Intervista a Howard Rheingold, studioso di Psicologia della conoscenza e profeta della tecnologia wireless, nei cui progressi ancora in parte inimmaginabili- nel giro di pochi anni faremo tutto col telefonino, una sorta di nostro alter-ego che già oggi è uno strumento di espressione popolare capace di condizionare la politica dei governi- vede la garanzia della vera libertà di informazione per tutti i popoli del mondo
Howard Rheingold è un profeta dei nostri tempi : un guru dell’era wireless, della tecnologia senza fili. Riesce a vedere là dove noi comuni mortali cerchiamo invano di spingere lo sguardo. Nel suo ultimo e famoso libro, «Smart mobs : tecnologie senza fili. La rivoluzione sociale postuma ventura» (Raffaello Cortina, 2003), ha annunciato la fine della massa priva di consapevolezza.
E’ già nata, questa moltitudine intelligente, il 40004000-M : la "moltitudine mobil-izzata". Ossia la massa alfabetizzata, digitalizzata, capace di un’organizzazione istantanea.
Ci dice Rheingold che nel mondo senza cavi tutto sarà più rapido, ma che questo non significa sempre un vantaggio : se in passato la zia ci scriveva una lettera al mese, oggi col telefonino ci rompe continuamente le scatole. Sarà possibile scendere da questo treno impazzito ? Potranno farlo, sostiene lui, solo i ricchi : perché avere un cellulare costa, ma quanto costa non averlo ? Vivere senza telefonino è già oggi un lusso che noi del ceto medio non possiamo permetterci.
Rheingold ha 58 anni ed è nato in Arizona. Ha studiato Psicologia della conoscenza alla State University di New York. Autore di diversi libri – fra cui «Creatività superiore. Come liberare le intuizioni dell’inconscio» (Astrolabio,1986) e «Virtual reality» (Summit, 1991), – è affascinato dai poteri della mente umana e dalle potenzialità delle nuove tecnologie, ed è un fautore della piena libertà d’espressione contro ogni ingerenza dello Stato nella vita delle persone : una libertà che proprio la tecnologia rende sempre più difficile soffocare, in quanto permette l’affermarsi di una vera democrazia, diretta, dove è il cittadino a dire l’ultima parola nelle decisioni politiche importanti.
Un entusiasta dei progressi della tecnica, dunque, che ci rivela : «Quando i ragazzini di quindici anni mi insegnano a usare gli ultimi giocattoli tecnologici, mi sento ringiovanire.»
– Davvero pensa che il cellulare sia sinonimo di maggiore libertà e democrazia?
«Certamente» risponde. «Senza il telefonino, ad esempio, non avremmo mai saputo dell’esistenza dell’influenza del pollo in Asia, né avremmo potuto prepararci a questa minaccia. Le autorità cinesi, infatti, tentarono in ogni modo di occultare quanto stava accadendo, proibendo a tutti di parlarne, come si faceva ai tempi di Mao Tse-tung.»
-Come è trapelata la notizia, allora ?
«Il fatto è che non siamo più ai tempi di Mao, e in un solo giorno i cittadini della Cina inviarono 150 milioni di SMS in tutte le lingue, che avvertivano i loro parenti e amici sparsi nell’intero pianeta.»
-Pensa che se ci fossero stati i telefonini, non avremmo avuto né Mao, né Stalin, né Hitler, né Francisco Franco ?
« Non esageriamo, e soprattutto non cantiamo vittoria troppo presto. Quando ci fu l’elezione di Miss Mondo in Nigeria nel 2002, gli SMS servirono per riunire quegli energumeni degli estremisti islamici che poi assassinarono decine di cristiani.»
«Il telefonino, insomma, può salvare vite, ma anche uccidere innocenti.
«Come ogni tecnologia, è neutrale. Può servire gli interessi di squadracce fasciste, o essere un’opportunità immensa per la democrazia.»
-Ci faccia un esempio di questo secondo uso.
«Nelle Filippine, nel 2001, i cellulari, grazie agli SMS che convocarono un milione di manifestanti, fecero cadere il regime di Joseph Estrada. Ma la palma nella storia della mobilizzazione politica via cellulare la detiene la Corea del Sud, dove un sito Internet cambiò il risultato delle elezioni. E non perché ci sia stata una manomissione dei dati, ma perché ci fu una reazione degli elettori resa possibile dal telefonino. I sondaggi svolti all’ingresso dei seggi elettorali davano infatti per perdente il candidato sostenuto da quel sito, e allora si scatenò una mobilizzazione tramite e-mail e SMS : 27.000 persone mandarono in poche ore 700.000 e-mail e più di un milione di SMS, chiedendo di votare il loro preferito. E riuscirono a cambiare l’esito del voto ! Naturalmente il candidato così eletto, Roh, concesse la sua prima intervista a quel sito Internet, snobbando le maggiori testate.»
-Ma secondo lei, dove ci condurrà tutto questo ?
«Alla completa "mobil-izzazione" delle nostre esistenze.»
-Più di quanto già non siano "mobil-izzate" oggi ?
«Ma se siamo appena agli inizi ! Un giorno non lontano il cellulare sarà il telecomando della nostra vita. Certo, è un’arma a doppio taglio : il cellulare ci permette di avere l’ufficio dove vogliamo, ma ci impone anche di portarlo con noi anche quando non lo vorremmo. Non possiamo più dimenticarci del lavoro : siamo reperibili sempre e ovunque.»
-C’è sempre la possibilità di spegnerlo e di dire poi che la batteria era scarica, o che non c’era campo…
«Non potremo più farlo. Il cellulare sarà la nostra chiave di casa, la chiave dell’automobile, l’allarme sanitario che avviserà chi di dovere se ci sentiamo male, il modo di pagare il caffè al bar o di prenotare un posto per uno spettacolo… E le sto enumerando solo quello che già avviene in Giappone con DoCoMo. In realtà non riusciamo nemmeno a immaginare quali altre facilitazioni potrà offrirci il cellulare.»
-Ma potrà anche diventare un pericoloso strumento di controllo di qualsiasi dissidente.
«Sì, ma questo controllo diventerà sempre più difficile, perché la crescente miniaturizzazione dei chips ne favorisce l’integrazione, rendendo la loro monitorizzazione praticamente impossibile.»
-I dittatori di un tempo proibivano e confiscavano le fotocopie…
«Nessuno può proibire i cellulari. L’hanno scorso ne sono stati venduti nel mondo 600 milioni, ossia un decimo della popolazione del pianeta : e questo in un solo anno !»
-Ma non c’è qualcuno che controlla tutti gli SMS ?
«No, nessuno. Anche i dirigenti politici cinesi dovranno arrendersi alla democrazia senza fili.»
-Il mondo, però, è diviso fra chi ha il cellulare e chi non ha nemmeno da mangiare.
«Molti antepongono il telefonino al cibo o per lo meno ai vestiti. In Brasile ho visto uno straccione scalzo parlare al suo cellulare, e in Cina esistono migliaia di ricaricatori pubblici per i cellulari nelle zone dove non è ancora arrivata la luce elettrica. Ciò significa che la gente considera il telefonino più indispensabile della lampadina.»
– E negli Stati Uniti qual è la situazione ?
«Siamo più indietro dell’Unione Europea e molto più indietro del Giappone e della Finlandia, che sono le due nazioni più all’avanguardia nella tecnologia wireless.»
-Chi si arricchisce con i telefonini ?
«Gli operatori non hanno ancora capito dove potrà condurci la tecnologia senza fili. Saremo noi utenti a dire loro cosa vogliamo fare col cellulare, e gli imprenditori apriranno nuovi e insospettabili canali di business mobile se sapranno trovare le soluzioni giuste alle nostre esigenze.»
Articolo di Luigi Amici, tratto da http://www.larena.it/