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    I “mammoni” italiani si «inglesizzano»

    I ventenni maschi di oggi? Una generazione di «buoni a nulla» cronici, incapaci persino di sbucciarsi una mela o di prepararsi una tazza di tè. Non a caso, la maggior parte di loro vive ancora con i genitori e di lasciare il nido non ci pensa per niente. E se finora era l’Italia la culla indiscussa dei «mammoni», uomini-bambini cresciuti attaccati alle gonne delle mamme e assolutamente dipendenti da loro, adesso il fenomeno sta dilagando anche nel mondo anglosassone e oggi i «mummy’s boys» dell’era Blair-Brown somigliano in maniera sempre più allarmante ai colleghi italiani, sebbene i numeri siano ancora a loro favore, visto che solo la metà dei ragazzi inglesi fra i 18 e i 30 anni vive ancora in famiglia, al contrario dell’80% dei nostri connazionali.
    «COLPA» DEI GENITORI Dati che arrivano da un’indagine compiuta lo scorso anno da due ricercatori guarda caso italiani – Marco Manacorda ed Enrico Moretti, il primo lavora a Londra, il secondo a San Francisco – nella quale veniva evidenziato come fossero in realtà i genitori tricolori a non voler lasciare andare i figli, mettendo in atto una serie di strategie atte a rimandare il più possibile il momento del distacco. A parere degli studiosi, ai genitori italiani «piace vivere con i figli e pur di convincerli a stare con loro sono disposti a corromperli in cambio di favori o di soldi». Insomma, sarebbero i papà e le mamme di casa nostra a tarpare volutamente le ali ai figli, per convenienza, egoismo o, più semplicemente, eccessiva preoccupazione. Ma leggendo il Daily Mail pare che ora questi comportamenti si stiano «inglesizzando», visto che anche i giovani anglosassoni vivono e si comportano come i coetanei europei.
    MUMMY'S BOY L’espressione mummy’s boy venne usata per la prima volta in una striscia comica del 1975, per indicare un adolescente cresciuto sotto l’ala protettiva della madre che si ostinava a considerarlo ancora il «suo bambino». Ma a trent’anni di distanza non c’è davvero più molto da ridere. Stando agli psicologi, infatti, i maschi con la sindrome da «wimp» (buoni a nulla, inetti) sarebbero le nuove vittime del secolo, perché questa loro condizione di assoluta inferiorità nei confronti delle femmine (sempre più spesso incoraggiate ad essere indipendenti) li porterebbe a soffrire di maggiori disagi comportamentali. Come già in Italia, anche nel mondo anglosassone a finire sotto accusa sono le mamme apprensive-oppressive che, viziando i figli in maniera invereconda, li hanno trasformati in «mollaccioni» senza spina dorsale. I ragazzi si sono così convinti che la vita sia una passeggiata fra petali di rose e che tutto gli sia dovuto, in virtù di una condizione privilegiata che molto spesso fa a pugni con i sacrifici che in realtà i genitori devono fare per mantenerli. Ecco perché, quando finalmente scoprono il mondo e si accorgono che non è tutto così facile e scontato, ma che bisogna rimboccarsi le maniche e pure faticare, il risveglio è in molti causi traumatico e li spedisce dritti sul lettino dello psicologo.
    GENITORI, PERMISSIVI O REPRESSIVI? Essere genitori liberal sarà quindi anche di moda, ma rischia di trasformarsi in un boomerang e, alla lunga, a rimetterci non sono solo i «mummy’s boys» o «mammoni» a seconda della latitudine, ma anche gli stessi genitori. La soluzione? Una via di mezzo fra il permissivo e il repressivo, con una punta di sottile umorismo (questo sì tutto inglese), come quella mamma che ai continui capricci del figlio perché pretendeva ogni cosa che vedeva e che lei invece giudicava sciocca, ha risposto serafica: «Vivrai anche senza, stai tranquillo. Oppure morirai. In entrambi i casi, il problema è risolto». Eccessiva? Forse. Ma a sentire chi ha sperimentato la stessa tattica, assolutamente liberatoria dalla schiavitù dei «buoni a nulla» per volere materno.
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