L'ISTAT ha presentato la ricerca “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, attraverso la quale ha raccolto presso i cittadini italiani informazioni sullo stato di salute, il ricorso ai principali servizi sanitari, alcuni fattori di rischio per la salute e i comportamenti di prevenzione. "I dati", spiega il Ministro della Salute Livia Turco, "vanno considerati come una sorta di “maxi sondaggio” sulla salute e sui servizi sanitari, così come vissuti dagli italiani. Un’indagine che, voglio sottolinearlo, ha riguardato ben 60 mila famiglie e che per la sua vastità non ha eguali in Europa. Per noi – chiamati a garantire, con diversi ruoli e competenze, il diritto alla salute previsto dalla nostra Costituzione e dalla legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale – essa rappresenta una vera e propria “bussola” alla quale riferirsi per programmare le nostre politiche, sia a livello nazionale che territoriale".
Tra gli anziani le cronicità diventano molto più elevate, con percentuali del 47,4 per cento tra le donne e del 34,9 per cento tra gli uomini con più di sessantacinque anni. Un altro grande fenomeno da rilevare è quello delle persone con disabilità. Dall’indagine emerge un dato che deve far riflettere: sono 2 milioni e 600 mila i cittadini che dichiarano di soffrire di una perdita, più o meno grave, di abilità psico-fisica. E anche in questo caso, in tutte le fasce di età, sono le donne a denunciare il fenomeno in misura maggiore (6,1 contro il 3,3 per cento degli uomini).
Di queste persone un milione e trecentomila (quindi il 50 per cento del totale dei cittadini con fattori di disabilità) risulta poi essere confinato nella propria abitazione o perché costretto a letto o sulla sedia a rotelle o per altri impedimenti di tipo psico-fisico. E anche tra queste persone le donne sono in maggioranza. Complessivamente il 10 per cento delle famiglie italiane ha almeno un componente con disabilità, nella metà dei casi gravi.
"Da questi primi dati", ha commentato Livia Turco, "emerge già una prima emergenza: le donne, per le quali si conferma quindi la necessità di un forte rilancio delle politiche di promozione, prevenzione e tutela della salute con programmi specifici per tutte le classi di età, ma certamente con grande attenzione alla terza età. Una seconda considerazione riguarda la conferma della necessità di avviare quanto prima idonee politiche per la non autosufficienza e per le cronicità in genere sia attraverso la ridefinizione dei livelli socio-assistenziali che attraverso lo sviluppo dei servizi sanitari e assistenziali domiciliari in modo da offrire un reale supporto alle famiglie. Un altro grande tema è quello delle disuguaglianze. Esse sembrano determinate soprattutto da due fattori: quello geografico, con un Sud che presenta ritardi nella prevenzione e nell’assistenza e che offre un quadro di maggiore incidenza delle malattie croniche gravi e delle disabilità; quello legato al livello di istruzione, come dimostra il fatto che la percezione di buona salute è nettamente più alta nelle fasce ad alta scolarizzazione. E’ evidente che dobbiamo intervenire su questi due elementi, con politiche ancora una volta concertate e intersettoriali, perché lo stato di salute si conferma profondamente ancorato al contesto economico e sociale di sviluppo di un territorio e ne è potentemente influenzato".
L’indagine ci offre poi diversi spaccati sugli stili di vita e in particolare sull’emergenza del fenomeno obesità e sul fumo: per l’obesità si confermano i primi allarmi già evidenziati proprio in questi mesi su un Sud a rischio; sul fumo, mentre si registra un positivo aumento delle persone che hanno deciso di smettere di fumare, si rileva un pericoloso incremento dei nuovi fumatori, soprattutto nelle classi di età sotto i 14 anni e tra i 14 e i 17 anni.
"Alla luce di questi ultimi due elementi, ma anche osservando l’incremento di alcune patologie croniche dell’apparato cardiocircolatorio e muscoloscheletrico e del diabete, si conferma poi la necessità di incrementare le azioni di informazione e sensibilizzazione sui corretti stili di vita con politiche capaci di coinvolgere i diversi attori pubblici e privati come si propone il programma “Guadagnare Salute”, appena varato dal Consiglio dei Ministri", commenta la Turco. "Un’ultima riflessione la vorrei dedicare alla valutazione che gli italiani danno dei servizi sanitari: il 60,2 per cento li giudica sufficienti (con un voto tra il 6 e il 10) e di questa fetta più della metà (34 per cento) li giudica buoni o molto buoni (voto tra 7 e 10); il 17,2 per cento sembra sospendere il suo giudizio (voto 5); mentre un altro 17,2 per cento dà un voto inferiore (meno di 4); il restante 5,4 per cento non si pronuncia. Il Servizio Sanitario Nazionale è quindi promosso dagli italiani, anche se con la sufficienza. Ma anche in questo caso le differenze tra una Regione e l’altra pesano con scarti di anche 20/30 punti percentuali. Ed è il Sud, ancora una volta, ad avere i giudizi più severi, a ulteriore conferma della necessità di politiche dedicate sempre più incisive."
Fonte: Ufficio stampa Ministero della Salute 2007.
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