L'analisi funzionale è uno strumento utile ad offrire una lettura dei comportamenti problema di bambini e ragazzi e a leggere tali condotte nel loro significato personale e situazionale.
Si definisce come comportamento problema un comportamento abnorme per eccesso, deficit e/o inadeguatezza situazionale (Colasanti, 2000). Si tratta di un comportamento espresso troppo frequentemente e/o intensamente, troppo raramente o al momento inopportuno.
Tali comportamenti riguardano, per esempio, problemi legati al raggiungimento del successo scolastico, problemi di ostilità, problemi di adattamento al ruolo, problemi nelle relazioni sociali.
Ci si trova, generalmente, di fronte a bambini e ragazzi che: non si adattano alla routine della classe, del gruppo e della famiglia, manifestando un comportamento sgarbato, scontroso o poco comunicativo; richiedono ad insegnanti, genitori ed educatori molto più tempo, energia e pazienza della maggior parte degli altri ragazzi e sembrano resistenti e irriconoscenti per qualunque aiuto si offra loro (Colasanti, 2000).
Conoscendo la funzione del comportamento problematico si possono identificare quei fattori ambientali che modificati permettono di ridurne, incrementarne o renderne appropriata l’emissione, inoltre è possibile individuare comportamenti alternativi positivi da insegnare al ragazzo affinché egli possa raggiungere lo stesso scopo in modo socialmente più adeguato.
In base a queste premesse l’analisi funzionale rappresenta un utile strumento per identificare, raccogliere e sistematizzare dati e informazioni necessari a costruire una prima ipotesi sulla natura del comportamento presentato, a partire dalla quale strutturare e sviluppare un piano d’intervento.
L’analisi funzionale rappresenta, pertanto, un’operazione di valutazione con finalità esplicative finalizzata a comprendere in che cosa consista e come si mantenga un determinato comportamento.
Per condurre l’analisi funzionale è necessario per prima cosa individuare e definire il comportamento. È necessario che le persone coinvolte nel processo di valutazione definiscano il comportamento in modo preciso e operativo affinché sia possibile distinguere esattamente quando il comportamento viene emesso e quando no.
La definizione operazionale di un comportamento comprende la sua forma, la frequenza, la durata, l’intensità e l’ambiente in cui viene emesso (Larson e Maag, 1999).
Successivamente è importante indentificare gli antecedenti, ossia riconoscere gli eventi-stimolo che precedono il comportamento e che sembrano innescarlo. Tali eventi risultano direttamente relazionati con il comportamento problematico. Rispetto agli antecedenti è fondamentale individuare le situazioni che precedono il comportamento problema e aumentano la probabilità che questo si verifichi, ossia le condizioni che sembrano avviarlo (Colasanti, 1996).
Il terzo passo per condurre l’analisi funzionale riguarda l’identificazione dei conseguenti. A questo punto si tratta di identificare gli eventi stimolo che seguono il comportamento e che sembrano mantenerlo. Si cerca di individuare cosa accade dopo e come ciò migliora o peggiora il problema e in quali situazioni e/o di fronte a quali persone il comportamento problema aumenta o si estingue (Colasanti, 1996).
Successivamente si tratta di individuare lo scopo. Ultimata la raccolta dei dati che permettono di descrivere operativamente il comportamento problema è importante ipotizzare le possibili funzioni o obiettivi che ne motivano la messa in atto.
Infine è importante ridefinire il comportamento alla luce dei dati raccolti, ossia formulare un’ipotesi.
Utilizzando le informazioni raccolte precedentemente (antecedenti, comportamento, conseguenti e scopo) si tenta di costruire un’ipotesi relativa alla messa in atto del comportamento problema. In questa fase si tratta di sistematizzare i dati raccolti, al fine di ottenere un quadro chiaro e completo della situazione e di descrivere operativamente il comportamento desiderato. Grazie alla formulazione dell’ipotesi è possibile elaborare interventi puntuali ed efficaci.
In conclusione ne deriva che, per trovare strategie adeguate di gestione dei comportamenti problema, è necessario identificarli e valutarli in modo operativo e specifico. A tale scopo l’analisi funzionale rappresenta un valido strumento di osservazione e raccolta di informazioni sulla base delle quali è possibile costruire interventi di risoluzione mirati ed efficaci.
Bibliografia
Colasanti A.R., Il processo di assessment, in Arto A., Antonietti D. (a cura di), La formazione in psicologia clinica. Aspetti introduttivi e competenze terapeutiche di base, Roma, Ifrep, 1996, pp. 129 – 172.
Colasanti A. R., Lo scontro tra chi non si adatta e chi esige: atteggiamenti e competenze relazionali del docente efficace, in Atti del Convegno «Promuovere la: necessità e risorsa per il docente» Milano CDI, Bracco Editore, 10 – 11 Novembre 2000, pp. 129 – 140.
Larson P.J., Maag J. W., L’assessment funzionale dei comportamenti problema in classe, in «Difficoltà di apprendimento» 4 (1999) 4, pp. 539 – 556.
La Dr.ssa Adriana Saba, Psicologa-Psicoterapeuta, docente tutor presso il C.R.P (Centro per la Ricerca in Psicoterapia), collabora con Obiettivo Psicologia nel il webinar sull'analisi funzionale per la gestione dei comportamenti problema.