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    Il capo? Quello che sa come imporsi

    Che cos'è a fare di un leader un buon capo? Carisma, empatia, credibilità? Onestà o una visione coraggiosa del futuro? Certo, tutte queste qualità giocano un ruolo. Ma la caratteristica che i sottoposti stimano maggiormente in chi li deve guidare è la giusta capacità di imporsi. A rivelarlo è uno studio americano pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, edito dall'American Psychological Association (APA). Solo chi riesce ad azzeccare la miscela ideale di assertività, non troppa, né troppo poca, può aspirare a ottenere rispetto e produttività in ufficio come in azienda.

    In una serie di esperimenti condotti da Daniel Ames, professore della Columbia Business School, e da Francis Flynn, della Stanford Graduate School of Business, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di indicare quali erano i punti deboli e quelli di forza per un leader. Tra le caratteristiche positive il campione ha elencato, come ci si poteva aspettare, intelligenza, autodisciplina e carisma. Ma la pecca rilevata più frequentemente, e considerata più grave in ufficio, è risultata l'incapacità da parte del capo di affermarsi in modo corrretto. Che, da sola, è stata votata come più significativa anche del grado di intelligenza e del carisma.

    Un buon capo deve assommare diversi tratti per riuscire a garantire efficienza e benessere sul luogo di lavoro. Ma agli occhi dei sottoposti, quello che il leader sbaglia di più e più frequentemente è proprio il modo in cui decide di imporsi, di esprimere i propri bisogni senza violare i diritti degli altri. I ricercatori hanno riscontrato che su oltre mille commenti degli intervistati sul concetto di leadership, l'aggettivo più spesso citato come mancante era proprio "assertivo", che ha superato del doppio altri concetti come "concentrato sugli obiettivi", "sicuro di sé", "capace".

    Nella maggioranza dei casi, il capo è troppo assertivo o lo è troppo poco. D'altra parte la giusta capacità di imporsi non è una caratteristica chiaramente identificabile. Anzi, meno la si nota, meglio è: significa che funziona come dovrebbe. Un po' come il sale nella salsa. "Quando ce n'è troppo o troppo poco, non si riesce a notare niente altro. Quando è giusto, risaltano tutti gli altri elementi", commenta Ames, coordinatore di uno dei due studi.

    L'assertività diventa però un problema se vira verso un estremo o un altro. Da un lato, l'incapacità di imporsi crea un "corto circuito" nel leader, che non riesce a realizzare gli obiettivi che si è prefisso e a raggiungere risultati. All'opposto, un capo troppo assertivo diventa insopportabile, rischio certamente da non sottovalutare. "Anche se per un certo periodo riesce a ottenere quello che vuole, alla lunga i costi sociali cominiciano a farsi sentire con conseguenze gravi sui risultati", ammonisce Ames.

    Fonte: http://www.repubblica.it

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