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    Gli effetti protettivi e durevoli del bilinguismo a livello cognitivo

     

    Negli ultimi anni il bilinguismo è stato associato a un più lento deterioramento cognitivo e a un esordio tardivo di demenza. Alcuni ricercatori dell’Istituto Nizam di Scienze Mediche, in India, hanno voluto verificare se il bilinguismo effettivamente influisce sulle conseguenze cognitive dopo un ictus. 
     
    Dato il peso sociale del deterioramento cognitivo causato da malattie cerebrovascolari, diversi studi hanno identificato i fattori che influenzano le conseguenze cognitive dopo un ictus. Un potenziale fattore protettivo non ancora esaminato in questo contesto è il bilinguismo.

    Recenti ricerche suggeriscono che il bilinguismo è correlato a una migliore funzione cognitiva nell’invecchiamento e un esordio più tardivo di demenza, tra cui la demenza vascolare.

    Questi risultati sono interpretati nel contesto di un vantaggio nel controllo esecutivo e aumentate riserve cognitive nei bilingui.
     

     
    I ricercatori hanno dunque ipotizzato che se i bilingui differiscono dai monolingui nel profilo dei fattori di rischio vascolare, avrebbero dovuto presentare un’incidenza più tardiva di ictus.

    Al contrario, se i bilingui hanno davvero una migliore riserva cognitiva, ci si aspetterebbe in loro la stessa età per l’incidenza di ictus, ma conseguenze cognitive più favorevoli. L’Istituto Nizam di Scienze Mediche, in India, è stato ritenuto un centro di ricerca clinica molto adatto per esplorare questa correlazione.

    I pazienti con ictus e demenza sono stati valutati dallo stesso team. Il bilinguismo è comune ed è stato studiato sistematicamente
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    I ricercatori hanno esaminato 608 pazienti con ictus ischemico e hanno studiato il ruolo del bilinguismo nel predire il deterioramento cognitivo post-ictus in assenza di demenza.

    Una proporzione rilevante di bilingui avevano un livello cognitivo nella norma rispetto ai monolingui (il 40.5% di fronte al 19.6%), mentre invece è stato osservato il contrario nei pazienti con deterioramento cognitivo, tra cui la demenza vascolare e il deterioramento cognitivo vascolare lieve (il 77,7% di monolingui contro il 49% di bilingui).

    Il bilinguismo è risultato essere un predittore indipendente del deterioramento cognitivo post-ictus.

    In conclusione, i ricercatori spiegano che, stando ai risultati dello studio, il bilinguismo porta a conseguenze cognitive migliori a seguito di un ictus, possibilmente per via delle aumentate riserve cognitive.

    Tutti i pazienti sono stati valutati con una anamnesi dettagliata e una valutazione clinica eseguita da neurologi comportamentali esperti, cardiologi specialisti di ictus e psicologi formati che utilizzano un protocollo diagnostico strutturato adattato dal modello della Cambridge Memory Clinic. 

    La valutazione cognitiva è stata fatta usando l’Addenbrooke’s Cognitive Examination-Revised (ACE-R), uno strumento di screening cognitivo multidimensionale, adattato per i parlanti di  telugu e indi a Hyderabad (India). L’ACE-R è stato ampiamente validato in numerosi studi sugli effetti dell’ictus. 

    La scala Clinical Dementia Rating è stata utilizzata per valutare la gravità della demenza. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a esami di diagnostica per immagini cerebrale (tomografia computerizzata o risonanza magnetica). Il bilinguismo è stato definito come la capacità di comunicare in due o più lingue in interazione con altri parlanti di queste medesime lingue.

    Questo è il primo studio che esamina in modo sistematico il rapporto tra il bilinguismo e le condizioni cognitive dopo un ictus.

    La percentuale di pazienti con funzioni cognitive intatte dopo un ictus era più di due volte superiore nei bilingui che nei monolingui
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    Al contrario, i pazienti con deterioramento cognitivo erano più comuni tra i monolingui. In aggiunta ad altri fattori ben definiti, il bilinguismo è emerso come un predittore indipendente del deterioramento cognitivo post ictus.

    Inoltre, non sono state riscontrate differenze tra i bilingui e i monolingui per quanto riguarda i fattori di rischio vascolare o l'età quando sono stati colpiti dall’ictus, il che suggerisce che le differenze osservate non sono causate da uno stile di vita più sano tra i bilingui. 

    L'unico risultato non influenzato dal bilinguismo è stata la frequenza dell’afasia. Anche se questo potrebbe stupire a prima vista, questo risultato è in linea con la ricerca dell’Istituto di Scienze Mediche di Nizam, suggerendo che il meccanismo alla base dell'effetto protettivo del bilinguismo non è causato da migliori funzioni linguistiche ma esecutive acquisite nel corso di tutta la vita grazie ai processi di code-switching tra le lingue.

    I punteggi più alti dei bilingui negli aspetti attentivi e di fluidità, e le quasi inesistenti differenze nei sottopunteggi che riguardano gli aspetti linguistici, supportano questa ipotesi. Per concludere, i risultati di questa ricerca supportano l'idea di un ruolo protettivo del bilinguismo nel deterioramento cognitivo dopo un ictus.

    Fonte: www.stroke.org

     

    Carolina Ramos Rodriguez è docente di Lingua Spagnola all'Università Niccolò Cusano di Roma, direttrice di Meblis-Metodo ed Educazione al Bilinguismo ed esaminatrice (intervistatrice e valutatrice) per le certificazioni ufficiali di spagnolo come lingua straniera. Attualmente sta concludendo la laurea magistrale in Psicologia.

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