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    L’impatto della pubblicità nell’obesità infantile

    L'epidemia dell’obesità infantile è un grave problema di salute pubblica che aumenta la morbilità, la mortalità e ha costi economici e sociali notevoli a lungo termine.

    I tassi di obesità nei bambini e nei giovani sono quasi triplicati negli ultimi anni; in Italia oltre il 20% dei piccoli è in sovrappeso e il 9,8 è obeso.
    Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, l’obesità è più che raddoppiata nei bambini da 2 a 5 anni (5,0% al 12,4%) e da 6 ad 11 (6,5% al ​​17,0%).
    Nei ragazzi dai 12 ai 19 anni, i tassi di prevalenza sono triplicati (5,0% al 17,6%).
    L'obesità in età infantile pone bambini e giovani in una situazione di rischio nel diventare obesi da adulti e nello sviluppare problemi di salute come diabete, malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro. Gli sforzi di prevenzione devono concentrarsi sulla riduzione del peso eccedente appena i bambini crescono.

    I bambini di oggi, di età compresa tra gli 8 e i 18 anni, consumano molte tipologie di alimenti spesso contemporaneamente e passano più tempo (44,5 ore a settimana) davanti al computer, televisione e videogiochi rispetto ad ogni altra attività svolta nella loro vita, tranne dormire.

    La ricerca ha trovato forti associazioni tra l’aumento di pubblicità per gli alimenti non-nutrienti e i tassi di obesità infantile.
    La maggior parte dei bambini sotto i 6 anni non sa distinguere tra realtà e pubblicità e i bambini fino a 8 anni non capiscono l'intento persuasivo della pubblicità. La pubblicità rivolta ai bambini in così giovane età è per sua stessa natura uno “sfruttamento”.
     
    I bambini hanno una straordinaria capacità di ricordare il contenuto degli annunci a cui sono stati esposti.
    La preferenza per un determinato prodotto ha dimostrato di verificarsi già con una singola esposizione al contenuto commerciale e viene rafforzata con esposizioni ripetute.

    Fonti
    American Psychological Association. Report of the APA task force on advertising and children.
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