Il periodo della gravidanza generalmente è rappresentato come un momento di gioia, un’esperienza felice e positiva.
Durante i nove mesi la coppia di futuri genitori crea un vero e proprio spazio mentale in cui prende forma il loro “bambino ideale”, verso cui proiettano aspettative e desideri, che lascerà poi il posto, al “bambino reale”.
Durante questo viaggio meraviglioso però la futura mamma e la coppia devono affrontare il delicato momento della diagnosi prenatale, che può essere tanto foriera di notizie positive e rassicuranti, quanto portatrice di notizie negative e inquietanti sulla salute del nascituro.
Le indagini svolte in questo campo dimostrano che, durante un’ecografia prenatale, la donna è estremamente sensibile al contesto che la circonda, ricorda perfettamente le sensazioni sia fisiche che emotive provate e preferisce avere subito il referto dell’esame, anche se incompleto, piuttosto che rimanere nell’incertezza.
L’operatore ecografico può mettere in atto alcuni accorgimenti per rendere il momento dell’esame più confortevole e rassicurante possibile dal punto di vista relazionale, ad esempio:
- Assicurarsi che l’ambiente sia confortevole;
- Stabilire un contatto oculare con la donna e parlare sempre in modo diretto;
- Rispondere con sincerità alle sue domande;
- Dove è possibile, provvedere ad una immediata interpretazione dei risultati dell’esame;
- Essere sensibile ai bisogni della donna (anche quelli non espressi) e assicurarsi la presenza di personale di supporto.
Tuttavia, a volte può accadere che durante un’ecografia venga riscontrata un’anomalia nel feto, ed è in questo momento che le angosce dei genitori si concretizzano e le fantasie e i desideri lasciano il posto all’ansia e alla paura, interrompendo bruscamente il processo di idealizzazione con una presa di coscienza dolorosa che il bambino che sta per arrivare non corrisponde all’immagine del “bambino ideale” sognato fino a quel momento.
E’ questo un momento carico di tensioni emotive e di forti angosce che, se non gestite con un supporto psicologico adeguato potrebbero provocare danni irreparabili; infatti potrebbe accadere che i genitori rifiutino il proprio bambino, neghino la malformazione e i rischi che il proprio figlio potrebbe correre, potrebbero colpevolizzare i medici o addirittura sé stessi, tanto da annullarsi per dedicarsi in modo incondizionato al proprio figlio.
La funzione del supporto psicologico è proprio quella di prevenire o arginare il più possibile i disagi futuri verso il piccolo, che potrebbero scaturirsi in seguito ad una diagnosi di malformazione, qualora i genitori non riescano ad elaborare il lutto relativo alla perdita del “bambino ideale” sano e forte e i conseguenti sentimenti di dispiacere, rabbia e delusione che potrebbero compromettere lo sviluppo di un normale processo di attaccamento.
Quindi, sarebbe più opportuno in questi casi formare un’équipe multidisciplinare, che possa fornire l’informazione nel modo più adeguato, che sia in grado di contenere la relativa reazione negativa ad essa, garantendo ai genitori la condizione migliore per una scelta libera e consapevole e che possa prevenire anche lo sviluppo di eventuali disturbi seri come la depressione post-partum, o una depressione a seguito di un’interruzione di gravidanza.
Le parole pronunciate dall’ecografista in quel momento verranno ricordate per tutta la vita dai genitori, è per questo che è molto importante usare alcuni accorgimenti nella comunicazione di una diagnosi negativa, come ad esempio:
- Spostarsi in un luogo riservato e sedere accanto alla coppia;
- offrire indicazioni chiare sul tipo di patologia e le opzioni terapeutiche possibili;
- cercare di capire i sentimenti e le reazioni della paziente prendendosi cura di lei.
Si è notato ad esempio una notevole differenza tra un’anomalia interna al corpo e una molto visibile; in questo secondo caso il dispiacere dei genitori è molto forte, anche quando le anomalie non sono gravi da mettere a rischio la vita del bambino.
I meccanismi di difesa più comuni in questi casi sono, oltre la negazione, sono anche il distanziamento emotivo, che permette di prendere la giusta distanza dall’emozione dolorosa, ma che può compromettere la possibilità di relazionarsi in modo adeguato con il proprio bambino.
Altro meccanismo di difesa è l’evitamento, che porta la coppia a sostenere continue visite presso specialisti diversi, che però conducono tutte allo stesso esito.
Le reazioni genitoriali quindi, possono essere molto diverse, non solo in riferimento al tipo di malformazione del piccolo, ma anche dalla struttura di personalità dei genitori, dalla loro loro storia personale e dalla loro storia di coppia. La malformazione quindi ha ricadute sia direttamente sulla salute del nascituro, sia indirettamente su tutto ciò che ruota intorno alla famiglia.
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