Il percorso verso il benessere per i pazienti italiani che soffrono di malattie mentali gravi è in salita, ma nel nostro Paese le possibilità di successo sembrano essere più alte che all’estero. Lo dimostra il fatto che in Italia gli episodi di tentato suicidio tra i pazienti sono circa il 28 per cento contro un ben più alto 52 per cento registrato in media all’estero. Un dato che fa sperare per il futuro delle persone che soffrono di malattie mentali gravi quali la schizofrenia, il disturbo schizoaffettivo e il disturbo bipolare, e che incoraggia le speranze dei pazienti di avere una vita produttiva e appagante e di conseguire il benessere a lungo termine.
Rimangono però forti ostacoli che quotidianamente i malati e le loro famiglie devono affrontare per il conseguimento di questi obiettivi, come lo stigma della malattia mentale, le risorse limitate e le conseguenze connesse alla ricaduta. Sono proprio le ricadute la principale preoccupazione per l’88 per cento degli psichiatri italiani che hanno in cura pazienti con malattie mentali gravi. Infatti, stando a quanto viene da loro stessi dichiarato, le ricadute possono avere un impatto devastante sia per i pazienti che per le famiglie.
Un episodio di ricaduta, inoltre, può spesso portare al ricovero in ospedale del paziente (avviene nell’85 per cento dei casi italiani e nel 90 per cento dei casi all’estero), alla perdita del posto di lavoro (78 per cento Italia – 86 per cento Estero), esperienze di detenzione (6 per cento Italia – 30 per cento Estero) e perfino al suicidio (28 per cento Italia – 52 per cento Estero). Questi dati quindi sembrano confermare uno scenario italiano in cui – seppur in linea con la situazione internazionale – l’impatto delle malattie mentali gravi viene meglio gestito.
E’ quanto di più importante è emerso dall’indagine internazionale Keeping Care Complete presentata di recente alla classe medica nell’ambito del XXI Congresso ECNP (European College of Neuropsychopharmacology). L’indagine ha raccolto l’opinione di 697 psichiatri provenienti da tutto il mondo – Italia, Australia, Canada, Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti – i quali hanno risposto a domande circa i molteplici fattori di influenza sulla vita dei pazienti e su quali conseguenze i familiari caregiver, lo stigma, la mancata adesione al trattamento e le ricadute possano avere sulla vita delle persone che soffrono di queste debilitanti patologie. Un campione significativo di psichiatri italiani (78) ha partecipato all’indagine dando un contributo determinante per la migliore comprensione del contesto sociale e epidemiologico italiano.
“La ricerca conferma il ruolo cruciale delle famiglie in tutto il processo di cura”, dichiara a commento dei dati Maria Luisa Zardini, presidente di ARAP (Associazione per la Riforma dell’Assistenza Psichiatrica). “È importante quindi che siano aiutate a svolgere questo compito, che ricevano il sostegno necessario per far sì che il proprio familiare segua le cure correttamente e in maniera continuativa, sia in ambiente ospedaliero che a casa. Spesso i parenti dei malati sono lasciati soli in questa battaglia quotidiana; un isolamento che ha conseguenze negative non soltanto sulla salute del malato ma anche su quella dei familiari che lo assistono”, conclude la Zardini.
Fonte: XXI Congresso ECNP – European College of Neuropsychopharmacology.
http://it.health.yahoo.net/c_news.asp?id=23633