• Unisciti ai 251375 iscritti

    Il presidente dell’Arcigay ascolti i miei pazienti

    Collegandosi al precedente articolo "Per sei mesi in terapia cattolica", pubblicato su OPsonline.it, diamo ad oggi visibilità alle precisazioni del Prof. Cantelmi

    ————————————— 

    Difficile non condividere quanto recentemente affer­mato dal presidente nazionale dell’Ordine degli psi­cologi Giuseppe Luigi Palma, che invoca il rispetto per i codici valoriali dei pazienti che consultano uno psi­coterapeuta e pone un altolà a discriminazioni di ogni ge­nere. Difficile però leggere questo a senso unico e titolare, come fa Liberazione, «l’Ordine degli psicologi condanna Cantelmi» (e invece fa solo un comunicato che ribadisce al­cuni principi a mio parere indiscutibili). Al di là dell’attac­co strumentale e dal tono chiaramente intimidatorio, non avrei difficoltà neanche a sottoscrivere quello che afferma Mancuso, presidente dell’Arcigay, che in un altro prece­dente editoriale terminava anche con un passaggio omele­tico in cui ricordava a me la misericordia di Dio.

    Il fatto: u­na presunta inchiesta di Liberazione riportava la vicenda di un giornalista che mi chiede, sotto mentite spoglie, aiuto e che poi strilla che quel medico cattolico e clericale lo vole­va 'curare'. Inchiesta smentita nel dettaglio, grossolana, incompleta, strumentale. Da ciò nasce il caso, montato ad arte: esistono in Italia reti clandestine (davvero?) cattoliche di terapeuti che fanno terapie forzate ai gay. È inutile smen­tire ancora, si rischia di essere ripetitivi. Intanto riparte il tam tam mediatico con blog, siti, agenzie, ecc…

    Rinuncio a ri­stabilire la verità, ma raccolgo l’invito di Mancuso ad una discussione (pacata e serena mi auguro). E allora: quali so­no i temi in gioco? Anche se ritengo che discussioni più tec­niche vadano rimandate nelle sedi appropriate (quelle del dibattito scientifico), provo a semplificare, sperando che nessuno voglia strumentalizzare quello che dico.

    Primo: nessuna terapia 'riparativa'. Da tempo sostengo che il termine 'riparativa' sia ideologico, come quello 'af­fermativa'. Esiste la terapia, secondo modelli convalidati scientificamente, ed esiste la domanda di psicoterapia. E­siste il lavoro di decodifica del terapeuta ed esiste il consenso del paziente. Si può discutere di questo?

    Secondo: nessuna diagnosi di omosessualità. Questo non vuol dire non prendere in esame quella che l’ICD-X (cioè il sistema di classificazione ufficiale dell’Organizzazione Mon­diale della Sanità) chiama 'sessualità egodistonica' e la comprende nella categoria 'Psychological and behaviou­ral disorders associated with sexual development and o­rientation'. Attenzione! L’ICD-X (il più ufficiale e recente sistema di classificazione) chiarisce che ciò vale per tutti: e­terosessuali ed omosessuali e specifica che «l’orientamen­to sessuale da solo non riguarda questo disturbo». Sotto­scrivo e credo che questo possa mettere a tacere ogni spe­culazione. Nessuna omofobia. Vogliamo mettere in discus­sione l’ICD-X? Si può fare, attiene alla ricerca scientifica, ma al momento questa è la posizione ufficiale dell’OMS.

    Terzo: rispetto dei codici valoriali del paziente. Ottimo, ma anche questo vale per tutti. Che debbo rispondere alla let­tera di denuncia che proprio oggi mi giunge da un uomo della Basilicata che si dice 'violentato' perché il suo tera­peuta lo pressa per la separazione coniugale che invece con­trasta con i suoi valori più profondi? Ne vogliamo parlare? Davvero nessuno ha mai preso in esame le lamentele di pa­zienti che aderiscono con convinzione a movimenti eccle­siali e che sono profondamente turbati da terapeuti che non rispettano il loro codice valoriale?

    Quarto: la presunta neutralità del terapeuta. Innumerevo­li studi metodologici ed epistemologici dimostrano che il terapeuta non è neutrale. Sostenerne la neutralità è sem­plicemente antiscientifico. E allora: non è forse più etico (ma direi semplicemente onesto) dichiarare le premesse antropologiche ed i presupposti epistemologici che sono dietro ogni modello terapeutico? Questo mi sembra un pun­to su cui debba essere promossa in Italia una ricerca au­tentica.

    E infine: è vero, ho invitato Mancuso a passare con me una settimana, nel mio studio, per verificare se sia stato giusto prestarsi ad una operazione mediatica di linciaggio così, a mio parere, ingiusta. Rinnovo l’invito e alzo il tiro: potrà ac­cedere, con il permesso dei pazienti, all’agenda degli ap­puntamenti, allo scambio di mail, alle innumerevoli te­lefonate, agli sguardi ed alle sofferenze dei pazienti stessi, insomma a tutto il lavoro svolto.

    Fonte: http://www.aippc.net/  

    Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.

    Aree riservate agli abbonati di liberamente