Nel Corriere della Sera del 6 settembre 2009 (Salute, pag. 46 e 48) si leggeva un articolo, a firma di Daniela Natali, titolato: Accanto al ‘lettino’ la tastiera del computer.
Il lettore apprendeva che per la prima volta, uno studio inglese dimostrava l’efficacia dei trattamenti via internet.
In un articolo tratto da NPR riportiamo la situazione attuale negli Stati Uniti, che può farci intravedere gli sviluppi futuri anche per il nostro Paese.
L. non ha mai incontrato il suo terapeuta di persona. Il giovane imprenditore ha trovato difficoltà nel ritagliarsi del tempo da dedicare alle sedute, a causa del suo lavoro.
Così ha iniziato a vedere uno psicoterapeuta online.
“E ‘stato sicuramente diverso,” afferma.
L., che vive a New York, ha trovato il suo consulente attraverso un servizio di terapia online.
Quando arriva l’ora della seduta, tutto quello che deve fare è accedere al sito Web, cliccare su un link ed avviare la video chiamata.
Questa modalità è molto funzionale per L. “Mi sentivo come se stessi parlando con un amico”, dice. «E quando ero a casa dei miei genitori, l’altro giorno, ho avuto modo di mostrare al terapeuta il mio gatto.”
Riferisce di preferire queste sessioni di video chiamata alla terapia tradizionale. E non è l’unico a pensarla così.
Sempre più persone cercano terapeuti via web.
C’è una vera e propria domanda per questo tipo di terapia, afferma uno Psicologo di New York. “Il nostro mercato di riferimento sono le donne tra i 20 ei 30 anni,” di ogni area geografica: “Abbiamo clienti in Belgio, Arabia Saudita, Corea”.
Le problematiche maggiormente riscontrate, tra questi clineti, sono problemi di comportamento come la gestione dell’aggressività ma anche la consulenza breve per dare supporto ai genitori nella gestione dei propri figli.
Alcuni ricercatori suggeriscono che la terapia online può essere efficace come quella dal vivo.
“Abbiamo dati promettenti che indicano quanto la tecnologia possa essere un ottimo mezzo per fornire supporto psicologico”, dice, uno psicologo clinico che lavora per l’American Psychological Association.
Secondo altri studiosi non abbiamo ancora tutte le risposte. Ci sono casi in cui la terapia online non può funzionare. I terapeuti di solito non trattano le persone con gravi problematiche online, soprattutto se c’è il rischio di suicidio. Questo perché in caso di crisi, è molto più difficile per i terapeuti online rintracciare i loro pazienti e farli aiutare da chi di competenza.
La privacy è un’altra preoccupazione. Al posto di Skype, molte società di terapia on-line scelgono di utilizzare software di teleconferenza dedicate per una maggiore sicurezza.
E poi c’è la questione delle licenze. I terapeuti sono autorizzati a praticare la professione all’interno dei singoli Stati di appartenenza. Ma non è chiaro se un professionista che vive in uno Stato può trattare qualcuno che vive altrove.
Forse i terapisti potrebbero ottenere una certificazione speciale che darebbe loro il permesso di praticare l’attività in diversi Stati o Paesi.
L’APA ha rilasciato una documento per la terapia online, che incoraggia i terapeuti a prendersi la massima cura nel proteggere i dati dei clienti e a familiarizzare con le leggi statali e internazionali. Ma questo non risolve tutti i problemi.
I terapeuti devono stare al passo con i tempi, secondo il fondatore di The Angry. “E ‘un po’ come i libri e i film. Tutto si sta spostando online. La stessa cosa accadrà con la salute mentale”.
I progressi della comunicazione tecnologica sono in continuo sviluppo, oggi si può letteralmente vedere una lacrima anche on line.
Cosa ne pensate?
Potrebbe essere uno strumento utile per favorire l’incontro tra il professionista e il cliente/paziente?