitto sociale o familiare. Nella società del «narcisismo», «liquida» e globalizzata, i ragazzi avvertono che nulla ostacola il tentativo di porre la costruzione autonoma e creativa di se stessi al centro del proprio interesse e della fatica di crescere. Ciò favorisce l'accensione di una forte vocazione espressiva e comunicativa finalizzata alla ricerca della propria «vera» e «profonda» identità.

    Poiché si tratta di far emergere dalla profondità della propria mente il vero desiderio, il progetto autentico, l'amore sincero, la scelta personale, i ragazzi ricorrono a canali espressivi spesso diversi dalla parola. Suonano strumenti, dipingono i muri, danzano in gruppo, trascorrono tempi illimitati nella comunicazione virtuale senza corpo, spudorata e illusoria, producono immagini e le trasmettono agli abitanti della Terra lungo le autostrade informatiche, scrivono diari segreti, costruiscono blog: insomma cercano di esprimere contenuti personali utilizzando i più disparati canali comunicativi.

    La finalità è però narcisistica, non relazionale; nel gruppo e nella comunità cercano se stessi, non la relazione. Tentano di diventare famosi e visibili al fine di capire quanto valgono e chi sono veramente. Ciò autorizza a ipotizzare che Narciso abbia ampiamente sostituito Edipo, e che gli attuali adolescenti coltivino più la bellezza della propria persona che la conquista del potere e la destituzione dei dittatori. I loro comportamenti distruttivi sono perciò meno rumorosi e visibili. Avvengono prevalentemente nella loro mente e all'interno delle relazioni di gruppo e di coppia. È nella loro mente che le istituzioni degli adulti vengono abbattute dalla denigrazione narcisistica e finiscono travolte da un'ondata di noia ingovernabile. La vecchia scuola, la politica, l'organizzazione sociale non suscitano passioni; spesso i ragazzi sbadigliano, ma non sono arrabbiati, sono annoiati. La vita di gruppo è molto diversa da quella condotta dalle generazioni passate. Si incontrano per essere, non per fare. Le relazioni di coppia sono cambiate; maschi e femmine hanno rivisto radicalmente il contratto che li unisce. Questa è la prima generazione che applica radicalmente le pari opportunità. Ciò significa che l'ampio repertorio di tradizioni, miti e riti delle generazioni precedenti è stato silenziosamente distrutto da questa generazione di adolescenti. Sembra che non abbiano nulla di nuovo da proporre; in realtà potrebbe darsi che avessero trasformato il loro mondo molto di più di quanto siano riuscite a fare le rumorosissime generazioni precedenti, specie quella dei loro genitori che tanto si vanta di aver fatto molteplici rivoluzioni.

    Ogni generazione di adolescente crea i propri miti e valori e cerca di distruggere ciò che rischia di ostacolare la realizzazione dei propri nuovi obiettivi. Questa generazione, anche grazie alle nuove tecnologie e possibilità di comunicazione a distanza, sembra orientata ad ampliare e legittimare il valore del Sé attraverso intense attività espressive. Ciò comporta una radicale attività di ridefinizione dell'importanza dei valori e delle istituzioni che dominavano il campo nella generazione precedente. Gli adulti che interagiscono con i nuovi adolescenti rimangono spesso incerti sul valore etico delle loro imprese. Genitori e docenti non sono ancora abituati a condividere l'importanza del narcisismo nella crescita della persona. Ciò rende complesse le relazioni educative: agli adulti sembra che un certo tasso di etica masochistica sia inevitabile. I nuovi adolescenti pensano di essere stati educati a credere che la realizzazione del vero sé sia la principale questione etica e che una falsa sottomissione sarebbe disobbedire alla mamma e al papà.

    FINO A DOMENICA
    Tre giorni a confronto sulla creatività
    Si apre oggi a Sarzana la quarta edizione del Festival della Mente, che fino a domenica, in diversi punti della cittadina in provincia della Spezia, vedrà impegnati scrittori, filosofi, psicologi, artisti, scienziati e tutti quegli specialisti che hanno a che fare con la creatività umana e la sua fonte. Il programma del festival propone 48 appuntamenti (anche per bambini e ragazzi). Tra le novità di quest’anno, una particolare attenzione alle prospettive dell'antropologia, all'arte, un originale approccio alla poesia e due serie di letture commentate. In questa pagina anticipiamo l’intervento che Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, docente di psicologia dinamica all’Università Bicocca-Milano, terrà oggi alle 17,30, in apertura del Festival, presso la Fortezza Firmafede in piazza d’Armi. Titolo della sua conferenza La mente adolescente che crea e distrugge. Tra gli altri appuntamenti di oggi: Giuliano Montaldo che parla sul tema Tra letteratura e cinema, Alessandro Barbero che racconta le invasioni barbariche, Piergiorgio Odifreddi che legge Einstein, Francesco Guccini «burattinaio di parole». Nei giorni successivi di scena Anna Oliverio Ferraris, Oliviero Toscani, David Le Breton, Carlo Mazzacurati, Marco Aime, Salvatore Natoli, Paolo Poli, Marco Delogu, Enrico Alleva, Michelangelo Pistoletto. Per informazioni www.festivaldellamente.it

    Fonte: http://www.lastampa.it

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