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    Il ruolo dello psicologo nella diagnosi e nel trattamento dei DSA

    Cosa sono i DSA?

    L’ICD-10 (International Classification of Diseases), il DSM-V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) definiscono i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), come tutti i disturbi dello sviluppo, un’alterazione di una particolare funzione che interessa uno o più domini specifici, sistemi separati anche se altamente interattivi tra loro.

    Nello specifico, i DSA comprendono:

    1. la dislessia;
    2. la disortografia;
    3. la disgrafia;
    4. la discalculia.

    La dislessia è il disturbo specifico di lettura e si caratterizza per la difficoltà a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza.
    La disortografia è il disturbo specifico che riguarda la componente costruttiva della scrittura, legata quindi ad aspetti linguistici, e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto.
    La disgrafia riguarda la componente esecutiva, motoria, di scrittura (in altre parole ci riferiamo alla difficoltà di scrivere in modo fluido, veloce ed efficace).
    La discalculia riguarda il disturbo nel manipolare i numeri, nell’eseguire calcoli rapidi a mente, nel recuperare i risultati delle tabelline e nei diversi compiti aritmetici.


    Quale ruolo ha lo psicologo nella diagnosi dei DSA?

    Nel mese di luglio 2012 è stato elaborato un importante documento normativo, dal titolo “lndicazioni per le diagnosi e la certificazione diagnostica dei DSA”, che fa riferimento all’accordo della conferenza Stato-Regioni.

    In questo documento è chiaramente detto che per formulare la diagnosi ed effettuare consulenza in materia di DSA è indicato l’approccio interdisciptinare, e che gli specialisti coinvolti sono il neuropsichiatra infantile, lo psicologo e il logopedista. In questo lavoro gli psicologi devono essere dunque in prima fila per specifica competenza, sia in sede diagnostica e consulenziale, che in ambito riabilitativo.

    Per poter procedere con una diagnosi di DSA occorre valutare il funzionamento cognitivo del bambino, attraverso test standardizzati come la WISC-IV oppure le Matrici Progressive di Raven. In questo primo momento si ravvisa la necessità che la valutazione dei livelli cognitivi/intellettivi sia fatta da uno psicologo, in quanto solo uno psicologo sa fare una “misurazione” psicometrica dell’intelligenza, valida e attendibile, integrata a valutazioni che comprenderanno il particolare stato emotivo, relazionale e socio-culturale del bambino.

    Successivamente si procederà alla valutazione delle competenze di base acquisite fino a quel momento in lettura e comprensione del testo, in scrittura e grafia, e in matematica e abilità di problem solving. Anche in questo lavoro devono essere usati gli strumenti standardizzati ormai da tempo a disposizione degli Psicologi, come le prove DDE-2, per la valutazione della lettura e della scrittura, e le prove BDE, per la valutazione del calcolo e delle abilità numeriche.

    Opportuno è approfondire le funzioni neuropsicologiche sottostanti al processo di apprendimento, in particolare sarà importante valutare la memoria, le capacità attentive e di concentrazione, le abilità visuo-spaziali e temporali.

    Anche in questi casi sono opportune conoscenze prettamente di tipo psicologico e neuropsicologico e l’uso di strumenti standardizzati. Il processo diagnostico si conclude con l’analisi degli aspetti emotivo-relazionali e delle dinamiche psicologiche connesse al DSA.


    Quale ruolo ha lo psicologo nel trattamento dei DSA?

    Come sostiente Micozzi (2011): -“Tutti gli studi sui DSA, soprattutto per la forma di disturbo di letto-scrittura, concordano che si generano in parallelo e in conseguenza ai disturbi del linguaggio; in particolare è la componente fonologica sublessicale del linguaggio che appare maggiormente coinvolta nella dislessia e nelle forme di disturbo della scrittura, nonché in alcuni aspetti della discalculia.

    Da questa considerazione deriva la necessità di iniziare il trattamento riabilitativo di tipo logopedico il più presto possibile per agganciare e potenziare lo sviluppo del linguaggio.
    Quindi nei primi anni di apprendimento della letto-scrittura è indicato il trattamento logopedico in quanto specifico in quella fase evolutiva e coerente con le tipologie di insegnamento della letto-scrittura del primo ciclo della primaria.

    Sappiamo però che i trattamenti logopedici hanno possibilità di esprimere la migliore potenzialità di riabilitazione entro gli 8-9 anni del bambino, dopo di che la logopedia perde efficacia man mano che la crescita del bambino e il complessificarsi degli studi richiedono sempre più una conoscenza generale dello sviluppo cognitivo e un potenziamento che investa tutte le sue componenti, anche emotivo-relazionali, e non solo quella del linguaggio.

    Anche se il potenziamento dello sviluppo del linguaggio rimane un traino fondamentale alla crescita cognitiva generale, esso da un certo momento (dopo il secondo ciclo della primaria) deve essere ingranato sull’insieme della personalità del bambino, il quale nel percorso scolastico ha bisogno sempre più di investimento motivazionale e di strategie di apprendimento”.-

    Con queste parole appare evidente che il trattamento cognitivo di un bambino debba essere condotto da uno psicologo il quale può tenere conto sia degli aspetti psicologici implicati negli apprendimenti, sia delle metodologie e strategie di ottimizzazione degli apprendimenti necessarie al bambino con DSA.

    Il concetto di trattamento cognitivo abbraccia ad ampio raggio il concetto di potenziamento cognitivo che affonda le radici nella letteratura sull’intelligenza potenziale.

    Il potenziamento cognitivo si basa su tre assunti principali.
    Il primo riguarda il fatto che i processi cognitivi e le strategie presenti nel repertorio cognitivo di una persona non sempre vengono utilizzati appieno: valorizzare il potenziale significa scoprire la capacità interna, fornendo al soggetto delle mediazioni tra risorse interne ed esterne.
    Il secondo assunto dell’apprendimento potenziale è la modificabilità: attraverso l’influenza delle condizioni esterne, si evidenziano capacità che erano precedentemente inesistenti nel repertorio comportamentale del soggetto.
    Il terzo assunto riguarda la convinzione che la modificabilità cognitiva è sempre possibile, indipendentemente dalle condizioni di partenza: età, tipo di problema e livello di gravità.

    Conclusioni

    Lo psicologo può fare molto con bambini con DSA, ma deve approfondire e aggiornare puntualmente e continuamente le proprie conoscenze. Saper diagnosticare e trattare un bambino con DSA è una competenza che può fornire allo psicologo libero professionista ampie possibilità lavorative.

    Bibliografia
    Micozzi (2011), Bambini con disturbi specifici degli apprendimenti: da una legge attesa da oltre 10 anni il ruolo degli Psicologi nella Diagnosi e nei Trattamenti Riabilitativi dei D.S.A., in La professione di Psicologo, vol. 2/2011
    Viola (2012), Difficoltà e disturbi specifici dell’apprendimento. Domande e risposte per conoscere la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalciulia, Ed. Libreria Universitaria
    Viola (2011), Disturbi dell’attenzione. Sopravvivere all’ADHD,  Ed. Libreria Universitaria

     

    Articolo scritto da Davide Viola, Psicologo, Psicoterapeuta docente del corso: “I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): prevenzione, valutazione e trattamento”

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