I bambini hanno una grande capacità comunicativa che non è rappresentata, inizialmente, dal linguaggio ma dalla comunicazione non verbale che si esplicita attraverso l’uso del corpo e l’uso della voce; essa viene modulata a seconda dello stato d'animo e dalle sensazioni.
Attraverso il corpo i bambini mostrano disagio o piacere, e spesso il disagio viene comunicato AGITANDOSI.
Crescendo le modalità di comunicazione si modificano e si arricchiscono. Quando pensiamo ai bambini, dobbiamo necessariamente concepirli all’interno della famiglia, immersi in un contesto, senza mai dimenticare, però, la loro individualità.
Esiste un ciclo vitale della famiglia e un ciclo vitale individuale, all’interno del quale contestualizzare, quindi ogni membro del gruppo familiare, e leggerei diversi compiti evolutivi, a seconda del momento di vita.
Alcune famiglie, durante il processo di crescita e cambiamento, possono trovare difficoltà nel modificare le proprie modalità di funzionamento, non riuscendo a fronteggiare i nuovi compiti che la vita gli presenta, continuano ad utilizzare modi e strategie già sperimentati, rischiando così di finire in un rigido e disfunzionale immobilismo.
In questo contesto di rigidità prendono forma, solitamente, sintomi e disturbi come il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività.
Infatti non bisogna mai dimenticare che corpo e mente sono inevitabilmente legati ed in connessione tra loro, e specialmente per quanto riguarda i bambini, il corpo diventa il canale principale di comunicazione del disagio.
I bambini utilizzano il corpo per comunicare, per relazionarsi con gli altri.
Ma come intervenire in queste situazioni? Cosa fare?
E’ di fondamentale importanza ascoltare i messaggi che i bambini ci mandano, accogliere le loro preoccupazioni, attuare un ascolto attivo. I bambini, inizialmente, hanno bisogno dell’adulto per riuscire a leggere e dare un nome a ciò che sentono, alle proprie emozioni e ai propri bisogni. Il genitore si prende cura del bambino e lo aiuta a dare un significato al mondo che lo circonda. E anche nel caso di manifestazioni di disagio è importante rispondere in maniera costruttiva ai messaggi che inviano i bambini.
Inserendo i bambini nel contesto famiglia viene naturale leggere le relazioni che si vengono a creare tra i vari membri, andare a capire cosa succede nel sottosistema genitoriale quando il bambino “fa il monello”, è importante dare significato alle relazioni, ai sintomi come: tic, enuresi, balbuzie, fobie notturne, i quali spesso riescono a catturare tutte le attenzioni dei genitori derubandoli dello spazio di coppia.
Lo spazio privato della coppia è il luogo di elaborazione delle regole e di condivisione di un progetto coniugale e genitoriale, quando questo manca o si interrompe nelle situazioni di crisi, le posizioni si irrigidiscono e si cristallizzano. E’ in un ottica sistemica che si può fare ciò, non etichettando il bambino con nomi di varie patologie, ma cercando, insieme a tutta la famiglia, di comprendere e dare un significato costruttivo a ciò che preoccupa i genitori.
Utilizzando un ottica circolare è possibile eliminare dalla famiglia lo spettro del senso di colpa, tornando in dietro nel tempo, utilizzando il trigenerazionale è possibile comprendere la storia di quella famiglia, individuare miti e segreti.
Quindi in conclusione è importante conoscere la famiglia, leggerne la danza e aiutarla a sbloccarsi, a trovare nuove strategie per fronteggiare i nuovi compiti che la crescita di un figlio pone in essere.