In che misura la noia interviene nella coppia come indicatore di un malessere in atto?
Al XLIV Convegno della SIP (Società Italiana Psichiatria) in corso a Montesilvano (PE),Antonello Correale (psicoanalista SPI) fornisce una risposta a questo interrogativo attingendo alla letteratura sterminata sull’argomento noia.
Secondo lo psicoanalista Greenson la noia subentra nella coppia quando c’è l’impossibilità da parte di uno dei due membri di riconoscere che qualcosa dell’amore è andato perduto o è morto. Quando di questo problema non si può parlare allora la noia genera ripetizione e stagnazione nel rapporto, che non potendosi più nutrire di quel sistema virtuoso e osmotico che è il legame, diventa stantio, spento, ipocrita.
Lo sforzo che viene fatto da uno dei due partner è quello di tutelare a tutti i costi un attaccamento che non può prendere in considerazione questo elemento ‘spento’. La necessità di mantenere una visione idealizzata, immobile e cristallizzata del rapporto è più forte dei rischi che si potrebbero correre nell’evocare questo fantasma, nel rendere esplicito questo non detto.
Ogni rapporto amoroso allora è a rischio, e può diventare una gabbia per coloro i quali irrigiditi nell’ideale dell’Altro, non possono scorgere il cambiamento.
Dentro ognuno di noi esiste una tendenza che mira ad espellere e a negare il tempo: la trasformazione individuale non deve esistere, dobbiamo realizzare la fantasia idealizzata di essere immobili, imperturbabili nello svolgere la vita.
Questa tendenza cristallizzante ha a che fare con una perversione del rapporto, intendendo con questo termine la violenza che facciamo su noi stessi e sull’altro nel tentativo di espellere il tempo dalla relazione, di negare la trasformazione del legame amoroso che come ogni realtà in divenire necessita di essere reinventata.
Ma la noia nella relazione di coppia può diventare da fattore protettivo, un indicatore produttivo, una noia feconda, segnale che il rapporto reclama una nuova soggettivazione.
Fonte: http://it.health.yahoo.net/