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    Le falle della memoria a breve termine

    Anche se dimenticare è un fenomeno molto comune, la scienza non ha ancora raggiunto un consenso sulla descrizione dei meccanismi che ne stanno alla base.

    In un primo modello, l’informazione semplicemente “decade” dalla nostra memoria, ovvero: si dimentica perché è passa troppo tempo. Una seconda teoria, invece, prevede che l’oblio sopraggiunga quando si confonde un'informazione con un'altra, memorizzata precedentemente: in questo caso si parla anche di confusione temporale.

    Gli psicologi Nash Unsworth dell’Università della Georgia, Richard P. Heitz della Vanderbilt University e Nathan A. Parks del Georgia Institute of Technology hanno studiato e messo a confronto le due teorie per evidenziare il fenomeno della dimenticanza sul breve periodo.

    Nel corso dello studio, i partecipanti dovevano seguire alcune istruzioni che comparivano sullo schermo di un computer: il primo compito consisteva nel ricordare stringhe di tre lettere fino a una fase successiva. Ma prima che questa effettivamente avesse luogo, i volontari dovevano anche contare all’indietro per diversi periodi di tempo (4, 8, 12 o 16 secondi).

    Secondo quanto riportato sulla rivista “Psychological Science”, organo ufficiale della Association for Psychological Science, sarebbe la confusione temporale, e non il decadimento, il processo cruciale che impone di dimenticare sul breve periodo.

    Dai risultati dei test risulta infatti che i volontari che dovevano contare al indietro per periodi di tempo più lunghi riuscivano meglio a ricordare le lettere rispetto a coloro che dovevano contare per un periodi di tempo più breve.

    Se fosse il decadimento il processo chiave, argomentano i ricercatori, il primo gruppo avrebbe dovuto ottenere i peggiori risultati nella seconda parte del test.

    I risultati hanno implicazioni molto importanti non solo per l’uso della memoria nella vita quotidiana ma anche per le pratiche didattiche ed educative e per le fasce di popolazione, come la terza età, che soffrono più frequentemente di problemi di memoria.

    Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/

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