- esame delle possibili soluzioni dei problemi proposti
- aiuto alla rimozione delle cause che porterebbero alla IVG
- certificazione
- invito a soprassedere per sette giorni in assenza di urgenza, sia entro che oltre i primi 90 giorni di gravidanza.
Esistono due tecniche per eseguire una IVG: il metodo farmacologico e quello chirurgico.
L’interruzione volontaria di gravidanza attraverso il metodo farmacologico
E’ una procedura medica, distinta in più fasi, che si basa sull’assunzione di almeno due principi attivi diversi, il mifepristone (meglio conosciuto col nome di RU486) e una prostaglandina, a distanza di 48 ore l’uno dall’altro.
Il mifepristone, interessando i recettori del progesterone, necessari per il mantenimento della gravidanza, causa la cessazione della vitalità dell’embrione; l’assunzione del secondo farmaco, della categoria delle prostaglandine, ne determina l’espulsione.
In Italia è possibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico dietro richiesta della persona interessata, in regime di ricovero ordinario, nel rispetto della legge 194 del 1978.
Interruzione volontaria di gravidanza attraverso il metodo chirurgico
E’ di fondamentale imprtanza sottolineare come la figura dello psicologo risulti necessaria non solo, come il documento del ministero evidenzia, per approfondire la reale necessità di questa scelta, ma per agevolare il percorso e l’eventuale elaborazione da parte della donna.
L’igv risulta essere attualmente, nel nostro paese, ancora una pratica fortemente osteggiata e giudicata negativamente.
Ne consegue, spesso, un’estrema difficoltà da parte della donna che vuole accedervi e conseguenti sensi di colpa scaturiti da un insieme di incontri spiacevoli in cui la stessa non si è sentita accolta e accompagnata.
È necessario che il professionista che si accinge a interagire in uno dei momenti del percorso, quello della scelta, dell’accompagnamento all’operazione o successivo, sospenda il giudizio e le credenze personali e, allo stesso tempo, tenga in considerazione sia i fattori individuali che quelli sociali, che possono rendere complessa ed eventualmente traumatica l’interruzione volontaria di gravidanza.
- stigma sociale
- fattori psicosociali individuali da approfondire in sede di colloquio clinico (famiglia di origine, tipo di educazione ricevuta, famiglia attuale, rete sociale in cui la donna è inserita)
- presenza di malattie o condizione di salute psicofisica della donna
- fase della gestazione
Lo psicologo svolge altresì un ruolo fondamentale nella prevenzione, intesa come costante, strutturata ed efficace educazione alla sessualità, nei vari ordini scolastici, insieme ad altre figure esperte, con lo scopo di far prendere consapevolezza alle ragazze e ai ragazzi del proprio corpo, del suo funzionamento e di come prevenire gravidanze indesiderate.
Quando tutto ciò sarà pienamente realizzato a livello sociale, considerato naturale e necessario, potremo forse, finalmente, affrontare il tema interruzione volontaria di gravidanza, come un raro e sporadico evento in cui la donna mantiene comunque la sua libertà di scelta, ma accompagnata e consapevole di aver avuto tutto il supporto necessario, sia a livello di prevenzione, che di sostegno durante e dopo l’aborto.