L’intervento psicologico in età evolutiva può essere di fondamentale importanza per la prevenzione dell'obesità a scuola.
Il benessere e le migliorate condizioni di vita, ottenuti dal dopoguerra ad oggi, hanno investito il cibo di ruoli e funzioni superiori a quello che ordinariamente possiede: nutrire.
Di contro, il cibo ha assunto altri significati tra i quali soddisfazione, aspetti di convivialità, compensazione di stati di frustrazione e molto altro.
Inoltre, la recente crisi economica ha favorito l'aumento del consumo del “cibo spazzatura” con inevitabili effetti negativi sulla cultura alimentare.
Il risultato? Si producono alimenti in cui il prezzo per kilocaloria scende in relazione all'aumento della densità calorica dei cibi consumati, favorendo quindi la disponibilità e il consumo di alimenti ipercalorici ma poconutrienti, con inevitabile aumento di obesità.
E’ necessario agire investendo in attività di prevenzione, potenziando l’intervento con gli strumenti offerti dalla psicologia.
Cosa possiamo fare come psicologi per intervenire sul problema dell’ obesità infantile?
Come possiamo evitare che un intervento tardivo incida così pesantemente sul futuro dei bambini in età scolare?
Che tipo di intervento deve essere proposto?
Se le politiche di prevenzione, fino ad oggi adottate, hanno portato risultati scadenti, a cosa questo è dovuto?
Secondo i dati dell'IOTF (International Obesity Task Force), l'Italia è tra i paesi con le maggiori percentuali di bambini e adolescenti in eccesso di peso.
Sappiamo che, ai problemi di salute fisica, in questi individui, si aggiungono difficoltà sul piano psicologico e sociale, che si sviluppano sia sull'aspetto delle relazioni interpersonali, con rischio di esclusione e stigmatizzazione, che sulle componenti emotive e motivazionali.
La tendenza di questi bambini infatti è quella di sviluppare un concetto di sé fragile e poco resiliente, predisposto a prevedere fallimenti e a sperimentare esperienze negative auto-svalutanti, con notevoli compromissioni delle aspettative di auto-efficacia che si estendono ad altre aree della vita.
Ecco quindi che ogni sfida, ogni impegno scolastico o sportivo, ogni momento di interazione e di condivisione può creare aspettative negative e predisporre alla rinuncia. (Gortmaker et al., 1993)
L'Action Plan on Childhood Obesity 2014-2020 fornisce ai Paesi membri dell'Unione Europea delle linee guida per contrastare il fenomeno dell'aumento di soggetti obesi o in sovrappeso, nella fascia di età compresa tra 0 e 18 anni, sottolineando l’importanza di attività di prevenzione adottabile all'interno delle scuole, come la possibilità di ampliare l'educazione relativa alla sfera alimentare, informando e responsabilizzando i genitori.
Ciò significa che presto si dovranno impegnare “nuove” figure professionali capaci di portare dei contributi in questa area.
Al Convegno “Nutrire la mente e il cuore, l'alimentazione come fattore di protezione dello sviluppo psico-affettivo del bambino e dell'adolescente” (Expo Milano 2015) è stato affrontato il tema della diffusione dell'educazione alimentare a scuola, tra alunni, docenti e genitori, evidenziando il ruolo istituzionale della scuola stessa, deputato alla promulgazione dell'educazione, che si estende oltre i confini didattici.
Mancano, però, le figure professionali deputate a questo e, per tale motivo, Giuseppe Ruocco, Direttore Generale per l'Igiene e la Sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della Salute, ha istituito un tavolo tecnico per individuare le principali problematicità e le possibili contromisure in tema di nutrizione e corretta alimentazione e, prime fra tutte, la formazione di professionisti capaci di “informare” i cittadini sull’importanza di una dieta sana e salutare.
Come professionisti della salute, come psicologi, come “problem solver” e “comunicatori efficaci” dobbiamo e possiamo dare importanti contributi.
I programmi di prevenzione alimentare, capaci di fornire strategie necessarie all'instaurarsi di stili di vita corretti, hanno fino ad oggi, prodotto modesti risultati.
L’impiego dello psicologo è, solo di recente, stato introdotto.
Abbiamo ancora molta strada da fare. E’ indubbio, però, che un intervento deve essere fatto.
L’alimentazione corretta in età evolutiva non è utile solo per la prevenzione di malattie future ma si ripercuote sul rendimento scolastico, grazie allo sviluppo di abilità attentive e di apprendimento degli alunni, facilitando l'impegno dell'insegnante, ottimizzando i risultati.
Questo è possibile poichè un bambino, che assume un nuovo stile di vita sano, canalizza meglio le sue energie, potenzia la motivazione e permette l'instaurarsi di percezioni competenti nella presa in carico di impegni, fatiche e fallimenti.
Le percezioni di autoefficacia, ottenute con il dimagrimento, si generalizzano e si estendano ad altri campi della vita del bambino.
Questo gli permetterà di sviluppare maggiori abilità nella gestione dell'insuccesso e dello stress, utilizzare le sue energie per ottenere successi scolastici e approvazioni di carattere sociale come nuova forma di ricerca di piacere dapprima sostituita dal cibo.
Come psicologi non possiamo trascurare questo settore che si presenta come canale di espressione e costruzione dll’identità dell’individuo e dello sviluppo del senso di efficacia e di autostima.
Autore:
Dott. Giacomo Della Cella
Partecipante al Master breve su Il comportamento alimentare: strumenti e tecniche dello Psicologo
BIBLIOGRAFIA
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