L’era di whatsapp e delle nuove comunicazioni mediante social network impongono nuovi stimoli agli individui ed alle famiglie rendendo necessari, quindi, anche nuovi modelli comunicativi, che contengano il progresso ma mantengano solide le basi della famiglia e dei suoi legami.
Non è un caso che sempre più spesso si assista ad una richiesta di sostegno genitoriale: i genitori, in crisi rispetto ai vecchi modelli di relazione, si percepiscono spesso depotenziati rispetto alle modalità relazionali proposte dai figli.
Quali confini generazionali sono possibili? Quale modello relazionale interiore ogni genitore propone al figlio? Quale comunicazione utilizza per veicolarlo?
Questi quesiti, talvolta, sono alla base della richiesta di aiuto dei genitori e nelle famiglie, sia che esse vivano un momento di difficoltà specifico per cui hanno formulato una richiesta di supporto psicologico sia anche che attraversino semplicemente la fase del ciclo vitale dell’adolescenza.
La famiglia imprime un senso di identità a ciascuno dei suoi membri attraverso il senso di appartenenza, di riconoscimento e di differenziazione.
Secondo Minuchin (1976), la famiglia è un gruppo sociale naturale, che regola le reazioni dei suoi componenti, sia rispetto agli stimoli che vengono dall’interno che dall’esterno. Pertanto grazie al lavoro di supporto familiare si ha la possibilità di riequilibrare i confini e di conseguenza i limiti che l’adolescente incontra nel mondo esterno.
Minuchin sottolinea come il cambiamento agisca sempre dai sistemi più grandi a quelli più piccoli e quindi dalla società alla famiglia.
In quest’ottica appare fondamentale sottolineare come il progresso e le nuove tecnologie entrano in maniera dirompente nel sistema famiglia, che di suo ha il compito di accogliere gli stimoli esterni cercando di ristrutturarli e adattarli nel rispetto di un empowerment familiare.
Il lavoro di sostegno familiare permette di lavorare sui sottosistemi, sui confini e quindi sulle regole.
E’ fondamentale, come indicato da McHale parlando di cogenitorialità (1997), che i genitori lavorino insieme come una squadra e che l’adolescente percepisca che lo stile educativo sia più possibile coeso e similare, che la comunicazione possa essere fluida, favorendo pertanto anche l’espressione dei sentimenti e che le regole siano chiare.
I genitori hanno necessità di sentirsi efficaci nel loro ruolo e collaborativi l’uno con l’altro condividendo significati e regole educative.
Un intervento psicologico integrato, che accolga le esperienze e i vissuti di tutti i partecipanti, infine, prevede il lavoro da una parte con la famiglia dall’altra con il ragazzo: il lavoro psicologico con i genitori si basa sul rendere i confini e le regole del contesto “protettive” e “chiare”, mentre il lavoro psicologico con l’adolescente gli permette di entrare più in contatto con le proprie emozioni.
Articolo scritto dalla Dottoressa Alessia Puddu, Psicologa e Docente del Workshop "Adolescenti e internet: l'intervento psicoeducativo con i genitori" organizzato da Obiettivo Psicologia, che si svolgerà a Cagliari il prossimo 10 febbraio 2018.
Bibliografia
McHale (2009). La sfida della cogenitorialità. Raffaello Cortina Editore. Milano.
Minuchin S. (1976). Famiglie e Terapia della famiglia. Astrolabio. Roma
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