Il 2 Aprile si festeggia la Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo istituita dalle Nazioni Unite.
I monumenti nelle maggiori città del mondo sono stati illuminati di blu e segnalano la campagna dedicata al disturbo neuro-psichiatrico, sul quale la scienza sta facendo passi significativi. Mentre il Campus Bio-Medico di Roma indaga sulle sue origini genetiche, negli Usa si fa strada la risonanza magnetica funzionale.
Ma cos'è l'autismo?
L’Autismo infantile è un grave disturbo dello sviluppo caratterizzato principalmente da una marcata difficoltà a comunicare con gli altri e ad interagire con l’ambiente esterno.
I manuali diagnostici (DSM-IV e ICD10) definiscono l’Autismo come un disturbo pervasivo dello sviluppo, con sintomi che compromettono le 3 seguenti aree:
- Compromissione qualitativa dell’interazione sociale
- Compromissione qualitativa e quantitativa della comunicazione
- Comportamenti, attività e interessi ristretti
Più precisamente, data la varietà sintomatologie riscontrate, recentemente si parla di Disturbi dello Spettro Autistico (DSA o, in inglese, ASD, Autistic Spectrum Disorders), comprendendo tutta una serie di patologie o sindromi aventi come denominatore comune le caratteristiche comportamentali citate, con differenti gradi o livelli di intensità.
L’esordio avviene entro i 3 anni di età del bambino, colpendo principalmente il sesso maschile rispetto a quello femminile.
In particolare, il bambino autistico non sviluppa tutta una serie di comportamenti comunicativi e relazionali e ha dei comportamenti bizzarri che possono variare con la crescita.
Ad esempio, può mostrare un repertorio di comportamenti ripetuti in modo ossessivo, assumere posture e sequenze di movimenti stereotipati (per es. torcersi o mordersi le mani, sventolarle in aria, dondolarsi, compiere complessi movimenti del capo, ecc.) detti appunto stereotipie. Inoltre può manifestare eccessivo interesse per determinati oggetti o parti di essi (palle, biglie, trottole, eliche, ecc.).
L’evoluzione del disturbo può essere più o meno grave, ma comunque non si può parlare di guarigione, anzi, in età adulta, quando viene a mancare il sostegno dei genitori, molte persone autistiche finiscono in istituzioni per persone non autosufficienti.
Le cause dell’autismo non sono note ad oggi, per cui si parla di cause multifattoriali (neurologiche, costituzionali, ambientali, etc).
E’ importante che la diagnosi venga fatta precocemente per poter predisporre interventi volti al miglioramento della qualità della vita, favorendo un livello discreto di autonomia e integrazione sociale.
Con interventi educativi adeguati in base alle necessità specifiche del bambino autistico, si possono ottenere risultati significativi, per cui è importante, da una parte, incrementare la ricerca e, dall’altra, formare degli operatori specializzati nell’intervento con l’autismo.
Non esiste una terapia risolutiva per l’autismo e non è possibile individuare un intervento unico per tutti i bambini affetti da autismo, a causa della variabilità e complessità dei sintomi.
Il percorso terapeutico deve essere adeguato all’evoluzione e ai cambiamenti progressivi del disturbo. I principali obiettivi del percorso terapeutico dovrebbero mirare a:
- arricchire l’interazione sociale
- incrementare la comunicazione
- facilitare l’ampliamento degli interessi
E’ importante, in questo processo, il coinvolgimento attivo dei genitori e con il continuo adattamento dell’intero contesto ambientale.
Ci sono degli interventi mirati, come il metodo ABA (Applied Behavioral Analysis), che prevede una modifica dei comportamenti del bambino e un insegnamento delle principali attività (vestirsi, mangiare, etc) da parte dei genitori, seguiti da terapisti esperti.
Prima di intervenire, è prevista una fase di valutazione delle capacità del bambino per poi elaborare un piano educativo individualizzato.
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