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    Introduzione al mental training

    Alla base delle tecniche di mental training vi è l'assunto che dice:
    "nel creare un'immagine, sia mnemonica che irreale, il cervello causa cambiamenti corporei concreti e cambiamenti comportamentali”

    Tutto quello che la persona non riesce a pensare, immaginare e vedere con gli occhi della mente sarà di più difficile implementazione e realizzazione nel mondo reale, proprio perché viene a mancare una sorta di mappa mentale che possa fare da guida durante la fase attuativa dell’azione.

    Al contrario quando si immagina una specifica azione è come se il cervello registrasse un “già fatto” anche se in realtà l’azione non è stata agita nel reale.

    Proprio per questo motivo è possibile allenare le persone attraverso tecniche di imagery finalizzate a far sperimentare, anche se solo a livello immaginativo, le situazioni desiderate o azioni/performance cui si ambisce. 

    Ovviamente la creazione di una traccia mnemonica non corrisponde automaticamente con la capacità di agire nel reale quanto immaginato ma, come vedremo, prepara e predispone la persona alla performance o alla gestione della criticità.

    Infatti, la mente lavora traendo i dati della realtà mediante un processo deduttivo, senza troppo curarsi di verificarne il vero e creando, perciò, delle immagini approssimative del reale e la semplice creazione di un'immagine mentale, simile all'oggetto reale, farà sì che la mente inizi a reagire come se si trovasse di fronte alla realtà. 

    In tal senso, in funzione del cambiamento desiderato sarà possibile costruire immagini e suggestioni ad hoc e in tal modo, attraverso l’allenamento mentale la persona può divenire maggiormente consapevole delle proprie risorse, migliorare il proprio livello di autostima, sperimentare in modo pratico e diretto l’interazione di corpo e mente, funzionale alla realizzazione delle proprie potenzialità e alla fioritura dei propri talenti.

    Ovviamente è basilare specificare che le tecniche di mental training e tra queste il sogno guidato, sono strumenti di lavoro e, proprio come tutti gli strumenti, la loro funzionalità è strettamente legata, da una parte, all’uso che se ne fa (corretta applicazione da parte dello Psicologo) e, dall’altra, alla predisposizione e rispondenza della persona .
    In tal senso è importante non considerare il sogno guidato come una  sorta di panacea di tutti i mali e per tutte le persone. 

    Al contrario, uno dei primi elementi di attenzione che dovrebbe caratterizzare l’agito professionale dello Psicologo nell’uso del sogno guidato è proprio valutare la rispondenza di un simile strumento con la specifica persona con cui sta lavorando

    In tal senso ci tengo a sottolineare che non dovrebbe mai essere il cliente/paziente a scegliere lo strumento di lavoro: è lo Psicologo che in base a quanto osservato deve ipotizzare, sperimentare e valutare l’impiego di uno strumento di intervento piuttosto che di un altro: allo stesso obiettivo si può giungere attraverso percorsi e strade diverse.

    Ad esempio per alcune persone è più facile e funzionale per ottenere un empowerment prestazionale utilizzare strumenti di matrice cognitivo comportamentale come, ad esempio, i planning strategici, i diari comportamentali e via dicendo.

    E' importante comunque ricordare che il vero strumento di lavoro rimarrete sempre e comunque voi stessi: in tal senso, l’invito è quello di mantenere sempre attiva la vostra componente osservativa non caricando mai nessuno strumento o tecnica di un “potere oggettivo assoluto e trasversalmente valido”.
     
     
    Il Dr. Edoardo Ercoli, è autore della Guida sul Training Autogeno e l’utilizzo degli esercizi somaticiLeggi qui >
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