• Unisciti ai 251408 iscritti

    Il Role-playing in contesti organizzativi

    Con questo primo contributo, prende il via una rubrica dal taglio esperienziale, destinata a giovani psicologi e a psicologi in formazione, sulle diverse tecniche di attivazione in gruppo, spendibili in svariati contesti: nei gruppi di lavoro, per stimolare nuove idee e risolvere i problemi, per animare e sviluppare l’apprendimento nei gruppi in formazione, per intervenire nei gruppi terapeutici. 

    Nelle prossime settimane, verranno pubblicati  una serie di articoli che avranno per oggetto una tecnica di gruppo diversa, che funge da utile supporto per il lavoro pratico dello psicologo.
     
    La prima tecnica di gruppo presentata questa settimana è forse tra le più conosciute: IL ROLE-PLAYING

    La sua origine risiede nello Psicodramma, una tecnica terapeutica ideata dallo psichiatra Jacob L. Moreno (1889-1974), che coniò per primo il termine “Role-Playing”, per indicare il “gioco di ruolo libero”.

    Il Role-playing, come tutte le tecniche di simulazione cerca di riprodurre in aula, quindi in una situazione protetta, problemi e accadimenti simili a quelli della vita reale.
    La differenza che intercorre con la psicoterapia è, che mentre in quest’ultima si recitano aspetti personali, nel Role-playing si mettono in scena ruoli organizzativi o sociali in genere.

    Quindi l’oggetto reale del Role-playing come esercitazione di apprendimento è la drammatizzazione di comportamenti di ruolo. 


    Definizione e fasi di svolgimento
    Definiamo il role-playing: 

    “una rappresentazione scenica di una interazione personale tra due soggetti che interpretano ruoli diversi, e comporta quindi l’assunzione di un comportamento in una situazione immaginaria”.

    Sinteticamente, consiste nel richiedere ad alcuni allievi di svolgere, per un tempo limitato, il ruolo di “attori”, di rappresentare cioè alcuni ruoli, in interazione tra loro, mentre altri partecipanti fungono da “osservatori” dei contenuti e dei processi che la rappresentazione manifesta.

    Ciò consente una successiva analisi dei vissuti, delle dinamiche interpersonali, delle modalità di esercizio di specifici ruoli, e più in generale dei processi di comunicazione agiti nel contesto rappresentato.

     
    La tecnica generale si svolge nelle seguenti fasi:
    • il conduttore del gruppo introduce la situazione da interpretare: ad esempio la gestione di un colloquio tra capo e dipendente, o altre situazioni reali, divide il gruppo in coppie e detta i tempi dello svolgimento (generalmente ogni coppia ha circa 10/15 minuti a disposizione per inscenare il proprio gioco di ruolo); 

    • le coppie, a rotazione interpretano la situazione e i relativi ruoli loro assegnati (ad esempio capo/dipendente, venditore/cliente o altro) sull’indicazione anche di materiale loro fornito dal conduttore e atto a descrivere i ruoli ed il contesto nel quale il problema va inserito; durante l’esecuzione, i restanti partecipanti che fungono da “osservatori” prendono nota di ciò che emerge di interessante;

    • terminata l’interpretazione dei ruoli da parte di tutte le coppie, avviene una discussione generale, in gergo Debriefing. Ogni coppia è chiamata ad esprimere apertamente le proprie impressioni sull’esperienza appena vissuta, e il resto del gruppo esterna a sua volta ciò che ha osservato durante il loro “gioco”. Nel gioco di ruolo si fanno appunto esperienze dirette, fuori dal gioco di ruolo si è osservatori, critici, con il gioco di ruolo si impara facendo, dopo il gioco, con il “debriefing” si impara riflettendo su ciò che si è fatto.

    Tipologie e varianti
    Vi è una suddivisione interna fra i Role-playing, che vede due tipologie:
    1. Role-playing strutturati in questa tipologia vi sono delle regole e dei vincoli precisi circa i ruoli, i contenuti e lo svolgimento delle discussioni, tutto il materiale è preparato e strutturato a monte. Gli obiettivi che si intendono raggiungere con questa tipologia di Role-playing sono:
      – sviluppo di capacità per risolvere problemi;
      – apprendere procedure ben definite, quali ad esempio: la prassi per affrontare i reclami, o tecniche, ad esempio come condurre un’attività promozionale, come effettuare una dimostrazione, come superare le obiezioni, come ricevere gli utenti, ecc;
      – modificare gli atteggiamenti per quanto riguarda le relazioni interpersonali e le relazioni tra superiori e collaboratori;

    2. Role-playing non strutturati o liberi qui l’attenzione si sposta verso la scoperta di nuovi modelli d’azione, alla spontaneità, al feedback. Si tralascia un’attenta preparazione in anticipo dei materiali, il gruppo sceglie direttamente gli argomenti che ritiene più importanti; inoltre l’individuo può interpretare qualsiasi ruolo, anche se stesso, personaggi esistenti o immaginari; la situazione rappresentata può essere immaginaria o accaduta realmente. Gli obiettivi che si intendono raggiungere sono:
      – aiutare i partecipanti ad acquistare intuito nel loro comportamento in generale e nel loro comportamento verso gli altri;
      – modificare atteggiamenti nel lavoro, nella famiglia o nella vita sociale;
      – aiutare i partecipanti ad acquistare nuovi metodi per affrontare situazioni problematiche.
    Per rendere la tecnica più ricca esistono anche numerose varianti, di cui ricordiamo soltanto le più importanti:
    • Inversione dei ruoli: utilizzata nei role-playing non strutturati, quando c’è notevole divergenza di vedute tra due persone. Essa consiste nella semplice inversione delle parti degli attori, ciò facilita molto la comprensione dei punti di vista altrui. I risultati di questo procedimento sono generalmente: rafforzare la flessibilità e la spontaneità dei comportamenti ed aumentare la capacità di guardarsi dentro e la sensibilità verso gli altri.
    • Soliloquio: avviene quando il trainer può interrompere uno degli attori ed attraverso un’intervista spingerlo a esprimere ad alta voce pensieri ed impressioni finora non chiaramente espressi.
    • Tecnica dello specchio: uno dei partecipanti interpreta, ad esempio, la parte di un altro membro del gruppo piuttosto esitante a svolgere il suo ruolo: la persona di cui si vuole incoraggiare la partecipazione vede così se stesso riflesso come in uno specchio e ritrae un utile feedback per il suo comportamento.
    • Rotazione dei ruoli: risulta particolarmente efficace quando si vogliono sottoporre tutti i partecipanti ad un determinato ruolo, uno dopo l'altro. Si raccoglie, così, al termine una vasta serie di comportamenti come risposta ad uno stimolo identico, con evidenti vantaggi ai fini formativi. 

    Contesto e setting
    Il Role-playing può essere usato nei seminari, nelle esercitazioni all'interno di laboratori di didattica, nelle fasi pratiche di un Assessment center, nei corsi di formazione. In ambito formativo questa tecnica viene usata soprattutto per la formazione manageriale, la formazione di nuovi ruoli, l'inserimento di personale in ruoli delicati dal punto di vista dei rapporti umani o per la formazione dei formatori. L'ambiente fisico nel quale si svolge l'attività non richiede particolari caratteristiche se non quella di avere uno spazio sufficiente per muoversi, garantendo riservatezza. È importante inoltre creare un setting accogliente, informale, flessibile e il più possibile protetto da interruzioni, che possa consentire il lavoro in più sottogruppi.

    Vantaggi e svantaggi

    Uno dei principali vantaggi è quello di “indurre” i partecipanti ad ampliare i propri punti di vista e a cercare di comprendere con più flessibilità il comportamento dell’altro.
    La tecnica stimola l’apprendimento sia attraverso l’impegno nello svolgere un certo ruolo, sia nell’osservazione del comportamento degli altri partecipanti, sia infine attraverso il feedback.

    Per quanto riguarda, invece, i principali svantaggi, la tecnica, soprattutto quella non strutturata, richiede un conduttore molto abile e capace di correggere, nel momento necessario, i comportamenti errati attuati dai partecipanti.

    Infine, l’uso del role-playing in condizioni di scarsa socializzazione può essere controproducente e può bloccare o inibire ulteriormente individui e gruppi in apprendimento.

    La prossima settimana verrà trattato più nello specifico lo Psicodramma di Moreno.
    Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.

    Aree riservate agli abbonati di liberamente