Secondo l’ultima previsione delle Nazioni Unite l’età media in tutti i paesi crescerà dal livello attuale, 29 anni, a 38 anni nel 2050. Si prevede inoltre che mentre oggi su una popolazione mondiale di 6,9 miliardi solo l’11% supera i 60 anni, nel 2050 quella percentuale sarà salita al 33% nei paesi sviluppati. Nel mondo ricco insomma una persona su tre sarà pensionata.
Siamo una popolazione che invecchia e con l’aumentare dell’età di vita aumenteranno in egual misura i casi di demenza. Un problema da non sottovalutare è quindi la capacità di gestione del normale declino cognitivo che si presenta nella popolazione anziana nonché del grave declino cognitivo che causa la demenza.
C’è un modo per arginare tale fenomeno?
In una società che mira sempre più alla ricerca del benessere personale perché non occuparsi del raggiungimento di uno stato di benessere anche delle fasce d’età più avanzate?
Negli ultimi anni la neuropsicologia e le neuroscienze hanno fatto molti progressi nel campo dei processi biologici e molecolari sottostanti l’invecchiamento normale e patologico.
Perché s’invecchia? Perché il nostro orologio biologico è settato in modo da permettere la sopravvivenze di un organismo per un periodo di tempo limitato, inoltre fattori ambientali intaccano progressivamente la funzionalità dell’organismo.
Con il passare del tempo invecchia il nostro corpo ma invecchia anche il nostro cervello, molti neuroni vengono persi e alcune sinapsi s’indeboliscono. Ma al contrario di ciò che si pensava fino a pochi anni fa, l’avanzare dell’età non causa solo perdite ma a volte anche guadagni, infatti la plasticità cerebrale continua a persistere dalla nascita fino all’età più avanzata, vengono conservate quindi capacità riparative e rigenerative.
Il declino cognitivo lieve interessa circa il 20% della popolazione anziana e si caratterizza da deficit di memoria però non accompagnato da deficit funzionali (ossia non vi è perdita dell’autonomia).
Lo sviluppo di un declino cognitivo lieve è un fattore di rischio per lo sviluppo di una successiva demenza, ma vi sono modi in cui tale declino può essere riparato o evitato.
Le malattie cardio-circolatorie ad esempio possono essere una causa del declino cognitivo quindi tutte quelle attività che agiscono in modo positivo sul nostro sistema cardio-circolatorio divengono dei fattori protettivi contro i deficit di memoria e lo sviluppo di una successiva demenza, un esempio è l’attività fisica.
L’attività fisica gioca un importante ruolo nel mantenimento della salute e dell’efficienza, in tutto l’arco della vita, ma soprattutto nell’età anziana.
Molti studi svolti su popolazioni di anziani e soggetti con un lieve decadimento cognitivo suggeriscono che lo svolgimento dell’attività fisica non solo ha un ruolo nel mantenimento di uno stato generale di salute, ma ha anche effetti positivi sulle funzioni cognitive in particolar modo sulle funzioni esecutive.
Le funzioni esecutive sono un complesso sistema di moduli funzionali della mente, che regolano i processi di pianificazione, controllo e coordinazione che il sistema cognitivo svolge sul comportamento, e che governano l'attivazione e la modulazione di schemi e processi cognitivi.
Nelle demenze si registra un evidente calo della funzionalità di questo tipo di funzioni cognitive con un impatto forte sulla capacità di svolgere le attività quotidiane.
L’attività fisica allora potrebbe essere determinante soprattutto nelle popolazioni di soggetti affetti da demenza per il mantenimento di una minima funzionalità.
Molti studi successivi hanno in seguito confermato questa scoperta, mostrando come oltre alle funzioni esecutive un’attività fisica abituale migliora anche altri domini quali: funzionalità motoria e attenzione uditiva, memoria e attenzione.
Con attività fisica abituale s’intende l’attività fisica che un individuo svolge regolarmente, che entra a far parte delle sue scelte di vita e che quindi riflette anche il comportamento quotidiano e la motivazione ad adottare uno stile di vita improntato alla dinamicità.
Mantenere quindi un’alimentazione equilibrata e svolgere regolarmente attività fisica potrebbe essere un buon modo per allontanare le possibilità di soffrire di decadimento cognitivo o di demenza.
Un altro modo per allontanare le possibilità di sviluppare un decadimento è incrementare la propria “riserva cerebrale”, ossia cercare di svolgere il più possibile attività che tengono in allenamento la mente e le funzioni cognitivi così da avere un fattore protettivo che ritarda il presentarsi di deficit neuropsicologici.
È stato dimostrato da diversi studi infatti che chi pratica regolarmente attività di “allenamento” delle proprie funzioni mentali, come lettura, cruciverba, studio, ha minori probabilità di soffrire di declino cognitivo lieve e di demenza.
Teniamo impegnati mente e corpo, alleniamo i nostri muscoli ed il nostro cervello ci aiuterà a tenere lontano le demenze e a vivere con uno stato maggiore di benessere l’invecchiamento.