L’atteggiamento con il quale il genitore, in genere la madre, assiste e controlla l’alimentazione del bambino è spesso fonte di conflitti e di tensioni che possono sfociare anche in abitudini negative, come restrizioni non necessarie o, più spesso, in una sovralimentazione del bambino. Uno studio condotto nel Regno Unito e illustrato sull’International Journal of Obesity ha ricercato i fattori che possono spingere una madre verso una o l’altra strategia di controllo sul comportamento alimentare di suo figlio.
I ricercatori, della scuola di psicologia dell’Università di Birmingham, hanno seguito un gruppo di 62 coppie madri-figli dalla nascita del bambino fino ai 2 anni di età. Sono state analizzate numerose variabili: il peso alla nascita, la salute mentale materna, la percezione materna del temperamento del bambino a 6 mesi, la durata dell’allattamento al seno e situazioni negative al momento dei pasti all’inizio del secondo semestre di vita. La tendenza a sovralimentare il figlio a 2 anni è stata riscontrata nelle madri che già a 1 anno utilizzavano questa strategia in abbinamento ad altre circostanze, come le difficoltà al momento dei pasti e la percezione materna di un carattere difficile del bambino. Altri fattori predittivi sono risultati il peso del bambino alla nascita, la salute mentale materna a 1 anno e la durata dell’allattamento al seno.
Non stupisce che l’allattamento al seno, che richiede un allenamento materno a riconoscere e seguire i segnali di fame e sazietà del bambino, porti successivamente a un atteggiamento più rilassato e a minori pressioni della madre perché il bambino “vuoti il piatto”. Resta significativo, comunque, anche il peso del carattere del bambino. Questi aspetti possono permettere di valutare precocemente futuri problemi di sovralimentazione, e pertanto prevenire in parte il rischio di sovrappeso già nella prima infanzia.
Fonte: Blissett J, Farrow C. Predictors of maternal control of feeding at 1 and 2 years of age. Int J Obes (Lond) 2007, June 19.
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