L’ Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme. Ieri la battaglia era contro i latticini. Oggi per la carne. Domani sarà il momento delle verdure?
Certamente le notizie vanno date. Ma siamo sicuri di conoscere gli effetti che questa informazione ha sulle nostre menti?
Le notizie sul mondo del cibo ci dicono che dobbiamo scegliere alimenti che non contengano alcuni tipi di grassi, né coloranti; che assumere un eccesso di cibi con glutine ha generato un fiume di celiaci.
L’informazione ci colpisce e, se non rimbalza, ci obbliga a cambiare, a ristrutturare le nostre credenze.
Allora, improvvisiamo una soluzione per proteggerci dalla malattia: autodisciplina, autonegazione, autolimitazione.
Nascono, in taluni casi teorie naif e in alcuni casi, conseguenze psichiche oggi classificate come “Malattia Mentale”.
Nel DSM-5, il manuale dei Disturbi Mentali pubblicato nel 2013, è stato introdotto un nuovo disturbo definito Ortoressia, con il quale si definiscono quelle persone che, in modo ossessivo, si preoccupano di fare delle scelte alimentari sane.
Fino a che punto possiamo definire sana la scelta di evitare alcuni tipi di alimenti e quando invece quella stessa attenzione diventa un problema?
Il termine Ortoressia, deriva dal greco Orthos (giusto) e Orexis (appetito). Qui però non stiamo parlando di fame e sazietà. Non si tratta di definire le corrette quantità di cibo. L’argomento in esame riguarderebbe, invece, le scelte alimentari, le tipologie di cibi accettati e ammessi sulla nostra tavola.
Quindi, il termine rischia di distrarre dal punto centrale. In realtà si tratta di una sorta di ossessione, nella quale si determinano scelte alimentari rigide, come rigido è il giudizio che si esprime nei confronti di chi si comporta in modo diverso. Viene subito a mente l’ascetismo che appartiene alle dimensioni di gruppi religiosi che, come tutti gli estremismi, porta danni.
Circa 300 mila gli ortoressici in Italia, con una maggiore prevalenza tra gli uomini piuttosto che tra le donne (11.3% vs 3.9%).
L’estremismo del cibo si focalizza sugli aspetti dietetici, trascurando completamente gli altri aspetti come ad esempio le relazioni sociali, la convivialità, il piacere.
Gli estremismi sono il risultato di opere umane e noi, come professionisti, dobbiamo evitare di incorrere nello stesso errore.
Autore: Paola Medde, Psicologa Psicoterapeuta
Coordinatore del Gruppo di lavoro di “Psicologia e Alimentazione” dell'Ordine Psicologi Lazio.