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    Le molte menti che sono dentro di noi

    La mente è unica o plurima? È una domanda che gli studiosi delle neuroscienze si pongono continuamente, di questi tempi. Ed è anche l’argomento della conferenza tenutasi il 17 gennaio al Festival delle Scienze (in corso all’auditorium di Roma), che ha visto la partecipazione di Domenico Parisi dell’Istituto di Psicologia del Cnr; il neuropsicologo Howard Gardner, sviluppatore della celebre teoria delle intelligenze multiple; Elizabeth Spelke professoressa di psicologia e co-direttrice del Mind, Brain and Behavior Initiative dell’Università di Harvard; Annette Karmiloff-Smith, scienziata cognitiva e dello sviluppo, direttrice del Neurocognitive Development Unit at the Institute of Child Health di Londra; Alfonso Caramazza, una delle massime autorità nel campo della neuropsicologia cognitiva, recentemente tornato in Italia dall’Università di Harvard.

    Gli scienziati cognitivi si dividono in due gruppi: quelli convinti che il cervello/mente sia un sistema unico e generale di risoluzione dei problemi, e gli altri, persuasi che invece sia un insieme complesso di moduli specializzati nelle diverse abilità cognitive e nelle diverse aree di attività. A sostegno di questa seconda ipotesi sono state riscontrate evidenze sull’indipendenza dei vari sistemi, soprattutto quello deputato al linguaggio, ma anche casi di dissociazione specifica in pazienti sofferenti di lesioni o malattie genetiche.

    Fra i sostenitori dell’approccio “modulare” alle neuroscienze c’è proprio Howard Gardner, molto famoso per la “teoria delle intelligenze multiple”, appresa anche in Italia nel 1987 grazie al saggio Formae mentis e poi più volte corroborata e aggiornata, ad esempio con il libro Multiple intelligences. Con questa teoria, Gardner ha sostenuto che non esiste un'unica intelligenza, misurabile con strumenti psicometrici, ma otto competenze intellettive autonome. Ecco le otto forme di intelligenza: linguistica (padronanza nell’uso del linguaggio); logico-matematica (valutazione e confronto di oggetti e astrazioni); spaziale (percezione del mondo visivo); musicale (distinzioni di brani musicali in relazione all’altezza, al ritmo, al tempo); cinestesica (controllo di movimenti del corpo); personale, che si distingue in intrapersonale (riconoscimento e valutazione di propri sentimenti) e interpersonale (interpretazione dei sentimenti e stati d’animo altrui); naturalistica (riconoscimento nella categorizzazione di oggetti naturali); esistenziale (cogliere e riflettere sui quesiti fondamentali dell’esistenza).

    Al Festival ci si è interrogati anche sul concetto di tempo. A questo proposito, la fisiologa e neurofarmacologa Gill Samuels ha detto che “è fondamentale accelerare i tempi delle scoperte scientifiche”. Per questo obiettivo “bisogna coinvolgere anche coloro che non sono operatori scientifici, con politiche e interventi adeguati”. La studiosa ha ricordato come in passato siano trascorsi anni prima che importantissime scoperte potessero dare risultati concreti. “Ad esempio solo dopo 200 anni dalla scoperta del vaccino del vaiolo si è riusciti a debellare la malattia”. Per accorciare i tempi delle ricerche scientifiche, il suggerimento di Gill Samuels è “sapere organizzare e dividere il tempo con rigore scientifico”.

    Fonte: http://www.rainet.it/news/

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